[03/03/2011] News

Fao: il petrolio mette in crisi il mercato dei cereali

Ricompare la speculazione sul cibo

ROMA. Secondo la Fao «I prezzi alimentari mondiali sono ancora saliti in febbraio, per l'ottavo mese consecutivo, con quelli di tutte le derrate monitorate, tranne lo zucchero». A febbraio, l'Indice dei prezzi alimentari ha rilevato una media di 236 punti, un incremento del 2,2% rispetto a  gennaio, il punto più alto registrato, sia in termini reali che nominali, da quando la Fao ha iniziato a monitorare i prezzi nel 1990. Secondo  David Hallam, direttore della divisione Fao commercio e mercati, «L'improvviso picco del prezzo del petrolio potrebbe esacerbare ulteriormente la situazione già molto precaria dei mercati alimentari. Questo aggiunge ulteriore incertezza all'andamento dei prezzi, proprio quando sta per avere inizio la semina in alcune delle principali regioni produttrici».

Il mese passato l'Indice Fao dei prezzi cerealicoli, che comprende i prezzi delle principali colture di base come grano, riso e mais, è aumentato del 3,7%, 254 punti, il livello più alto dal luglio 2008. L'Indice Fao dei prezzi latteo-caseari ha registrato 230 punti, un incremento del 4% su gennaio, ma al di sotto del picco raggiunto nel novembre 2007.

L'Indice Fao dei prezzi di grassi ed oli a febbraio è salito a 279 punti, appena al di sotto del picco registrato nel giugno 2008. Per la carne è stata registrata una media di 169 punti, un aumento del 2% da gennaio. Invece il prezzo dello zucchero è arrivato ad una media di 418 punti, appena al di sotto dei dati di gennaio ma ben il 16% più alto del febbraio 2010.

Per il  2010-11 la Fao prevede «Un irrigidimento dell'equilibrio di domanda e offerta cerealicole globali.  A fronte di un'accresciuta domanda e di un calo della produzione cerealicola mondiale nel 2010, quest'anno si prevede che le scorte cerealicole globali diminuiranno bruscamente a causa del  calo delle giacenze di grano e di cereali secondari.  I prezzi internazionali dei cereali sono aumentati bruscamente con i prezzi all'esportazione dei cereali principale saliti di almeno un 70% rispetto al febbraio dello scorso anno».

E questo nonostante che la stessa agenzia dell'Onu dica che prevede che «I raccolti invernali nell'emisfero settentrionale saranno generalmente favorevoli, con una produzione globale di grano nel 2011 in aumento di circa il 3%. Questo presuppone una ripresa della produzione di grano nei principali paesi produttori della Comunità di stati indipendenti (Csi).  Sinora le condizioni dei raccolti invernali in questi paesi sono generalmente favorevoli».

E' quindi la speculazione internazionale che torna a far capolino, con la solita terribile accoppiata petrolio-cibo e sfruttando ogni occasione, rivolta, scaramuccia e incidente per infiammare i prezzi del cibo e del carburanti.

La Fao dice che secondo le ultime stime «La produzione cerealicola mondiale del 2010 si attesterebbe a 8 milioni di tonnellate, un aumento rispetto a quanto anticipato a dicembre ma tuttavia leggermente meno della produzione del 2009.  L'aggiustamento verso l'alto riflette principalmente le stime aumentate per la produzione in Argentina, in Cina ed in Etiopia». Però gli elementi per ricreare la stessa "tempesta perfetta", che solo un paio di anni fa mise in ginocchio interi Paesi e uccise per fame probabilmente milioni di persone,  ci sono tutti e sembrano praticamente gli stessi, come se, nonostante le promesse, i G8, i G20, i grandi del pianeta non avessero imparato nulla, nemmeno dalle rivolte arabe che delle ricadute globali (o meglio sui Paesi in via di sviluppo) di quel disastro economico, alimentare e sociale sono in gran parte figlie. La Fao dice che «Le previsioni per l'utilizzo mondiale di cereali per il 2010/11 è stato rivisto al rialzo dal dicembre scorso e si attesta a 18 milioni di tonnellate, riflettendo per lo più aggiustamenti dell'utilizzo a fini industriali o come cibo animale dei cereali secondari.  Il maggiore impiego di mais per la produzione di etanolo negli Stati Uniti e gli aggiustamenti statistici in Cina (sin dal 2006/07) dell'equilibrio storico dell'offerta e della domanda in Cina di mais sono i motivi principali dietro questa revisione».

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