[06/04/2011] News toscana

Se la tramvia viene usata per rilanciare l'idea della pista parallela...

FIRENZE. Giorni fa leggevo che la linea 2 della tramvia Peretola - Piazza dell'Unità d'Italia ha ottenuto il via libera della giunta comunale di Firenze, mentre la linea 3 Careggi - Stazione SMN può aspettare. Perché? Presto detto. A Careggi c'è l'Ospedale più grande della Toscana, il Meyer e tutte le altre cliniche pubbliche e private. E a Peretola cosa c'è? Uno dei quartieri più popolosi della periferia fiorentina (insieme a Novoli), ma non credo sia questo a smuovere le intenzioni del sindaco. C'è l'aeroporto di Peretola! Evidentemente l'aeroporto viene prima di decine di migliaia di cittadini che dalla Toscana, e non solo, tutte le settimane vanno e vengono agli ospedali di Careggi sulla vecchia viabilità che non ce la fa più da anni, intasando e inquinando con migliaia di auto tutta la zona, parcheggi compresi.

Così la tramvia è usata per rilanciare l'idea della pista parallela. Un modo per far pressione sui dubbi e le incertezze della Regione a spese del miglior funzionamento del sevizio sanitario che comprende anche il modo per accedervi. Peretola viene prima degli ospedali, invece che pensare a quello di Pisa come scalo regionale facilmente raggiungibile per ferrovia.

Mah! Che poi questi ragionamenti mi fanno venire in mente altre cose. Come mai Careggi è diventato sempre più un mastodonte sanitario concentrato in una area strettissima?

A suo tempo, negli anni ‘80 del secolo scorso, dopo un breve periodo di interessanti processi di decentramento sanitario, a partire dalla prevenzione fino alle strutture specialistiche, mentre l'industria si avviava ad abbandonare le concentrazioni dei grandi impianti verso il decentramento e la flessibilità, la sanità pubblica prese la strada opposta: quella della concentrazione degli impianti, mega strutture, queste sì, davvero poco flessibili e ingombranti. Razionalità e problemi di costi delle strutture decentrate, si disse. Troppo piccole per affrontare economie di scala. E così il mercato entrò anche nella sanità pubblica. Bene la chiusura di piccoli ospedali che duplicavano alla meno peggio le prestazioni, se a questo avesse corrisposto un maggiore decentramento e potenziamento della prevenzione primaria sul territorio. In modo tale  da arrivare all'ospedale solo quando indispensabile, non per le visite di routine. Questo era anche il senso, mi pare, delle società della salute. Ma così non è andata.

Già, e i costi in termini di salute di un traffico tutto concentrato su alcune direttrici, di sprechi energetici (denaro, tempo) per un sistema di trasporto privato e pubblico assurdo, chi li mette nel conto?

Ed ecco ora scoppiare la vicenda Ataf e l'idea del sindaco di spezzettarla e venderla ai privati (40% vuol dire controllo totale dell'azienda) con il rischio molto concreto di tagli sui lavoratori e sul servizio ai cittadini. I lavoratori protestano non solo per il merito ma anche per il metodo spiccio e autoritario. Giusta l'osservazione di un Rsu dell'Ataf: non si fa che dire che servono aziende di servizi più grandi (anche qui per fare economie di scala) e poi invece che riunificare Ataf, Gest, Li.nea e Firenze Parcheggi, si spezzetta l'Ataf creando davvero problemi di capacità di rispondere alla domanda.

Che dire? Da anni è tutto così: "decisionismo" e prevalere dell'interesse privato su quello pubblico. Come la concentrazione di mega centri commerciali in aree prima devastate dall'abbandono, dalla speculazione e da follie industrialiste e poi dichiarate dismesse o (con un certo senso di ribrezzo) degradate. Quindi "salvate" col pieno di metri cubi, che il vuoto fa orrore. Si è favorita la speculazione fondiaria e immobiliare che ha svuotato il centro storico (o la cerchia dell'ottocento) delle attività industriali e artigianali (Officine Galileo docet), degli abitanti e dei servizi fondamentali. L'università che lascia il centro storico, altra bella pensata.

Ma il sindaco dirà: io non ne ho colpa! Certo che no, in quegli anni era un bebè. Però il Piano Strutturale di Firenze non pare in grado di affrontare questioni così rilevanti, di riordino delle funzioni, di riuso e risparmio dall'energia al territorio al costruito invertendo la tendenza (che la somma zero enunciata non è tale). Questioni che richiederebbero uno sforzo collettivo di cittadini consapevoli e non solo il parere di "esperti" e di un po' di addetti ai lavori, magari armati delle migliori intenzioni, ma disarmati in quanto a poteri reali. E tempo, ma lui non né ha, vuole farsi rieleggere.

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