[23/03/2011] News

Nucleare italiano: la moratoria di un Rinascimento già morto

LIVORNO. Qualcuno potrebbe con ragione dire che l'incidente alla centrale di Fukushima ha rovesciato il vaso di Pandora che tratteneva a stento tutte le bugie dette negli anni dai pro nuclearisti. Ma la realtà è un'altra: nulla di quello che è, in termini di analisi, emerso dal disastro apre alcun nuovo scenario o fa emergere chissà che verità. Il nucleare non è intrinsecamente sicuro; è molto costoso; incompatibile con aree sismiche; ha tempi di realizzazione lunghi e incerti; non risolve alcuno dei problemi ambientali compreso il cambiamento climatico; in caso di incidente mediamente grave è già in grado di creare danni non controllabili. Per tutte queste cose il rinascimento nucleare italiano era già morto prima che lo si facesse un pilastro dell'azione dell'attuale governo e con l'incidente di Fukushima è solo arrivata, nel modo peggiore, la prova provata di quello che già si sapeva. Per chi il nucleare ce lo ha già, il discorso ha anche altre sfumature, ma a noi in questo momento interessa parlare del nostro Paese. Che per fortuna il nucleare non lo ha più, se non la zavorra del decommissioning, aspetto che persino il ministro Tremonti è riuscito a cogliere almeno dal punto di vista economico.

Oggi poi dall'insospettabile Sole24Ore arriva la conferma delle ovvietà suddette, visto che a dirle è Guido Gentili in prima pagina e senza giri di parole: «Il governo Berlusconi aveva provato di nuovo a giocare la carta del nucleare. Nulla che fosse a portata di mano, visto che per costruire le centrali occorrono molti anni (e molti soldi pubblici). E niente di più difficile nel paese dove il contenzioso istituzionale (pensiamo all'opposizione di molte regioni e comuni) finisce un giorno sì e uno no di fronte alla Corte costituzionale. Il destino ha però voluto che il disastro giapponese, sul quale poi è planata la crisi libica, accrescendo le incognite proprio sul terreno dell'energia ed evidenziando una confusa reattività del governo, si manifestasse proprio nei giorni in cui la legge sulle centrali nucleari era in discussione in Parlamento. E gli eventi internazionali sono giunti appena dopo le contestate modifiche alle incentivazioni per il fotovoltaico, che hanno cambiato in corso d'opera le regole. Colpendo quelle energie rinnovabili su cui ancora ieri si è appuntata l'attenzione del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano».

«Risultato - aggiunge Gentili - . Un po' per l'ondata emozionale, un po' per l'avvitarsi di polemiche strumentali (stiamo parlando della costruzione di centrali infinitamente più sicure di quella di Fukushima), un po' perché in Italia l'arte del rinvio è praticata con successo da secoli (chi non ricorda Quinto Fabio Massimo il «temporeggiatore»?), ecco la «moratoria». Che significa prendere tempo, guadagnare un anno e magari scavallare un referendum promosso dal comitato per il «no» al nucleare che si annuncia più che insidioso. Affermando, nel frattempo, che il piano resta ma che a decidere saranno poi le regioni, visto che anche quelle governate dal centrodestra (il Veneto, ad esempio) si sono prontamente schierate per il «no».

«Una pausa di riflessione può starci - prosegue - , perché decidere il futuro sull'onda di un'emozione non appare la soluzione più logica ed opportuna. Quello da evitare con il massimo della cura e del rigore è la soluzione pasticciata, un sì che si traveste in un nì, il "tutto va avanti come prima" che diventa col passare dei giorni un sì condizionato e da qui scolora, di fatto, in un "ne riparleremo" tra un anno».

Poi la stoccata: «Il problema vero è che sui temi fondamentali dell'energia in Italia i governi (di ogni colore) hanno sempre deciso di non scegliere e l'assenza pluriennale di un piano energetico degno di questo nome lo testimonia senza ombra di smentita. Si è lasciato fare, e non per eccesso di liberalità e per contrasto antidirigista, nell'ipotesi che il sistema, per così dire, si sistemasse da solo. Evitando le scelte impopolari e occhieggiando di volta in volta a tutte le soluzioni».

La moratoria, dunque, approvata pochi minuti fa, è in astratto una buona notizia. Sempre in astratto è giusto non prendere mai le decisioni sull'onda dell'emotività, ma puntare a far spegnere l'emozione per poter fare quello che si vuole sarebbe altrettanto sbagliato  e soprattutto vergognoso. Questo però è il timore che viene pensando appunto alla volontà del governo di prendersi questo anno sabbatico, che poi è esattamente il tempo che serve per fare gli stress test decisi dall'Ue sulle centrali esistenti. Certezza, invece che dubbio, è che con questa decisione si voglia solo cercare di anestetizzare il referendum - al quale sia chiaro bisogna aderire in massa per raggiungere assolutamente il quorum - che causerebbe una crisi di governo in grado di mettere a rischio i piani di Berlusconi sul legittimo impedimento. Perché questo è il nodo, ancora una volta bisognerà che questo Paese si decida qual è l'interesse generale, se appunto una questione dirimente come il piano energetico - che dovrebbe prevedere anche un piano di riduzione dei consumi come chiesto a gran voce persino da Confindustria - oppure le solite beghe giudiziarie del premier. 

Per Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente «Si è scelto di traccheggiare un anno per non perdere le elezioni amministrative e boicottare il referendum antinuclearista, ma siamo convinti che gli elettori non si faranno prendere in giro. Non c'è bisogno di nessuna pausa di riflessione sul nucleare perché i suoi danni e la sua pericolosità sono purtroppo sotto gli occhi di tutti. Quello di cui c'è bisogno invece è un No incondizionato, basato sul coraggio di investire sull'efficienza e sulle rinnovabili, ma anche sulla lungimiranza di pensare al futuro del Paese. Due attributi che evidentemente non appartengono a questo Governo.  Invitiamo quindi i cittadini a non cadere nell'inganno di questa moratoria e partecipare al referendum, votando SI per fermare il Nucleare». Ecco, per evitare inciuci e furberie, andiamo a votare, in massa.

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