[06/04/2011] News

Chi è colpevole del massacro di Duékoué? L'orrore senza fine della guerra per la terra del cacao

LIVORNO. L'ex presidente della Costa d'Avorio Laurent Gbabo  sta trattando l'inevitabile resa anche perché i capi delle sue feroci milizie e i ministri del suo autonominato governo stanno disertando in massa per passare sotto le bandiere delle Forces républicaines de Côte d'Ivoire (Frci) del presidente eletto Alassane Qattara, appoggiate dagli elicotteri e dalle truppe francesi della force Licorne e dell'Onuci.

Speriamo che questo inutile massacro per il controllo del Paese del cacao abbia fine al più presto, ma intanto, mentre il conflitto si dissangua nella prolungata trattativa di un dittatore senza scampo, un eccidio rischia di gettare ulteriore ombra scura sul già incerto futuro della Costa d'Avorio. Le milizie di Gbagbo e l'esercito di Ouattara si accusano a vicenda di essere colpevoli del massacro di centinaia di civili a Duékoué, le parte occidentale del Paese.

L'agenzia stampa umanitaria dell'Onu Irin scrive oggi che secondo gli abitanti d Duékoué, l'eccidio del 30 marzo è stato «Un regolamento di conti» che è stato facilitato dalla conquista della città da parte delle forze pro-Ouattara. Il nuovo presidente nega ogni coinvolgimento delle sue truppe nel massacro di oltre 800 civili, ma i gruppi di difesa dei diritti civili, la stessa Onu che lo appoggia e diversi governi che lo hanno sostenuto, chiedono spiegazioni.

I sostenitori di Ouattara respingono ogni accusa e dicono che le violenze a Duékoué sono state commesse dai partigiani di Gbagbo. Ma alla fine Ouattara ha dovuto promettere che farà luce sulle circostanze che hanno consentito l'eccidio

Duékoué è una delle ultime città conquistate dalle Frci e secondo la Croce Rossa internazionale ed altre organizzazioni umanitarie i combattimenti hanno fatto almeno 800 vittime, la maggioranza delle quali apparterrebbe all'etnia Guéré, alleata di Gbagbo.

Degli abitanti di Duékoué contattatio dall'Irin accusano dell'eccidio i contadini stranieri )soprattutto del Burkina Faso) e di altre etnie ivoriane che vivono nei dintorni di Duékoué, in accampamenti sulle terre che coltivano da diverse decine di anni e che i Guéré tentano di scacciare da quando Gbagbo ha preso il potere.

Gbagbo aveva cercato di sfrattare e scacciare i burkinabés, i baoulé ed altri gruppi che lavorano nelle piantagioni di cacao per favorire gli ex proprietari guéré.  «Questo massacro è stato un regolamento di conti - ha detto un guéré all'Irin - Della gente è venuta ed ha ucciso i proprietari terrieri,  principalmente provenienti dalle etnie Wobé e Guéré». Secondo altre persone gli assassini sono entrati a Duékoué al seguito delle Frci ed erano armati soprattutto di fucili da caccia e machete. Un uomo ha detto all'Irin che le forze pro-Ouattara devono dare delle spiegazioni : «Non comprendiamo veramente quel che è successo. Qualcuno delle Frci deve spiegarci il perché questo massacro si è prodotto dopo il loro arrivo».

La brutale caccia all'uomo sarebbe avvenuta soprattutto nel quartiere di Carrefour, conosciuto come base dei miliziani di Gbagbo, ma le milizie dell'ex presidente sarebbero fuggite e l'eccidio avrebbe riguardato civili innocenti. Uno dei rifugiati nella missione cattolica di Duékoué spiega che «I gruppi che coltivano la terra hanno approfittato della presenza delle Frci per eliminare più abitanti locali possibile, per prendere il controllo delle loro terre». La pulizia etnica sarebbe stata completata con l'incendio di tutte le case di Carrefour e con il saccheggio di altri quartieri.

Secondo gli abitanti di Duékoué, due giorni dopo l'eccidio le nuove autorità insediate dalle Frci hanno invitato un griot, un poeta, musicista e cantastorie tradizionale, per richiamare la gente in città e per incitarla a riprendere le loro attività normali. Però il griot ha anche lanciato un avvertimento: «Tutte le persone trovate armate e che non fanno parte delle Frci saranno disarmate. Tutte le persone trovate mentre rubano saranno uccise senza eccezione».

A Duékoué vivevano circa 75.000 che sono state testimoni di alcune delle più efferate violenze perpetuate in Costa d'Avorio dopo la ribellione del 2002, quando fuggirono migliaia di persone di fronte ai combattimenti tra le truppe di Gbagbo ed una fazione armata costituita soprattutto da mercenari liberiani che alla fine si è fusa con i ribelli delle Forces Nouvelles.

Nel Paese allora diviso in due Duékoué, a 480 km a nord-ovest di Abidjan, era diventata la linea del fronte in una zona cuscinetto che separava le forze governative di Gbagbo dai ribelli. Un precario equilibrio rotto dalla decisione dei Guéré di unirsi alle milizie pro-Gbagbo. Questo ha inasprito i conflitti per la terra tra i Guéré e le comunità degli immigrati. Una situazione con la quale il nuovo governo della Costa d'Avorio diovràà fare i conti in tutta la parte occidentale del Paese, dove esiste una divisione di lunga data tra i proprietari originari delle terre e i Malinké del nord, i Baoulé del centro e i  Burkinabés immigrati dal Burkina Faso. Inoltre i braccianti immigrati lavorano nelle piantagioni appartenenti alle famiglie dell'occidente e questo provoca continue tensioni e scontri.

Nel 1997 a qualche Km da Duékoué ci fu una vera e propria battaglia tra Guéré e Baoulé, nel 1999 tra i Guéré e i Burkinabés. In un rapporto del 2009, l'ufficio per gli affari umanitari dell'Onu sottolineava che  «Gli scontri intercomunitari per il possesso della terra sono un problema di forte preoccupazione».

Duékoué e i villaggi vicini sono divisi da tempo in quartieri etnici e malgrado gli sforzi dei leader religiosi e delle Ong internazionali e della società civile, la coesistenza pacifica rimane un sogno.

Nel giugno 2005 due villaggi, Petit Duékoué et Guitrozon, a maggioranza Guéré sono stati attaccati la notte, le case sono state bruciate e uomini, donne e bambini sono stati massacrati a colpi di machete. Sarebbero stati i Dozo, cacciatori tradizionali alleati dei Malinké e alleati dei ribelli anti-Gbabo, alcuni di loro sono riapparsi in occasione del recente eccidio.

Gli accordi di pace prevedevano il disarmo delle milizie di entrambi i campi, ma le armi hanno continuato a circolare e ad uccidere.

Gli scontri tra i miliziani  Guéré e i Malinké sono ripresi dopo le elezioni e la popolazione di Duékoué  si è rifugiata in massa nella missione cattolica uno dei pochi rifugi intoccabili per i miliziani.

Il terribile massacro di Duékoué  è il sanguinario segnale di un possibile deterioramento di una situazione già tragica.  La cacciata di Gbabo probabilmente non sarà la fine della tragedia della terra del cacao.

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