[12/04/2011] News

Tsunami glaciali

NAPOLI. I cambiamenti del clima, si prevede, faranno aumentare nei prossimi anni la temperatura ai poli, determinando una decisa accelerazione dello scioglimento dei ghiacci. Che a sua volta produrrà un incremento del distacco di iceberg, soprattutto in Groenlandia e in Antartide. Ma il distacco di queste montagne di ghiaccio che cadono in mare è accompagnata da una grande liberazione di energia: paragonabili, in alcuni casi a terremoti di magnitudo 5 o addirittura 6 (come quello che ha distrutto l'Aquila). Questa enorme quantità di energia può essere dissipata in vario modo. Compresa la formazione di onde di tsunami, che in Antartide sono alte fino all'1% dell'iceberg che si è distaccato.

Dovremo quindi attenderci nel prossimo futuro un incremento di "tsunami glaciali"? A questa domanda hanno risposto Douglas Reed MacAyeal e alcuni suoi colleghi del "Department of the Geophysical Sciences" presso la University of Chicago con un rapporto pubblicato sugli Annals of Glaciology. E la risposta è stata sì: la frequenza degli tsunami provocati dalla rovinosa caduta dei ghiacci in mare aumenterà.

L'energia dissipata è infatti proporzionale non solo al volume e, quindi, al peso dell'iceberg, ma anche e soprattutto all'altezza. L'energia aumenta, infatti, con la quarta potenza dell'altezza dell'iceberg. L'altezza media degli iceberg che si distaccano in Antartide è di circa 400 metri. Le statistiche ci dicono, infatti, che in un decennio cadono in mare circa 600 iceberg di altezza compresa tra 200 e 400 metri; oltre 700 iceberg di altezza compresa tra 400 e 600 metri e qualche decina di iceberg di altezza superiore (i maggiori arrivano a 900 metri). Il numero maggiore di grandi iceberg ha un'altezza di poco superiore ai 400 metri. Questi iceberg posso causare onde di tsunami alte fino a 4 metri. Gli iceberg più alti possono generare onde alte fino 9 o 10 metri.

Tutto questo è quello che già accade. Ma, sostengono MacAyeal e colleghi, la frequenza di questi eventi è destinata ad aumentare in futuro. Con quali conseguenze? Certo, l'Antartide è lontano da terre abitate e in Groenlandia l'altezza media degli iceberg che si formano è inferiore a quella del Polo Sud. Tuttavia si hanno notizie storiche di villaggi distrutti in Groenlandia da "tsunami glaciali". E le onde che si formano possono attraversare l'oceano quasi senza dissipare energia e scaricarsi sulle prime coste che incontrano: a rischio, dunque sono le coste settentrionali dell'Atlantico ma soprattutto le coste dell'emisfero sud, dell'America e dell'Australia.

Tra le politiche di adattamento ai cambiamenti climatici sarà opportuno, dunque, creare una rete di allerta tsunami e educare alla prevenzione del rischio le popolazioni esposte.

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