[05/04/2011] News

La scuola del futuro insegnerą anche a discernere l'informazione online?

LIVORNO. «La scuola dovrebbe insegnare, oltre che grammatica e calcolo, anche una tecnica di filtraggio (dell'informazione online, ndr), ma una tecnica del filtraggio non esiste, non si può insegnarla. Gli insegnanti non possono trasmetterla neppure artigianalmente, trovandosi essi stessi a essere neofiti, come gli allievi, spesso più degli allievi che, cresciuti entro questa tecnologia, possono almeno avere una specie di "pollice verde" della navigazione veloce».

E' l'allarme lanciato ieri da Umberto Eco (e pubblicato oggi su Repubblica) nel corso della presentazione della sua Encyclomedia, progetto realizzato con Laterza che ha attraversato la rivoluzione digitale adattandosi ad essa e provando, in qualche modo, anche ad organizzarla.

Il problema di educare all'informazione online è stato affrontato molte volte da greenreport e non possiamo non sottolineare Umberto Eco quando ricorda che il rischio che si nasconde nei miliardi di file nascosti nella rete è proprio « l´incapacità di filtrare le informazioni, e la voracità con cui (la rete) ci mette a disposizione siti attendibili e siti "folli", senza poterci informare di quali dovremmo fidarci e di quali no».

Crediamo sinceramente che sia solo questione di tempo e che l'evoluzione naturale della digitalizzazione del nostro sapere presto introdurrà nel curriculum formativo tradizionale quello che Eco definisce appunto ‘educazione al filtraggio'. Qualche dubbio in più lo abbiamo su chi dovrà educare gli educatori e dunque accogliamo solo come una provocazione l'altra battuta di Eco in tal senso («dovrebbero esserci almeno delle stellette a distinguere fra ciò che si ritiene vero e cioè che si ritiene falso. Le stellette su internet non ci sono») . Intanto perché le stellette in realtà ci sono anche oggi, ma sono i risultati di quei potenti e complicatissimi algoritmi che regolano il funzionamento dei motori di ricerca e che assegnano ‘stellette' in base a criteri che con la qualità dell'informazione in realtà hanno ben poco a che fare, tanto che Google sembra lavorare incessantemente su questo suo punto debole, e nelle scorse settimane ha lanciato negli Stati Uniti un nuovo algoritmo per combattere lo spam engine e premiare i contenuti di qualità con l'obiettivo di «combattere contro il fenomeno delle fabbriche di contenuti, sorte più o meno ovunque negli ultimi cinque anni, che copiano in modo automatico (es. aggregatori) o pubblicano informazioni di scarsa qualità al solo fine di ottenere un posizionamento sulle prime pagine dei risultati di ricerca».

Strettamente legato c'è un altro aspetto che riguarda più da vicino la divulgazione scientifica. Se è vero che gli scienziati e i ricercatori è bene che occupino il loro tempo e le loro ricerche per quello per cui vengono pagati (in Italia sempre di meno), è però vero che la scienza sconta la difficoltà di relazionarsi con la massa: lo sforzo divulgatore cioè si ferma alla pubblicazione scientifica e difficilmente viene permeata anche al grande pubblico. Ciò produce talvolta risultati devastanti, con false informazioni scientifiche che con abili strategie mediatiche guidate da interessi particolari, vengono fatte passare per vere e veicolate nei canali di diffusione di massa.

A questo proposito vale la pena segnalare due interessanti iniziative: il convegno sul tema che si svolgerà giovedì 7 aprile alla facoltà di Ingegneria dell'Università di Pisa, che seguiremo direttamente, e il tentativo intrapreso da alcuni anni da un gruppo di scienziati e ricercatori che ha varato www.scienzainrete.it con l'obiettivo di diffondere l'informazione scientifica in rete, senza scopi di lucro. Opera lodevole senza dubbio, che consultiamo spesso, ma a riprova della necessità di filtri per discernere (o quanto meno per leggere fra le righe e non solo i titoli) ci siamo permessi di verificare chi finanzia questo progetto: Scienzainrete.it dichiara in modo trasparente che i main sponsor sono il gruppo Intesa San Paolo e il gruppo Pfizer (e siccome non esistono pasti gratis e ogni punto di vista è una vista da un punto, è naturale per esempio che nell'archivio del sito non vi siano articoli favorevoli all'omeopatia).

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