[05/04/2011] News

Costa d'Avorio. Precipita la Guerra del cacao. L'Onu (e i francesi) bombarda le foze ribelli di Gbabo

LIVORNO. Queste sono probabilmente le ultime ore del regime e del golpe dell'ex presidente della Costa d'Avorio Laurent Gbagbo e speriamo di quella che è una guerra per il cacao. Il segnale è venuto dai mercati, con un calo improvviso del prezzo del cacao, sceso dal record dei 3.669 dollari a tonnellata a 3.100 dollari/t, molto vicino ai 2.900 dollari raggiunti il 28 novembre, il giorno della vittoria elettorale di Alassane Ouattara che si pensava mettesse fine all'instabilità.

Ma il cacao ivoriano arriverà più tranquillamente sulle nostre grazie al capo della ex potenza coloniale (e neocoloniale) Nicolas Sarkozy, che ha autorizzato i 1.500 uomini delle forze francesi presenti ad Abidjan a partecipare alle operazioni della Mission des Nations Unies en Côte d'Ivoire (Onuci) per neutralizzare le armi pesanti dei ribelli di Gbagbo che sparavano contro la popolazione e il personale Onu.

I francesi sono intervenuti dopo che il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha chiesto a Sarkozy il sostegno delle forces françaises de l'opération Licorne, che avevano già occupato l'aeroporto di Abidjanjan.

Infatti, ieri ad Abidjan si è vista una scena inusuale e che probabilmente ha segnato la fine di Gbabo: gli elicotteri dell'Onu e dell'operazione francese Licorne hanno attaccato la sede della Rti, la radiotelevisione ivoriana, la residenza dell'ex presidente ed i campi militari dei suoi miliziani e del pezzo dell'esercito che lo appoggia.

Il segnale della Rti è scomparso proprio mentre la popolazione terrorizzata e barricata nelle case aspettava il telegiornale per capire cosa stava succedendo. L'oscuramento della Tv in mano a Gbabo è stato il segno della sua inevitabile disfatta.
Quello che però fa impressione a livello internazionale è il tipo di intervento dell'Onu che, abbandonato qualsiasi tipo di "neutralità" ha inviato i suoi elicotteri sulla residenza di Gbabo per bombardarla a bassa quota, facendo numerose vittime tra i suoi sostenitori che facevano da scudi umani.

Elicotteri dell'Onuci e del Licorne hanno anche aperto il fuoco sui campi militari di Agban, nel centro di Abidjan, sulla gendarmerie di Yopougon Toit Rouge e sulla base navale di Locodjoro. Secondo testimoni, due elicotteri dell'Onu avrebbero anche distrutto il campo militare di Akouédo, il più importante di Abidjan. Il portavoce del dipartimento delle operazioni di mantenimento della pace dell'Onu, Nick Birnback, ha confermato che «L'Onuci ha avviato un'operazione militare per impedire l'utilizzo di armi pesanti nel campo di Akouédo ad Abidjan, controllato dalle forze leali a Gbagbo, intorno alle 17,00 ora locale di lunedi».

Questa volte le Nazioni Unite hanno deciso di mettere fine con la forza ad un bagno di sangue nato dalla non accettazione di una competizione elettorale e che aveva portato alla costituzione in Costa d'Avorio di due governi: quello legale di Ouattara e quello autonominato di Gbagbo, che aveva scatenato i suoi feroci sostenitori contro io vinciotori delle elezioni.

Le Forces républicaines de Côte d'Ivoire (pro-Ouattara) hanno riconquistato praticamente tutto il Paese ma l'offensiva da qualche giorno era impantanata ad Abidjan, la capitale economica del Paese ed ultimo bastione di Gbagbo.


Oggi è prevista una riunione del Consiglio di sicurezza dell'Onu sulla situazione in Costa d'Avorio, ma Sarkozy si è già portato avanti col lavoro.

Il colombiano Nestor Osorio, presidente di turno del Consiglio di sicurezza, ha detto: «Assistiamo ad una vera guerra civile. La missione Onu ha subito degli attacchi e i membri di questa forza di mantenimento della pace hanno subito più che degli attacchi» e il vice segretario Onu per le operazioni di mantenimento della pace, Alain Le Roy, oggi informerà il consiglio sul precipitare degli avvenimenti ad Abidjan e sul coinvolgimento diretto delle forze Onuci. Ma la guerra del cacao interessa non solo i francesi: ieri a Washington il presidente Usa Barack Obama si è incontrato con il presidente del Gabon Ali Bongo Ondimba (non proprio uno stincoi di santo ed un esempio di democratico, accusato di aver truccato le ultime elezioni) per discutere della crisi ivoriana.

I due presidenti hanno concordato sulla «Necessità di mettere fine alla crisi il più presto possibile». Obama ha confermato che Gbagbo deve rispettare il voto popolare e lasciare il potere.
La commissaria Ue alla cooperazione internazionale, aiuto umanitario e crisi, Kristalina Georgieva, si è detta preoccupata per «La caccia all'uomo e il massacro etnico avvenuto in Costa d'avorio. Ad Abidjan in Costa d'Avorio, la violenza si allarga con un numero crescente di vittime ed un milione di persone fuggite dalle loro case per cercare sicurezza. Questo conflitto ha un impatto sui Paesi vicini, in particolare la Liberia. Più di 120.000 rifugiati affluiscono in regioni povere dove i loro ospiti sono già sull'orlo di una crisi umanitaria».

La Georgieva ha evocato una vera e propri crisi umanitaria «Se questa scalate di violenza non verrà contrastata da un'azione decisiva e responsabile» ed ha chiesto a Ouatarra di «Proteggere i civili, di permettere ai lavoratori umanitari di aiutare a prevenire il precipitare della Costa d'Avorio in una guerra civile. Le organizzazioni umanitarie che sono in Costa d'Avorio per aiutare la gente che ne ha bisogno devono essere autorizzate a proseguire il loro lavoro in maniera imparziale e neutrale». Forse è troppo tardi, l'attacco finale è iniziato e non ci sarà pietà per i vinti.

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