[02/03/2011] News

Anche nelle Marche va sott'acqua l'Italia del cemento e del dissesto idrogeologico. Legambiente: "patto per il territorio"

LIVORNO. Dopo l'ennesima sciagura in Calabria, l'Italia mostra tutta la fragilità di un territorio sotto stress anche nelle Marche, dove diversi centri sono finiti sott'acqua per l'esondazione di fiumi e torrenti. Due persone sono morte e una è dispersa a Casette d'Ete (Fermo), dove il fiume Ete ha travolto un'auto.

Lgambiente Marche sottolinea che «Piogge intense ma non eccezionali hanno nuovamente messo in ginocchio le Marche. Secondo Ecosistema Rischio 2010 di Legambiente e Protezione Civile l'83% dei comuni marchigiani ha abitazioni nelle aree golenali, negli alvei dei fiumi o in aree a rischio frana, il 38% delle amministrazioni presenta addirittura interi quartieri in zone a rischio, mentre il 63% ha edificato in queste aree strutture e fabbricati industriali, con evidente rischio non solo per l'incolumità dei dipendenti ma anche per eventuali sversamenti di prodotti inquinanti nelle acque e nei terreni. Complessivamente, tra abitazioni, strutture industriali e strutture sensibili si può stimare che nei 236 comuni marchigiani, classificati a rischio dal Ministero dell'Ambiente e dall'Upi, ci siano circa 185.000 persone quotidianamente esposte a pericolo». Luigino Quarchioni, presidente di Legambiente Marche spiega che «Nelle Marche abbiamo un efficiente apparato di protezione civile che ci tranquillizza ma da solo non basta. Ed è per questo che chiediamo alle istituzioni più coraggio e proponiamo di creare un'alleanza che coinvolga tutti i soggetti interessati per programmare in tempo gli interventi di prevenzione e difesa da frane ed esondazioni. La vera sfida, pur consapevoli delle difficoltà economiche del momento, è il superamento della cultura degli interventi in emergenza, tentando di impostare una gestione organica e sistemica del suolo in tutti i suoi aspetti, urbanistici, ambientali e sociali, per arrivare ad una cultura della prevenzione. E' questa la vera grande opera pubblica di cui il nostro territorio ha bisogno per generare in primis sicurezza e difesa dei cittadini ma anche tanta sana e buona economia territoriale, fatta di tanti e piccoli interventi sul territorio a partire dal coinvolgimento degli agricoltori, vero presidio del territorio. La gestione del territorio, la pianificazione e l'attività di prevenzione sono obiettivi raggiungibili e quanto mai necessari nell'interesse di tutti, a partire dai comuni a cui Legambiente chiede di stipulare un vero e proprio "patto per il territorio"».

Un impegno comune per applicare una seria politica di prevenzione che Legambiente ha sintetizzato in alcune proposte di intervento prioritarie, per una concreta azione di mitigazione del rischio: Delocalizzare i beni esposti a frane e alluvioni. Attuare interventi di delocalizzazione degli edifici, delle strutture e delle attività presenti nelle aree a rischio, rappresenta una delle soluzioni apparentemente più difficili da percorrere, ma risolutive ed economicamente convenienti; Adeguare lo sviluppo territoriale alle mappe del rischio. Intervento necessario per evitare la costruzione nelle aree a rischio di strutture residenziali o produttive e per garantire che le modalità di costruzione degli edifici tengano conto del livello e della tipologia di rischio presente sul territorio; Ridare spazio alla natura. Restituire al territorio lo spazio necessario per i corsi d'acqua, le aree per permettere un'esondazione diffusa ma controllata, creare e rispettare le "fasce di pertinenza fluviale", adottando come principale strumento di difesa il corretto uso del suolo; Torrenti e fiumare, sorvegliati speciali. Rivolgere una particolare attenzione all'immenso reticolo di corsi d'acqua minori, visti gli ultimi avvenimenti in cui proprio in prossimità di fiumare e torrenti si sono verificati gli eventi peggiori; Avere cura del territorio. Attuare una manutenzione ordinaria del territorio che non sia sinonimo di artificializzazione e squilibrio delle dinamiche naturali dei versanti o dei corsi d'acqua. Una corretta manutenzione deve prevedere interventi mirati e localizzati dove realmente utili e rispettosi degli aspetti ambientali; Prevenzione degli incendi. In molti casi il disboscamento dei versanti causato dagli incendi può aggravare maggiormente il rischio di frana di un versante, oltre che avere un notevole impatto ambientale. Per questo è urgente attuare una serie di interventi per ridurre il fenomeno; Convivere con il rischio. Applicare una politica attiva di "convivenza con il rischio" con sistemi di allerta, previsione delle piene e piani di protezione civile aggiornati, testati e conosciuti dalla popolazione; Lotta agli illeciti ambientali. Rafforzare le attività di controllo e monitoraggio del territorio per contrastare illegalità come le captazioni abusive di acqua, l'estrazione illegale di inerti e l'abusivismo edilizio; Gestire le piogge in città. Bastano eventi piovosi non straordinari per causare allagamenti e provocare danni rilevanti. Allagamenti che purtroppo causano a volte anche delle vittime. Per questo la gestione delle acque di pioggia è uno dei grandi problemi ambientali anche in città.

Tornando alla situazione calabrese, il direttore di Legambiente Calabria, evidenzia che «I tragici eventi di questi giorni confermano ancora una volta la grave situazione emergenziale in cui versa la Calabria con ben 409 i comuni calabresi a rischio, ossia il 100% del totale. E' necessario impiegare i fondi dell'accordo di programma quadro tra Ministero dell'Ambiente e Regione, non solo per rincorrere le emergenze ma soprattutto per un serio programma di prevenzione che ponga definitivamente fine a tutto questo". Così ha commentato i tragici eventi alluvionali che in questi giorni hanno colpito la regione. Nella totalità dei comuni calabresi, classificati a rischio dal Ministero dell'Ambiente e dall'UPI, siano quotidianamente esposte a rischio frana e alluvione almeno 185 mila persone. E' per questa ragione che bisogna uscire da una mera logica emergenziale e utilizzare i 220 milioni di euro dell'accordo tra la Regione Calabria e il ministero dell'Ambiente per efficaci interventi di prevenzione del rischio. Interventi che dovranno partire dallo sfruttamento intensivo e poco programmato del territorio calabrese, dove ancora imperversa indisturbato l'abusivismo selvaggio. Costruire abitazioni e infrastrutture a discapito dei corsi d'acqua, senza tenere conto del rischio idrogeologico, infatti, è tra le cause principali della fragilità di questa regione perché ha trasformato i torrenti e le fiumare, oltre che i fiumi, in fattori di pericolo per la popolazione. Per questo è urgente operare non solo per rafforzare i vincoli all'urbanizzazione delle aree esposte a rischio, ma anche restituire ai corsi d'acqua lo spazio necessario per defluire senza causare le conseguenze drammatiche che si sono registrate anche in questi giorni».

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