[28/02/2011] News

Rinnovabili: l’Italia di Romani e Berlusconi sempre più lontana dall’Europa

Tutte le reazioni (preoccupate) alla proposta di Romani. A rischio anche il 55%

LIVORNO. L'Italia sembra sempre più lontana dall'Unione europea, almeno in tema di energia., Mentre a Bruxelles il Consiglio europeo trasporti, telecomunicazioni ed energia, convocato per discutere "Energia 2020 : Strategia per un'energia competitiva, sostenibile e sicura", un impegnativo documento che riconferma tutti gli impegni dell'Ue e punta su risparmio energetico, rinnovabili, infrastrutture, ricerca e innovazione, Legambiente, Greenpeace, Wwf, Fondazione per lo sviluppo sostenibile, Kyoto Club, Ises, Anev, Aper, Assoenergie futuro, Assosolare erano costrette a convocare l'ennesima conferenza stampa  per dire "No allo stop a solare e eolico in Italia previsto dal decreto Romani".

Romani ha confermato che presenterà al Pre-Consiglio dei Ministri di domani un decreto che secondo ambientalisti e associazioni del settore bloccherebbe inesorabilmente lo sviluppo delle Rinnovabili in Italia: «Tetto alla crescita del solare, stop a qualsiasi incentivo dopo il 2014, taglio del 30% retroattivo agli incentivi all'eolico, nuovi incomprensibili sistemi per i nuovi impianti»

Secondo Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente, «Il Governo Berlusconi getta la maschera con un attacco senza precedenti alle fonti rinnovabili. Con la proposta di Decreto legislativo che verrà presentata domani dal Ministro Romani si vogliono fermare l'eolico, il solare, e le biomasse in Italia per dare spazio al nucleare». Legambiente ha analizzato nel dettaglio i contenuti della proposta di Decreto in attuazione della direttiva 2009/28/CE, ed è convinta che «Bloccherebbe inesorabilmente lo sviluppo delle rinnovabili in Italia: per il solare fotovoltaico il Decreto prevede un tetto a 8.000 MW, dopo il quale è previsto lo stop a qualsiasi incentivo. Limite incomprensibile, pari al fotovoltaico installato nel solo 2010 dalla Germania che ha così superato i 18.000 MW installati complessivamente puntando, in poco tempo, a raddoppiare questi obiettivi per raggiungere i target previsti dall'Unione Europea al 2020; per l'eolico, taglio retroattivo del 30% per gli incentivi in vigore: quando l'Unione Europea ha stabilito il divieto a qualsiasi intervento retroattivo proprio perché toglierebbero certezze agli investimenti delle imprese nel settore; un fallimentare sistema di incentivi con aste per i nuovi impianti: invece di ripensare gli attuali sistemi di incentivo, o copiare i migliori sistemi in vigore nei Paesi dove le rinnovabili stanno crescendo, si vuole introdurre in Italia il sistema delle aste che ha fallito in tutti i Paesi in cui è stato introdotto; stop ai regolamenti edilizi comunali e alle leggi regionali che spingono le rinnovabili in edilizia: altro che federalismo, il Decreto prevede il divieto di indicazioni "diverse o superiori" a quelle previste nel testo per le fonti rinnovabili in edilizia, con la conseguenza che i Comuni e le Regioni che già sono intervenute, in alcuni casi con indicazioni molto più ambiziose, dovranno fare un passo indietro senza poter, in alcun modo, intervenire in materia».

La Muroni sottolinea che «Questo Decreto, se non verrà cambiato, sarà un autentico schiaffo da parte di Romani nei confronti del Parlamento e della stessa Unione Europea. Dopo due mesi di audizioni e confronti in Parlamento, con l'approvazione di risoluzioni da parte di Camera e Senato che proponevano correttivi al primo testo presentato dal Governo, perché approvare un testo che non tiene in alcun conto queste proposte? Forse, allora, era questo l'obiettivo della campagna mediatica negativa condotta dal Governo in questi mesi contro le fonti rinnovabili? Per far partire il nucleare facendolo pagare ai cittadini in bolletta?».

