[21/03/2011] News

Scoppia il mondo arabo... e in Italia va in scena il teatrino della non-guerra con farsa leghista

LIVORNO. Mentre la coalizione occidentale (della quale facciamo parte non troppo volenterosamente, ma con addirittura l'intento di assumerne il comando attraverso la Nato), martella le installazioni militari e la casa-bunker di Gheddafi, mentre si parla della morte di un figlio del dittatore e a Lampedusa arrivano i primi falsi libici, mentre il nostro Paese manda gli aerei a non sparare in una guerra che non ci sarebbe ma che fa vittime a decine e sul campo riattizza gli scontri tribali... Mentre gli occidentali tutelano (in ritardo e dopo ignobili complicità e affari con Gheddafi) dal cielo la vita dei ribelli, ci si dimentica di quello che sta accadendo in altri Paesi arabi, specchio e innesco della cosiddetta rivoluzione libica.

Nello Yemen l'eterno presidente filo-occidentale Saleh, dopo aver massacrato nelle piazze la sua gente come e più di Gheddaffi, si è trincerato dietro i suoi carri armati fedeli nel suo palazzo di Sana'a e, proprio come in Libia, alcuni pezzi dell'esercito e le tribù passano con la ribellione e il governatore di Aden, l'ex capitale del marxista Yemen del Sud, praticamente dichiara la secessione, come i libici di Bengasi e Misurata. Intanto, ad anni di distanza delle proteste represse nel sangue dalla dittatura baathista, in Siria migliaia di persone sono scese nuovamente in piazza a Deraa e le forze armate della dinastia degli Assad stanno circondando la città.

Nel Baherein gli aerei e i tank che sono intervenuti dall'estero non sono quelli dei liberatori, ma quelli corsi in aiuto del monarca assoluto sunnita di un'altra regno sunnita, l'integralista Arabia Saudita waabita, che pure appoggia l'intervento occidentale per liberare i ribelli libici che vogliono le stesse cose degli yemieniti e degli sciiti del Bahrein.

Di fronte a tutto questo, mentre il mondo cambia e brucia sull'altra sponda del Mediterraneo, dobbiamo guardare al solito triste teatrino della politica a cui fanno da truppe di comporto i giornalisti di destra "embedded" stavolta nell'esercito degli scettici e dei contrari, capitanati da una Lega Nord imbarazzante non per la sua contrarietà alla guerra ma per le scuse triviali e xenofobe con la quale sostiene la sua politica.

Sentire oggi in televisione il direttore del Giornale Sallusti utilizzare praticamente le stesse parole dette dai pacifisti per opporsi alla guerra in Iraq e dire che se la gente è contraria alla guerra non bisogna farla ci porterebbe a sfogliare le collezioni del suo giornale per vedere i milioni di insulti scritti allora contro la sinistra imbelle e cretina che non capiva che sono il petrolio e la guerra che muovono il mondo, verrebbe da rivedere gli sberticciamenti contro i "catto-comunisti", il livore contro i milioni di italiani che scesero in piazza contro l'invasione dell'Iraq, di chi oggi si appella alla risoluzione dell'Onu che non prevede la guerra.

Gente che ha sempre utilizzato le altre risoluzioni per farla, la guerra, come la sta facendo nel "liberato" Afghanistan, o per mai rispettarle come nel caso del conflitto isreelo-palestinese che è la madre di tutte le guerre mediorientali.

A sentir parlare i ministri leghisti tornano in mente le accuse di tradimento e irresponsabilità rivolte da chi oggi governa ai deputati pacifisti della sinistra che non accettarono gli interventi militari in Kossovo-Serbia e in Iraq e Afghanistan, o quello ancor più disastroso che ha sanzionato la disintegrazione della Somalia.

In questo Paese di sabbie mobili dove tutto è stabilmente cedevole, lo slittamento della politica e delle coscienze ci fa sembrare normale che un Partito secessionista guardi al mondo con il retropensiero di cosa potrebbe accadere ad una improbabile (?!) Padania indipendente, sembra normale che un partito dichiaratamente anti-musulmano si affidi alla ferocia delle polizie di dittatori musulmani per impedire agli immigrati di sbarcare in Sicilia, sembra normale che un partito federalista si schieri di fatto con chi, ieri Milosevic ed oggi Gheddafi, i sauditi e il padrone dello Yemen, vuole impedire democrazia, indipendenza, autonomia e federalismo dei popoli.

E che dire di Ferrara e Sgarbi che ieri sventolavano le bandiere americane ed israeliane per chiedere di intervenire per imporre la democrazia agli arabi infedeli e riluttanti e per sostenere l'attacco isrealiano al lager palestinese di Gaza ed oggi dicono, insieme a "Libero", che attaccare un dittatore è "Una guerra da matti"? Che dire di chi dichiara senza vergogna che Berlusconi aveva capito tutto, che Gheddafi avrebbe vinto contro gli insorti senza intervento aereo e che l'Italia avrebbe fatto bene a confermare la politica del baciamano e ad opporsi all'inrvento per tenersi il petrolio e il gas che vogliono "fregarci" francesi e inglesi?

Che strano paese è questo dove si può tranquillamente svestire l'uniforme a stelle e strisce che si indossava fino a pochi giorni prima per ammantarsi di un pensoso pacifismo che si era definito, nel migliore dei casi, "imbecille" in tutte le crisi precedentemente affrontate con il casco dei marines calato sulla testa?

Ma soprattutto che strano mondo è questo dove la vita e le speranze dei ribelli libici valgono più di quelle dei ragazzi dello Yenen e del Bahrein che vengono falciati nelle piazze da aerei e mitragliatrici made in West, chiedendo la stessa libertà?

Torna all'archivio