[10/03/2011] News toscana

Cosa sarebbe accaduto se a gestire la “querelle” su Peretola o sulle rinnovabili fosse stata la Città metropolitana?

FIRENZE. In provincia di Firenze è stato fatto il punto sulle attività della Commissione speciale per la Città metropolitana e sono subito riecheggiati alcuni interrogativi sull'attualità. Cosa sarebbe accaduto se a gestire la "querelle" dell'aeroporto di Peretola o le politiche sullo sviluppo delle energie rinnovabili fosse stata la Città metropolitana?

Il presidente della Commissione, Federico Tondi,  non ha dubbi: «sarebbe stato tutto più semplice: la migliore risposta a questi problemi è la costituzione della Città metropolitana, che garantisce semplificazione delle procedure e riduzioni dei livelli istituzionali competenti su materie di assoluto interesse che vedono troppi attori mettersi l'uno contro l'altro, provocando, non di rado, la paralisi».

La Commissione si è posta l'obiettivo di elaborare un progetto di integrazione e semplificazione amministrativa entro la fine del 2012 ed attualmente sta procedendo nello svolgimento delle audizioni, soprattutto delle associazioni di categoria e dei sindacati (finora sono state 26). Sono stati ascoltati, tra gli altri, Cgil, Cisl, Ugl. Camera di Commercio, Cia, Coldiretti, Co.met, Assindustria insieme a Confcommerco, Cna, Confeserecenti e l'Università degli studi di Firenze. Non sarebbe male magari sentire anche qualche associazione ambientalista tra quelle riconosciute a livello nazionale.

«Per ora è emerso un grande interesse per le funzioni che andrà ad assumere il nuovo livello amministrativo, piuttosto che l'assetto partecipativo delle tre macroaree, nelle forme della Città metropolitana o della provincia Metropolitana. Molte istituzioni - ha continuato Tondi - si stanno interessando al tema della Città metropolitana ma l'approccio è sostanzialmente diverso. Noi siamo convinti che questo nuovo ente non nascerà attraverso convegni o incontri tra le pareti di qualche autorevole Istituzione. L'unico metodo in grado di contribuire a una proposta che non sia il frutto dei desiderata di questo o quel sindaco, presidente di provincia o della Regione è nell'ascolto di quante più realtà presenti sul territorio e cogliere da esse le reali istanze di cambiamento che la città metropolitana porta con sé».

Il metodo partecipativo "bottom up" è quello corretto ma la strada per avere un soggetto che possa avere un indirizzo politico sull'area metropolitana abbiamo l'impressione che sia lunga. Il rischio è che si ripresentino, a scala ridotta, le lacune che vediamo in Europa: un'unione amministrativa che frequentemente ha scarso peso politico.

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