[25/03/2011] News

Cede anche la diga francese... Sarkozy: «Chiuderemo le centrali nucleari che non passano gli stress test»

E ci ripensano anche i polacchi

LIVORNO. Pochi minuti fa, al termine di un summit europeo a Bruxelles, il presidente francese Nicolas Sarkozy ha promesso di chiudere le centrali nucleari che non supereranno gli stress test che l'Unione europea ha deciso di effettuare dopo la catastrofe nucleare giapponese.
«Se i test saranno inconcludenti, ne trarremo le conseguenze - ha detto Sarkozy ai giornalisti - In questi casi ci sarebbe una sola conseguenza possibile: la chiusura. Se una centrale non passa lo stess test, sarà chiusa».

Sarkozy, mentre sta beccando colpi elettorali da tutte le parti, ha avuto una "pausa di riflessione" molto più veloce del nostro governo, al quale ha già piazzato i problematici e costosi reattori Epr e sa che tra gli impianti più vulnerabili dei 140 reattori attualmente operativi in 14 Paesi dell'Ue ci potrebbero essere anche quelli più anziani del "supersicuro" nucleare francese.

Ieri il primo ministro francese François Fillion ha incaricato l'Autorité de sûreté nucléaire (Asn) di testare entro la fine del 2011 la sicurezza di tutte le centrali nucleari francesi, secondo 5 criteri: resistenza alle inondazioni, ai terremoti, ai black-out elettrici, ai guasti al sistema di raffreddamento ed alle situazioni di crisi. Secondo Fillion «La Francia in cui il 79% dell'elettricità proviene dalla centrali nucleari, deve trarre delle lezioni dai problemi che ha incontrato la centrale nucleare giapponese di Fukushima 1».

Il 17 marzo su France 2 Fillon aveva fatto un'altra dichiarazione che taglierebbe le gambe all'attivismo di Areva in molti Paesi in via di sviluppo: gli avvenimenti giapponesi dovrebbero portare a formulare «Esigenze più severe per l'esportazione delle tecnologie nucleari all'estero. Ormai, potremo esportare delle centrali nucleari solo in Paesi che raggiungono un livello di sviluppo e un livello di gestione della tecnologia e della capacità di far fronte a degli eventi come quelli ai quali abbiamo assisto».

In molti sono venuti in mente i recenti tour da piazzista nucleare di Sarkozy ed Areva tra i dittatori nordafricani e medioarientali... Ma chissà se anche l'Italia dei terremoti, del dissesto idrogeologico e delle mazzette rientrerebbe tra i Paesi considerati ad alto livello di gestione?

Il tabù della grandeur atomica, che impediva a qualsiasi governo francese di mettere in discussione la vacca sacra del nucleare francese sembra andato in frantumi a Fukushima. Crepe si cominciano a vedere anche in un Paese che sembrava entusiasticamente nucleare: la Polonia. Secondo un sondaggio Pbs Dga, il 32% dei polacchi s i oppongono alla costruzione di centrali nucleari nel loro Paese; il 28% dice che è necessario rivedere le norme di sicurezza di tutte le centrali nucleari che si vorrebbero costruire in Polonia; il 30% pensa che la Polonia debba andare avanti con l'attuale programma di sviluppo del nucleare; il 10% non risponde o non ha opinione sul nucleare.

Il Partito dell'Alleanza di sinistra democratica (Sld) pensa di chiedere un referendum contro la costruzione della prima centrale nucleare in Polonia e il primo ministro di centro-destra polacco, Donald Tusk, ha detto che «La costruzione di una centrale nucleare deve ottenere il consenso pubblico».

Invece Hanna Trojanowska, della commissione governativa per l'energia nucleare, aveva ribadito solo pochi giorni fa che «La Polonia è determinata a mettere in opera il suo programma di sviluppo dell'energia nucleare malgrado la recente crisi in Giappone».

Il governo di Varsavia sosteneva che la prima centrale nucleare polacca potesse addirittura entrare in funzione entro il 2020, ma lo tsunami di Fukushima potrebbe aver fatto annegare anche il rinascimento nucleare polacco e fatto emergere un'inedita opposizione no-nuke.

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