Per tutta risposta, ignorando l'Ue e gli ambientalisti, Romani oggi, durante un incontro tra imprese lombarde e governo all'Unione commercianti di Milano,  ha gettato altra benzina sul fuoco: «Bisogna interrompere un meccanismo di incentivazione all'energia rinnovabile che é costato 20 miliardi di euro tra il 2000 e il 2010 agli italiani. Noi - ha spiegato - siamo un paese prevalentemente manifatturiero, molte aziende pagano l'alto costo dell'energia e il costo delle rinnovabili è sulle spalle dei cittadini italiani che in conto bolletta hanno pagato 20 miliardi di incentivi tra il 2000 e il 2010 in cambio del 4,5% di energia prodotta». Secondo Romani, «bisogna interrompere questo tipo di meccanismo».

Legambiente annuncia battaglia «Per cambiare il provvedimento e invierà al più presto le sue osservazioni a Bruxelles, per denunciare come un Decreto che doveva attuare gli obiettivi di sviluppo delle rinnovabili (decisi dall'Unione Europea con una precisa Direttiva) ne blocchi invece lo sviluppo. Oltretutto, questa decisione costituirebbe la chiara smentita di quanto il Governo italiano si era impegnato a fare nel Piano Nazionale,  inviato solo pochi mesi fa a Bruxelles, dove ben altri erano gli obiettivi e gli interventi previsti per attuare il target obbligatorio al 2020 del 17% di contributo delle fonti rinnovabili rispetto ai consumi finali» e il direttore del Cigno Verde conclude: «Ci auguriamo che almeno il Ministro Prestigiacomo intervenga e faccia valere le ragioni dell'ambiente».

A sostegno di ambientalisti e imprese arriva il presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli: «Ormai è chiaro. Il governo Berlusconi ha deciso di cancellare il settore delle energie rinnovabili e del fotovoltaico per favorire gli affari delle lobbies del nucleare. Con il decreto legislativo che il ministro Romani presenterà al pre-consiglio dei ministri di domani si rischia di mettere la pietra tombale su un settore, quello della green economy e delle rinnovabili, fondamentale per il futuro  del paese, mettendo a rischio più di 120 mila occupati ed investimenti già effettuati per oltre 8 miliardi di euro. Come al solito Berlusconi sul nucleare dà i numeri in libertà arrivando a dire delle vere e proprie balle atomiche. Tutti sanno che il nucleare non solo è antieconomico ma che è irrealizzabile senza i soldi pubblici . Per questa ragione con il piano del governo sul nucleare non solo ci saranno enormi problemi per l'ambiente e per la sicurezza e per l'ambiente ma si avrà un aumento della bolletta per i cittadini del 18%. La decisione di sacrificare le rinnovabili e la green economy per favorire e sostenere gli affari delle lobbies dell'atomo non solo è gravissimo ma rischia di lasciare l'Italia al palo nell'innovazione e nella ricerca per le fonti energetiche del futuro. L'oscurantismo del governo italiano nei confronti delle energie verdi non ha eguali in Europa: come al solito gli affari sono più importanti del futuro e del paese».

Stefano Leoni, Presidente del WWF Italia, ha detto: «Il decreto legislativo ‘blocca-solare' proposto dal dicastero dell'economia, che vuole porre un ‘tetto' al fotovoltaico e bloccarne gli incentivi, fa' andare l'Italia in controtendenza rispetto al mondo intero: così spegneremo il ‘nostro' sole e tutta l'economia, ancora giovane, che ruota intorno alle rinnovabili. Una mossa in controtendenza rispetto al mondo intero che ormai punta sulla green-economy con grande sviluppo delle fonti rinnovabili di energia, ma soprattutto rispetto alla politica energetica indicata dall'Unione Europea che si è posta l'obiettivo di almeno il  20% al 2020 di copertura da fonti rinnovabili dei consumi di energia, un obiettivo sostenibile solo con il concorso di tutti i paesi».

