[10/03/2011] News

La farraginositą della macroeconomia e i millisecondi della finanza

LIVORNO. La due giorni organizzata dal forum monetario mondiale ufficialmente per trovare nuovi canoni per la macroeconomia è arrivata a conclusioni abbastanza ovvie, ma non per questo meno significative, visto che comunque il panel di oltre 100 economisti  provenienti da tutto il mondo rappresentava una fotografia piuttosto nitida di come oggi gli economisti leggono la situazione attuale e gli errori compiuti nel passato:  primo fra tutti aver ignorato la finanza, o averla considerata  marginale, mentre come ha ribadito Joseph Stiglitz «tutte le crisi  economiche più gravi degli ultimi anni sono state legate a bolle del credito e crisi finanziarie».

Questo il punto di partenza, mentre il punto di arrivo è anche l'obiettivo che si era dato il direttore dell'Fmi Dominique Strauss Kahn: «riscrivere lo spartito della macroeconomia». Individuato il problema però, non è stata trovata la soluzione, e cioè con quale lingua riscrivere questo spartito e a chi affidarne l'esecuzione. Tutt'al più è stato trovato il carattere con cui scrivere lo spartito, quel ‘pragmatismo' di cui si è fatta scudo la crescita cinese e che ormai è diventata finalmente una consapevolezza di tutti gli economisti, che hanno contestualizzato la crescita all'interno di limiti fisici e ben concreti: una parte del mondo, quella già sviluppata, vedrà perpetuarsi una crescita assai lenta accompagnata forse dallo smaltimento del debito pubblico, mentre nei Paesi emergenti si comincerà a erodere il profondo gap scavato nel secolo scorso dalle potenze occidentali.

Ma il linguaggio della sostenibilità, necessariamente da usarsi per scrivere il nuovo spartito della macroeconomia, non pare essere stato ancora recepito dalla maggioranza degli economisti, così come - almeno nel forum che si è concluso ieri a Washington e secondo la recensione che ne ha fatto il Sole 24 ore - non sembra essere stato focalizzata l'attenzione sull'estrema velocità della finanza di fronte alle decisioni (dei politici, che dovrebbero essere prese, ricordiamolo, sulla base degli strumenti offerti dall'economia) .

Eppure quello che è accaduto  a cavallo tra febbraio e marzo in 4 diverse borse mondiali colpite nel giro di una settimana da 4 diversi e probabilmente slegati black out, dovrebbe far pensare un po' di più alla deriva incontrollabile che ha preso la finanza basata sui millesecondi (la latenza è il tempo che passa tra l'immissione di un ordine e la sua pubblicazione e oggi siamo appunto scesi sotto la soglia dei 2 millisecondi di latenza).  

L'informatizzazione della finanziarizzazione non ha solo bisogno di regole né ha solo bisogno di tasse (ancorché sia ovviamente una buona notizia l'approvazione da parte dell'Ue della tobin tax, di cui abbiamo scritto ieri vedi link a fondo pagina), ha bisogno di essere ri-condotta nei tempi che permettono l'orientamento e il controllo. Altrimenti non ci saranno né regole, né controlli, né soprattutto l'indispensabile riorientamento verso un'economia finalmente ecologica, rispettosa dei primi limiti fisici.

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