[08/04/2011] News toscana

Dal “Rapporto dal Territorio 2010” dell’Inu emerge un imperativo: fermare il consumo di suolo

LIVORNO. Nel corso del XXVII Congresso dell'Istituto nazionale di urbanistica (Inu), è stato presentato il "Rapporto dal Territorio 2010", un dossier a cadenza triennale in cui si documentano i cambiamenti dell'attività di pianificazione del territorio nel nostro Paese. Un primo dato che viene messo in evidenza nello studio è la scarsità di investimenti pubblici nel settore dell'edilizia residenziale che si registra soprattutto in Italia.

Lo Stato spende per la casa lo 0,1 per cento rispetto al totale delle prestazioni di protezione sociale, contro il 2,3 della Germania, il 2,4 della Francia, il 5,8 del Regno Unito. La media dell'Unione europea è al 2,3 per cento. Il quanto si spende è un indicatore importante, ma fondamentale è vedere poi come si spende. Cioè se si favoriscono le espansioni urbanistiche oppure ci si indirizza nelle riqualificazioni e ristrutturazioni con pesi ovviamente diversi in termini di sostenibilità.

Nel Rapporto dal Territorio vengono sottolineate, in termini giustamente negativi, le tendenze ad accentramenti come ad esempio il tentativo di attribuire compiti più estesi alla Protezione civile e la scarsa incisività del Piano casa, e contemporaneamente viene evidenziata la totale latitanza del governo sul fronte della pianificazione o programmazione nelle scelte che riguardano il settore dei trasporti e delle infrastrutture strategiche. 

A scala comunale è stata registrata una stasi sul fronte della pianificazione, con il 58 per cento dei comuni che utilizza piani urbani approvati prima del 2000. Nel quinquennio che va dal 2005 al 2010, sono stati complessivamente approvati dalle amministrazioni comunali circa 450 piani in meno rispetto al 2001 - 2005 (1505 contro 1949) e circa 300 in meno rispetto al 1996 - 2001, in cui si  sono contati 1818 piani approvati. Ne risulta che solo 1505 comuni sugli oltre 8000 hanno i vincoli operanti. Se poi aggiungiamo che per fare cassa, viste le ristrettezze economiche, si vende (o si svende) il patrimonio demaniale attraverso i meccanismi della perequazione urbanistica e dei crediti edilizi, si completa un quadro preoccupante.

Del resto alcuni segnali in tal senso erano già emersi nel "Rapporto sul consumo di suolo 2011", realizzato dall'Inu e Legambiente assieme al Politecnico di Milano. Quest'ultima ricerca condotta in particolare su quattro regioni (Lombardia, Emilia - Romagna, Sardegna e Friuli Venezia Giulia), ha evidenziato una  crescente corsa all'urbanizzazione del nostro Paese, che sta progressivamente erodendo il territorio libero da insediamenti e nello specifico quello destinato all'uso agricolo. In Emilia - Romagna in cinque anni il territorio urbanizzato è cresciuto del 8,1 per cento, in Lombardia in otto anni dell'11,3, in Friuli in venti anni si è registrata una crescita del 9 per cento del suolo urbanizzato, in Sardegna in cinque addirittura del 17,6 per cento. Se in queste regioni, in base ai dati dello studio, spariscono ogni anno 10mila ettari di territorio, si perdono risorse agricole e biodiversità fattori, tutti, che pesano anche in termini economici.  E' necessario quindi bloccare la corsa selvaggia all'incremento di capannoni e centri commerciali che proliferano nelle periferie delle aree urbane: come ha ricordato recentemente il presidente Inu Federico Oliva deve essere una priorità per le politiche territoriali del nostro Paese «contenere la metropolizzazione del territorio e il crescente consumo di suolo».

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