[31/03/2011] News

Greenpeace: «L'Epr č un bidone, anche i francesi ci ripensano»

Ispra: tracce di iodio-131 in Italia, nessun rischio per la salute

LIVORNO Il gruppo di esperti in contaminazione radioattiva di Greenpeace ha concluso la prima missione di ricerca a Fukushima, dopo avere riscontrato livelli radiazione tali «Da richiedere l'evacuazione di diverse località, compresa la cittadina di Iitate, 40 chilometri a nord-ovest dalla centrale nucleare di Fukushima/Daiichi e 20 chilometri oltre la zona di evacuazione ufficiale». Greenpeace annuncia l'aumento delle attività di monitoraggio e chiede al governo giapponese di «Mettere in sicurezza la popolazione locale, ampliando la zona ufficiale di evacuazione». La seconda parte del lavoro di monitoraggio vedrà il Team di  Greenpeace impegnato fino a metà aprile «In una valutazione più dettagliata sui rischi per la popolazione che vive fuori dalla zona di evacuazione. Verranno presi ulteriori campioni e analizzati latte e verdure.

Jan van de Putte, l'esperto in sicurezza da radiazioni che guida il team di Greenpeace in Giappone ha spiegato  in una conferenza stampa a Tokyo: «Mentre le nostre prime misurazioni confermano i dati delle autorità giapponesi, le stesse autorità non riescono a proteggere adeguatamente la popolazione e non forniscono sufficienti informazioni. È nostro obbligo morale comunicare adesso i nostri risultati. La maggior parte delle persone vive ancora in aree contaminate come Iitate, dove bastano pochi giorni per essere esposti alla dose massima di radiazione consentita in un anno. Il Governo deve agire immediatamente per evacuare le zone più contaminate, a cominciare  dai bambini e dalle donne in stato di gravidanza. Questa settimana torneremo nella zona di Fukushima per continuare a testimoniare la reale situazione e per fornire alla popolazione  un'analisi indipendente sugli impatti dell'incidente nucleare».

Hisayo Takada, responsabile della campagna clima di Greenpeace Giappone, ha accolto con favore l'annuncio dato dal Capo di gabinetto giapponese, Yukio Edano, che il Giappone sarebbe intenzionato a investire in fonti di energia rinnovabile nel quadro del piano di ricostruzione: «Siamo felici che il governo intenda investire in un futuro di energie pulite. Tuttavia, se il Giappone vuole seriamente evitare un'altra crisi come quella di Fukushima, il Governo deve immediatamente bloccare i progetti di costruzione di nove nuove centrali entro il 2020 e concentrare gli investimenti sul risparmio energetico e sull'utilizzo di fonti di energia sicure e rinnovabili come il fotovoltaico».

Intanto gli ambientalisti rilanciano la notizia che l'Autorité de sûreté nucléaire (Asn) della Francia potrebbe decidere di fermare la costruzione del prototipo dell' European pressurized reactor, L'Epr, cioè la centrale nucleare che piace tanto a Berlusconi all'Enel, che ne vorrebbero costruire 4 in Italia.

Il presidente dell'Asn, Andre-Claude Lacoste, ha detto ieri durante un'audizione in una commissione parlamentare francese che «Nei prossimi mesi l'Agenzia si porrà certamente la questione di una moratoria sul nucleare, in particolare riguardo la costruzione dell'Epr di Flamanville».

Secondo Greenpeace «L'Asn con questa dichiarazione, sembra recepire il monito di Jacques Foos, ex professore al Conservatoire national des arts et métiers (Cnam) che ha denunciato come l'Epr di Flamanville, e altre due centrali già operative sulla costa del Canale della Manica, sono soggette allo stesso rischio alluvione della centrale di Fukushima, con il possibile blocco del sistema di raffreddamento».

Alessandro Giannì, direttore delle campagne di Greenpeace Italia, sottolinea che «Oramai nemmeno i francesi credono più alla bufala dell'Epr.  È un bidone, un prototipo che fino a oggi non ha prodotto energia nemmeno per accendere una lampadina ed è assurdo che l'Italia ne voglia comprare ben quattro! Il cantiere di Flamanville è aperto dal 2007 e la centrale, secondo Edf, dovrebbe entrare in produzione nel 2014. Tuttavia, non esiste ancora un progetto completo accettato dall'Asn e i ritardi hanno causato un aumento dei costi da 4 a almeno 7 miliardi di euro. In particolare, negli Usa e in Europa nessuna agenzia di sicurezza ha ancora approvato il sistema di automazione d'emergenza, quello che deve intervenire in caso di incidente o guasto. Ci avevano raccontato che il nucleare di terza generazione era sicuro. Oggi, non ci crede più nemmeno chi lo ha progettato. Meglio incentivare da subito le rinnovabili e scartare l'opzione nucleare»-

Intanto in Italia l'Ispra e il sistema delle Agenzie regionali e delle province autonome per la protezione dell'ambiente stanno effettuando il monitoraggio su un'eventuale presenza di radioattività nell'aria riconducibile all'incidente nella centrale di Fukushima. L'Ispra spiega che «Vengono effettuate misure giornaliere con particolare riguardo alla presenza degli isotopi Iodio 131 e Cesio 137. È stato anche richiesto di effettuare misure di deposizione al suolo con cadenza settimanale. I risultati delle misure di concentrazione in aria effettuati tra il 23 e il 30 marzo hanno evidenziato in alcuni campioni la presenza di piccole tracce di Iodio 131. Inoltre, alcune Agenzie Regionali  per la Protezione dell'Ambiente hanno rilevato la presenza di tracce di Iodio 131 nella deposizione al suolo. Le suddette concentrazioni risultano analoghe a quelle rilevate in altri paesi Europei. Tali valori non hanno alcuna rilevanza dal punto di vista radiologico e sono tali da non costituire alcun rischio di tipo sanitario. Si conferma che, sino ad oggi, la rete automatica di monitoraggio dell'intensità di dose gamma in aria dell'Ispra non ha rilevato valori anomali rispetto alle normali fluttuazioni del fondo ambientale locale».

 

Per maggiori informazioni sulla situazione in Italia:

http://www.isprambiente.gov.it/site/it- IT/Archivio/Documenti_Home_Page/Documenti/emergenzanuclearegiappone.htmli

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