«Come dichiarato nel nuovo rapporto dell'UNEP (programma Onu per l'Ambiente) investire circa l'1,25% del Pil globale ogni anno  nell'efficienza energetica e nelle fonti rinnovabili - ha aggiunto - , potrebbe tagliare la domanda di energia del 9% nel 2010 e quasi del 40% entro il 2050. Anche il recente Energy Report, lanciato dal WWF insieme a Ecofys, ha dimostrato come entro il 2050 il fabbisogno di elettricità, trasporti, energia industriale e privata potrebbe essere soddisfatto dalle energie rinnovabili, con un uso solo residuale e isolato di combustibile fossile e nucleare,  riducendo così in modo drastico le preoccupazioni sulla sicurezza dell'energia, l'inquinamento e, non da ultimo, per i cambiamenti climatici catastrofici».

«Fornire energia sicura, accessibile e pulita nella quantità richiesta richiede uno sforzo globale,  simile alla risposta globale alla crisi finanziaria mondiale. Ma i benefici saranno maggiori nel lungo termine e i risparmi dovuti ai costi inferiori bilanceranno tutti i nuovi investimenti in energia rinnovabile ed efficiente entro il 2040; i risparmi, in uno scenario "business as usual", ammonteranno a circa 4 miliardi di euro, dovuti solo al minor costo dell'energia entro il 2050. Altri benefici  - ha concluso - verrebbero dalla diminuzione dei conflitti per la sicurezza energetica, fuoriuscite inquinanti e interruzioni di rifornimento che si verificano quando ci si procura combustibili fossili in esaurimento in zone a rischio politico o ambientale, come dimostrano gli scenari di questi giorni».

Proprio da Milano poi, dove Romani ha lanciato il suo ultimo proclama contro le rinnovabili, arriva una preoccupata nota di ReFeel, operatore energetico integrato da fonte rinnovabile, che chiede la modifica del testo sul fotovoltaico, presente nel DL di recepimento della direttiva comunitaria per la promozione delle fonti rinnovabili per garantire continuità al settore: «Si chiede in particolare la revisione del contenuto previsto all'art. 8 comma 4 e 5 e  art. 23 comma 11 lettera d), considerato anticostituzionale da numerosi esperti oltre che in contrasto con il terzo conto energia e le linee guida nazionali. ReFeel, così come gli altri operatori del settore e tutti coloro che hanno a cuore lo sviluppo delle energie da fonte rinnovabile, reputa necessario evitare l'approvazione del testo che sospende gli incentivi al raggiungimento degli 8.000 MWp installati. Essendo previsto questo raggiungimento entro l'estate, un simile testo porterebbe a un blocco immediato da parte delle banche dei finanziamenti per i nuovi impianti con il conseguente stop del mercato e una inevitabile crisi del settore. Risulta opportuno ricordare i vantaggi del fotovoltaico che ha coperto in poco più di due anni una quota del fabbisogno di energia elettrica nazionale pari a circa il 3%: nessun'altra tecnologia energetica è in grado di raggiungere simili obiettivi in così breve tempo. Inoltre il fotovoltaico produce nei pressi del punto di consumo, riducendo drasticamente le perdite di trasporto dell'energia elettrica. Il fotovoltaico è poi la fonte energetica distribuita per eccellenza e proprio per questo ha consentito la creazione di decine di migliaia di posti di lavoro. Nel 2010 le aziende italiane attive nel fotovoltaico hanno raggiunto un fatturato totale di circa 40 miliardi di Euro, contribuendo al Pil nazionale per oltre il 2%. Senza il Conto Energia molte aziende avrebbero chiuso. Quindicimila lavoratori rischierebbero così di perdere il posto di lavoro e un indotto che occupa altre 100.000 persone sarebbe fortemente colpito. Bisogna anche sottolineare che è falsa la credenza secondo cui gli incentivi del Conto Energia vanno soprattutto ad aziende straniere. E' vero che i moduli fotovoltaici arrivano prevalentemente dall'estero - lo Stato non ha supportato, diversamente da quanto avvenuto in altri Paesi, una filiera industriale nazionale, oggi limitata a un 10% circa del totale - ma gli stessi moduli sono distribuiti da aziende soprattutto italiane. Tutti gli altri componenti sono costruiti in gran parte in Italia: inverter, strutture di supporto, cavi, quadri elettrici, recinzioni, sistemi di monitoraggio, pari a oltre il 55% del costo totale d'impianto. Esiste anche un indotto importantissimo che comprende la componentistica per la produzione dei materiali sopra citati, moduli inclusi, studi tecnici, imprese edili e molto altro ancora. Sono italiane ad esempio alcune aziende leader mondiali di produzione di macchinari per la realizzazione di celle fotovoltaiche».

