[21/03/2011] News

Il nuovo piano di... emergenza nucleare del Belgio

Greenpeace: «Incompleto e non appropriato in caso di catastrofe»

LIVORNO. In Belgio non poteva scegliere momento peggiore per presentare il suo "plan d'urgence nucléaire", oltre alla catastrofe giapponese, infatti, il 18 marzo si è verificato un incidente di livello 2 della International nuclear event scale (Ines) nella centrale nucleare di Doel. Secondo la Electrabel, la filiale di Gdf Suez che gestisce la centrale, «é stato in particolare constatato un problema al livello di una pompa ad acqua dell'unità 4 della centrale. La panne è stata riparata è non ha avuto alcuna conseguenza sulla salute dei collaboratori della centrale e degli abitanti dei dintorni. D'altronde, l'incidente non ha avuto delle ripercussioni nemmeno sul buon funzionamento delle installazioni, disponendo l'unità 4 della centrale di diverse pompe di emergenza in caso di bisogno. Un controllo ha evidenziato che una di queste pompe aveva un flusso insufficiente in certe circostanze. Le necessarie correzioni sono state immediatamente effettuate».

La centrale nucleare di Doel occupa un'area di 80 ettari e funziona con 4 reattori ad acqua pressurizzata (Pwr) : il reattori 1 e 2, entrambi da 433 MW, sono entrati in servizio nel 1975, il reattore 3 (1006 MW) nel 1982 e il reattore 4 (1039 MW) nel 1985 e tutti insieme producono intorno ai 21 miliardi di KWh all'anno, un po' meno del 30% della produzione di elettricità del Belgio.

L'altra centrale nucleare belga è quella di Tihange, che occupa 75 ettari e funziona con 3 reattori O Pwr entrati in servizio rispettivamente nel 1975 (Tihange 1), 1983 (Tihange 2) e 1985 (Tihange 3). Tihange 1 (962 MW) appartiene per metà ad Electrabel e per l'altra metà a Electricité de France; Tihange 2 (1008 MW ) e Tihange 3  (1054 MW ) sono per l' 89,8% di Electrabel e per il 10,2% della Spe. La produzione annua è di circa 23 miliardi de kWh,  il 30 % de la produzione elettrica belga.

Naturalmente le due centrali nucleari belghe vantano le certificazioni Emas (Environmental Management and Audit Scheme), Iso 14 001 (sistema di gestione ambientale) e Ohsas (Occupational Health and Safety Assessment Series), ma la cosa non tranquillizza Greenpeace e il sempre più agguerrito movimento antinucleare belga.

Greenpeace Belgium sottolinea che «Mentre il Giappone si confronta con la peggiore catastrofe nucleare della sua storia, il Belgio ha, per una coincidenza del calendario, lanciato una campagna di promozione del suo piano di emergenza nucleare». Secondo gli ambientalisti il piano di emergenza belga è incompleto e non appropriato in caso di catastrofe nucleare, per questo hanno realizzato una carta che riproduce l'insieme delle installazioni nucleari «près de chez vous»  che dimostra l'ampiezza reale del rischio nucleare in Belgio e invita tutti a firmare una petizione per uscire dal nucleare.

«Questo piano ha sicuramente il merito di esistere - dice Greenpeace Belgium -  ma il suo effetto sarà, per così dire, ridotto a niente in caso di una grande catastrofe. Per esempio, prevede la distribuzione di compresse di iodio tutte le persone che vivono in un raggio di 20 Km dalle centrali nucleari di Tihange e di  Doel. E' una buona iniziativa, ma perché non distribuirle in maniera molto più ampia?  Le ricadute radioattive non si fermano chiaramente a 20 Km dal luogo della catastrofe... Ugualmente, il  piano prevede l'organizzazione di esercitazioni di evacuazione e di messa al riparo e questo in un raggio di 10 Km intorno alle centrali nucleari e di 4 Km intorno ai siti di Mol e Dessel, dove sono notoriamente stoccate le scorie radioattive prodotte in Belgio. Di nuovo, è una buona cosa ma che ne è della zone situata giusto al di fuori di questo perimetro, dove la densità della popolazione è molto importante? Per esempio di Anversa, che è situata ad appena 11 Km dalla centrale di Doel? L'evacuazione dei 700.000 cittadini di Anversa, in caso di incidente  nucleare, rischia di è essere più che problematica...»

Ma il piano di emergenza nucleare del Belgio si dimentica anche di altro: non tiene conto delle centrali nucleari di Borssele, in Olanda, e di Chooz, in Francia e si scorda anche completamente di 3 altri impianti situati ad appena 30 Km dalla frontiera belga: le  centrali nucleari francesi di Cattenom e di Gravelines e il centro di ricerca nucleare tedesco di Jülich. Questa non è un'aberrazione - si chiede Greenpeace - tanto più  quando sappiamo, per esempio, che in caso di incidente nucleare a Gravelines, la direzione dei venti dominanti spingerà la nube radioattiva verso il lato belga?» 

Gli ambientalisti sono anche preoccupati per quella che chiamano "Chernobyl su strada": «Il piano non prevede alcun piano di evacuazione per città  come Gand, da dove passa di continuo la maggior parte dei trasporti radioattivi a destinazione o di provenienza dell'impianto francese di ritrattamento di  La Hague. Ora, un incidente grave durante uno di questi trasporti, in una regione che è in più densamente popolata, avrebbe delle conseguenze disastrose. Dobbiamo saperlo: la maggior parte di questi trasporti equivalgono a delle "Chernobyl su strada"».

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