[28/02/2011] News

Le mille proroghe insostenibili

LIVORNO. L'ennesimo maxiemendamento rappresentato dal Milleproroghe ha incassato la solita approvazione grazie all'ennesimo voto di fiducia alla Camera (la terza in una settimana) prima del sì definitivo al Senato. In questo calderone che costituisce ogni anno la summa  della linea governativa, le cose buone dal punto di vista della sostenibilità sono proprio poche, e anzi le notizie positive riguardano soprattutto ciò che alla fine è stato evitato e cancellato.

E' il caso della norma che sospendeva le demolizioni delle case abusive in Campania, anche se costruite in aree protette. Anche in questo caso la ripetizione è d'obbligo: si trattava dell'ennesimo condono edilizio, questa volta "ad regionem", visto che doveva valere solo per la Campania e in particolare per salvare 600 case abusive ad Ischia. "Era una sorta di voto di scambio preventivo - dicono i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante -  via libera all'illegalità edilizia per ingraziarsi qualche centinaia di abusivi. E' un bene che sia stata tolta dal decreto milleproroghe, la speranza è che i Sarro, i Cosentino e i vari difensori dell'abusivismo che ha già abbondantemente devastato la Campania non ci riprovino, e comunque continueremo a vigilare affinché la legalità non venga calpestata".

«Ci auguriamo anche - aggiunge Della Seta - che sui temi della lotta all'abusivismo edilizio il nostro partito in Campania parli senza ambiguità, lasciando ad altri argomenti del tutto pretestuosi come il cosiddetto abusivismo di necessità: la lotta contro il mattone selvaggio, che spesso vede coinvolti interessi criminali, è parte irrinunciabile dell'impegno per dare alla Campania un futuro di progresso civile, sociale ed economico».

E' passata invece la norma che dà la possibilità alle Regioni di aumentare alcune tasse in presenza di una catastrofe: a catastrofe si aggiunge un'altra catastrofe con l'aumento dei tributi e delle addizionali, ma soprattutto si abdica al ruolo di governo del territorio e dei beni comuni, che significa prevenzione, parola in Italia praticamente sconosciuta.

La novità in negativo inserita in extremis è quella che riguarda le quote latte: per sanare la situazione di allevatori in arretrato con il pagamento delle multe sulle quote latte (provvedimento fortemente voluto dalla lega) sono stati tagliati i fondi che la legge del 13 dicembre 2010 destinava a malati di patologie gravissime come il cancro. Ma siccome non bastavano altri soldi sono stati sottratti a quelli destinate alle attività di polizia (carburanti)  e di vigilanza (mezzi aerei antincendio).

Mentre  i 30 milioni di euro da destinarsi all'accelerazione del passaggio al digitale terrestre di tutto il territorio nazionale (che tra l'altro ha anche un rovescio della medaglia, la produzione di tonnellate di rifiuti elettronici) sono stati distolti dalle risorse destinate allo sviluppo della banda larga, evidentemente di minore interesse per il premier e che nel corso dell'ultimo anno si sono assottigliati sempre di più fino a sparire del tutto. La visione corta di un governo abituato a vivere e salvarsi giorno per giorno, e totalmente privo di qualsiasi visione prospettica di bene comune si risolve anche  nella scarsa attenzione al mondo della scuola pubblica, già sbeffeggiata dal premier in persona, già depauperata di 8 miliardi di tagli in 3 anni e ora annichilita con la norma contenuta nel milleproroghe che prevede la possibilità di svolgere le supplenze soltanto nella Provincia di residenza dove è stata presentata la domanda. Contemporaneamente sono state congelate le graduatorie fino al 31 agosto 2012.

Infine la questione riguardante gli Ato dopo la loro soppressione e la scadenza del termine di legge (il prossimo 31 marzo) entro il quale le Regioni dovrebbero legiferare la nuova organizzazione di governo che dovrebbe subentrare alle soppresse Ato. Per quanto riguarda i rifiuti l'assenza di ogni regola e procedura di riferimento per la fase transitoria sta producendo modelli di governance territoriale talvolta difformi ed è quindi quanto mai necessario trovare il giusto punto di equilibrio fra titolarità della funzione, in capo ai Comuni, e modalità di esercizio della stessa che le Regioni devono disciplinare individuando il sostituto della Ato. Ma i tempi sono strettissimi, come evidenziamo nell'altro articolo (link a fondo pagina). Per quel che riguarda l'acqua, secondo Oreste Giurlani, intervenuto in qualità di presidente di Uncem Toscana (unione dei comuni e delle comunità montane)  «dovrebbe essere gestito con parsimonia e responsabilità da chi ne detiene la titolarità, dai territori quindi che ne fruiscono e da quelli montani in particolare che ne dispongono in quantità e qualità e che la erogano, com'è giusto, a tutti i cittadini toscani senza alcun ritorno economico, com'è ingiusto. Ma se già oggi non è così e le decisioni si prendono senza neppure consultare i piccoli comuni che dispongono del bene, che non sono adeguatamente valutati e rispettati nell'Autorità di Ambito, dove contano solo i parametri quantitativi delle residenze che determinano ogni scelta con costi fra l'altro sempre più elevati e sempre più finalizzati a investimenti nel fondovalle spesso a discapito della montagna toscana che deve provvedere per se. E la risposta qual è? Una unica autorità regionale perché ciò che conta è cambiare comunque per raggiungere una presunta economicità del sistema? No, non sono d'accordo. Oppure vogliamo recuperare qualità, equità e giusta perequazione? Si , sono d'accordo».

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