«Inoltre - aggiunge -  la collettività continua a confermare dai sondaggi di essere disposta a spendere di più in bolletta per sostenere il fotovoltaico. Gli italiani hanno pagato dal 1992 a oggi cifre ben superiori per supportare la produzione elettrica da cogenerazione e fonti assimilate, spesso inquinanti e sempre con immensi guadagni spartiti tra i pochi operatori presenti. Il fotovoltaico va invece a beneficio di migliaia di società e centinaia di migliaia di autoproduttori che oggi sono già 200.000. In Italia c'è la possibilità di arrivare a 20.000 MWp e oltre di fotovoltaico che garantirebbe l'8% circa di copertura del fabbisogno energetico totale annuale. I report internazionali indicano il nostro come il primo Paese dove sarà raggiunta la così detta Grid Parity. Ma - conclude - , se venisse approvato questo decreto, il mercato nazionale andrebbe nelle mani degli operatori stranieri, che nei loro paesi creeranno filiere industriali, finanziare e tecnologiche strategiche, mentre qui avremo interrotto un circolo virtuoso che è considerato il principale stimolo alla riprese economica mondiale».

«Siamo a fianco - dichiarano i Consigliere Regionali toscani FedSin/Verdi Mauro Romanelli e Monica Sgherri - alle associazioni e alle aziende che oggi manifestano a Roma contro il paventato decreto del Governo "blocca rinnovabili».

«E' vergognoso ma purtroppo molto significativo che il Ministro Romani, negli stessi giorni in cui annuncia di aver trovato la sede dell'Agenzia per la sicurezza nucleare, manifesti l'aperta volontà di distruggere il settore delle rinnovabili italiane, l'unico settore economico in crescita e che ha creato posti di lavoro negli ultimi anni in Italia: così rimaniamo fuori dall'Europa e dalle tendenze ormai affermate in tutto il mondo sviluppato».

«Così si uccide il futuro ecologico ed economico del Paese, e soprattutto il futuro lavorativo di centinaia di migliaia di giovani, che hanno trovato o contano di trovare occupazione proprio in questo campo»

 «Romani - continuano Romanelli e Sgherri - afferma che le rinnovabili costano troppo sulle nostre bollette, ma non racconta quanto c'è costata l'eredità nucleare fino a oggi e quanto costerebbe in futuro: se teniamo conto degli altissimi costi per la realizzazione di nuove centrali, della manutenzione, dello smaltimento delle scorie e degli impianti contaminati, risulta che il costo finale dell'elettricità raddoppierebbe».

«La verità è che il fotovoltaico, l'eolico, la geotermia a bassa entapia, le biomasse a filiera corta, contribuiscono ad abbattere i costi delle famiglie e delle imprese, e a creare sviluppo di imprenditoria di media dimensione diffusa sul territorio, democratica, indipendente da approvvigionamenti esteri e da grandi centrali detenute da monopolisti pubblici o privati: tutti valori evidentemente lontani dalla cultura di questo Governo, che è il Governo dei grandi affaristi, con buona pace della Lega Nord che si rivernicia, ma solo a parole, di federalismo, legame al territorio, sostegno alle imprese locali».

