[15/03/2011] News

Urgente un "CIP 6" per il riciclaggio

LIVORNO. Secondo il Censis, seppure in un contesto di crisi persistente, il sostegno ai consumi ha ottenuto nel corso del 2010 un esito soddisfacente rispetto alle attese, soprattutto per ciò che riguarda i provvedimenti di incentivazione messi in campo dal governo e finalizzati prevalentemente alla diffusione di prodotti o alla realizzazione di interventi legati all'efficienza energetica.

Nel 2010 hanno avuto applicazione almeno tre provvedimenti governativi:

- Il decreto legge n. 40/2010 che ha previsto l'istituzione di un fondo a sostegno della domanda in settori quali i motocicli, gli elettrodomestici, gli immobili, Internet per i giovani, componenti elettrici ed elettronici, la nautica, l'edilizia, l'agricoltura;

- Il decreto del 6 agosto 2010, emanato dal Ministro dello sviluppo economico di concerto con quello dell'ambiente e relativo all'incentivazione della produzione di energia elettrica mediante conversione fotovoltaica del,a fonte solare;

- il decreto del 19 febbraio 2007 da parte del Ministro dell'economia e delle finanze, emanato di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, che ha disposto le detrazioni da applicare per le spese riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente e per l'acquisto di beni a risparmio di energia e ad alta efficienza energetica.

Solo per incentivare (e non sempre in modo condivisibile) il versante energetico, nel 2010 si sono messi in campo 5,8 miliardi di incentivi. Dicasi 5,8 miliardi di euro.

E per il riciclaggio? Per il riciclaggio: zero! Tanto, nell'immaginario collettivo (e mediatico) fatta la raccolta differenziata i rifiuti spariscono (magari da Salerno si, ma a Padova no). Anzi, fatta la raccolta differenziata si è fatto il riciclaggio, come dimostrano le cronache. Tanto, nell'immaginario collettivo (e mediatico) un prodotto realizzato con materiale derivato da raccolta differenziata costa meno (e invece è esattamente l'opposto visto che serve più energia e più lavoro).

Strano Paese questo. Il metabolismo economico si alimenta di flussi di energia e di materia. Sull'energia, dopo anni di disattenzione, si è cominciato ad investire in termini di risparmio, efficienza e rinnovabili. Sulla materia si continua a discutere unicamente di rifiuti. Come se sull'energia la discussione fosse circoscritta alle emissioni e il resto non esistesse. Evidentemente sul riciclaggio di materia, ancorché oramai sia divenuta questione di politica industriale, come dimostra la risoluzione della Ue, il massimo delle attenzioni lo si raggiunge con il "porta a porta spinto con tariffa premiante". E dopo? A chi interessa il dopo? A quanto pare neanche al comitatismo più radicale, visto che lo dà per scontato. Ma così è come scambiare un petroliere con un negoziante di giocattoli. Solo perché i due hanno in comune la plastica.

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