Ma non è tutto, a quanto pare il governo vuole smantellare anche tutto ciò che è efficienza energetica, come spiega Ermete Realacci, responsabile green economy del PD che ha presentato sul tema un'interrogazione parlamentare ai Ministri Romani e Prestigiacomo: «Senza fondi all'Enea si complica il 55%. Senza nuove risorse finanziarie è a rischio chiusura il Gruppo sull'Efficienza energetica dell'Enea il cui lavoro ha avuto un ruolo determinante per dare risposte ai cittadini e alle imprese, risolvere quesiti tecnici-procedurali e fornire assistenza, informazioni o chiarimenti su svariate problematiche legate all'interpretazione della normativa vigente sulla detrazione fiscale del 55% a favore degli interventi di efficientamento energetico degli edifici. Chiediamo al Ministro dello Sviluppo Economico e al Ministro dell'Ambiente di intervenire con urgenza per dare continuità ad un servizio pubblico così importante per cittadini e imprese. E se non ritengano utile disporre il finanziamento di ulteriori risorse a favore del servizio dell'Enea vista la grossa mole di lavoro di questo dipartimento dovuta al reale successo della detrazione fiscale del 55%». 

«Il sistema di agevolazione fiscale del 55%", ricorda Realacci, "ha fino ad oggi certamente riscosso un enorme successo, con volume al dicembre 2010 di 11,1 miliardi di euro per un totale di 843.000 interventi. Ha attivato ogni anno oltre 50.000 mila posti di lavoro nei settori coinvolti, soprattutto piccole e medie imprese nell'edilizia e nell'indotto: dalle fonti rinnovabili alla domotica, dagli infissi ai materiali avanzati. Si è inoltre favorita un'importante innovazione e una spinta di tutto il comparto verso la qualità».

Il Presidente di Assosolare Gianni Chianetta commenta così: «L'ultima bozza di decreto per le energie rinnovabili, se così dovesse essere approvata in Consiglio dei Ministri, costituirebbe la fine del fotovoltaico, settore ancora giovane ma con enormi potenzialità di sviluppo anche in termini occupazionali. Siamo molto sorpresi da questo approccio che non ha tenuto minimamente conto, oltre che delle opinioni dell'industria del solare, anche dei pareri di Camera e Senato, vanificando il tanto impegnativo lavoro di concertazione. Ci auguriamo che il governo abbia modo di rivedere la sua posizione, anche per non compromettere uno dei pochi settori in controtendenza nell'attuale congiuntura economica negativa, e le migliaia di posti di lavoro.

Ponendo un tetto da 8 GW per il 2014 oltre il quale sarebbe annullato il conto energia, il decreto rischia di avere un effetto immediato e retroattivo anche per impianti già pianificati, infatti è molto probabile che il tetto venga raggiunto anche prima. Quello che nell'attuale Piano di azione nazionale era un obiettivo timido, ora è diventato un vero tetto, quando invece in Germania l'obiettivo è ben più ambizioso e supera i 50 GW.

Riguardo agli impianti su terreni agricoli, la nuova procedura di allocazione prevista nel decreto avrebbe addirittura, ancora una volta, un effetto retroattivo su tutte le autorizzazioni in corso, comprese quelle in via di finalizzazione, e stabilisce un tempo di un anno per la connessione anche per le autorizzazioni maturate prima del decreto, non tenendo conto di problemi della rete e lungaggini autorizzative. Su questo punto come Assosolare abbiamo riproposto i limiti già previsti dalle attuali Linee Guida del settore».

«L'allarme lanciato dal mondo delle rinnovabili è assolutamente fondato: la bozza di decreto legislativo che il governo si appresta a varare rischia di bloccare in Italia lo sviluppo delle energie pulite» questo quanto dichiara Fabrizio Vigni, presidente nazionale Ecodem.

«Sarebbe una scelta sciagurata, in controtendenza con quanto si sta facendo in Europa e nel mondo. Un danno imperdonabile non solo dal punto di vista ambientale per quanto riguarda gli impegni di riduzione delle emissioni di Co2 ma anche sotto il profilo economico, visto che si sta parlando di un settore che anche in una fase di recessione economica ha prodotto forti investimenti e posti di lavoro. Perché il governo non intende tener conto delle proposte correttive approvate alla unanimità dalle commissioni parlamentari? Perché si vuole tenere l'obiettivo di energia solare al 2020, per il nostro paese, a soli 8mila MW, mentre la Germania ha come obiettivo 54mila? Perché si diffondono dati non veri sul costo degli incentivi per le rinnovabili? L'unica risposta possibile è che, volendo puntare sul nucleare, il governo italiano sceglie di sacrificare le energie pulite».

«Esattamente come aveva tentato di fare qualche mese fa - conclude Fabrizio Vigni - con gli incentivi del 55 per cento per le ristrutturazioni edilizie finalizzate all'efficienza energetica. In quella occasione il governo fu poi costretto a fare marcia indietro ed a prorogare gli incentivi. Di nuovo, ora, bisogna fare tutto il possibile per fermare il tentativo di soffocare il settore delle rinnovabili e per consentire lo sviluppo anche in Italia di tutte le potenzialità della green economy».

«Il Governo ritiri la nuova proposta di Decreto legge sulle energie rinnovabili. L'allarme lanciato da Power-One va ascoltato e dobbiamo mettere in campo tutte le possibili azioni per salvaguardare un patrimonio in termini di forza lavoro, risorse economiche e umane, innovazione e ricerca. Lo stabilimento di Terranuova Bracciolini rappresenta un fiore all'occhiello per la Toscana e proprio qualche mese fa, come gruppo Pd, avevamo sottolineato l'ottimo lavoro che sta svolgendo quest'azienda nel campo dell'innovazione, della ricerca e appunto delle assunzioni e della valorizzazione dei suoi lavoratori. Il settore delle energie rinnovabili è il futuro del nostro Paese e non possiamo certo permettere che se ne blocchi così un ulteriore sviluppo. Il Governo insegue un inutile ritorno al nucleare e mette in ginocchio le imprese leader nel settore dell'innovazione e delle energie pulite». Così Enzo Brogi, consigliere regionale del Pd, sull'allarme occupazionale lanciato dall'azienda di Terranuova Bracciolini in provincia di Arezzo.

Sul caso interviene anche Paolo Rocco Viscontini, presidente e AD di Enerpoint, top player del mercato fotovoltaico italiano:

«La decisione del Ministro Romani di sospendere gli incentivi al fotovoltaico non appena si raggiunge l'obiettivo degli 8.000 MWp non è accettabile. Il fotovoltaico ha raggiunto in poco più di 2 anni una quota del fabbisogno di energia elettrica nazionale pari a circa il 3%: nessun altra tecnologia energetica è in grado di raggiungere simili obiettivi in così breve tempo e con così ampio consenso popolare. La preoccupazione del Ministro per gli eccessivi costi in bolletta non tiene in considerazione le entrate fiscali sia dalle imposte pagate dalle aziende del settore che dalle tasse che si pagano sugli stessi incentivi. Inoltre perché non si è registrata la stessa preoccupazione per i costi degli incentivi alle fonti assimilate, che negli ultimi 9 anni sono stati pari a 33 miliardi di Euro? Eppure le fonti assimilate erano (e sono) inquinanti e hanno reso possibili giganteschi guadagni per pochissimi, mentre il fotovoltaico ha creato molto più lavoro (con l'indotto sicuramente oltre le 100.000 unità) e vantaggi per oltre 200.000 autoproduttori. Infine non è vero che i soldi del Conto Energia vanno soprattutto ad aziende straniere: i soggetti beneficiari degli incentivi sono in stragrande maggioranza italiani come pure le aziende che operano nel settore. Peccato che si prendano decisioni così importanti senza conoscere i veri numeri e senza pensare alle conseguenze: se il decreto non cambia, tra pochi giorni avremo ulteriori decine di migliaia di disoccupati e lo Stato perderà miliardi di Euro di entrate fiscali».

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