[24/02/2011] News

Nucleare: anche i reattori del futuro producono scorie radioattive

Le scorie radioattive sono i prodotti della fissione scaricati dai reattori. Le più pericolose e difficili da gestire risultano quelle a vita lunghissima, la cui radioattività, letale per la salute umana, può perdurare oltre un milione di anni.

Questo è il tempo necessario affinché la radioattività dei vari elementi ritorni pari a quella dell'uranio naturale. Il sogno dell'energia atomica senza rifiuti radioattivi è ancora lontano. Solo i nuovi reattori, ancora in fase di studio, potranno limitare la vita delle scorie radioattive.
Due sembrano attualmente le strade percorribili per ridurre la vita media delle scorie nucleari. Si tratta dei cosiddetti ADS (Accelerator Driven Systems), sui quali il professor Carlo Rubbia conduce uno degli esperimenti più avanzati.

L'idea è quella di costruire dei piccoli reattori accoppiati ad acceleratori di particelle in grado di "trasmutare" i pericolosi nuclei radioattivi a vita lunghissima in elementi stabili. L'altra strada è orientata verso le centrali nucleari di "quarta generazione".

La mitica quarta generazione entrerà in attività quando si riuscirà ad inventare i materiali in grado di resistere alle sollecitazioni offerte dai futuri reattori. Tali centrali potrebbero addirittura produrre energia elettrica "bruciando" le scorie nucleari delle centrali precedenti, riducendo allo stesso tempo la vita media dei prodotti finali di scarto.

I fisici atomici attualmente stanno lavorando su sei diversi tipi di reattore. Tre di questi utilizzano come combustibile dell'uranio-235 e quindi vengono ritenuti senza futuro a causa della ridottissima disponibilità di questo elemento.

Gli altri 3 sfruttano invece l'uranio-238, che in natura è molto diffuso (99,28 per cento conto lo 0,7 per cento dell'uranio-235). In realtà quest'ultimo gruppo di reattori si distingue sia per pregi che per criticità. Tra queste ultime occorre segnalare che dallo sfruttamento dell'uranio-238 si ricava il famigerato plutonio-239 che è poi il vero combustibile dei reattori di quarta generazione.
Bisogna infine specificare che questi impianti vengono refrigerati con sodio, a gas e con piombo. Il primo, quello raffreddato a sodio, riprende per certi versi le esperienze negative accumulate con le centrali "autofertilizzanti", come il Super-Phenix, che incontrò così gravi problemi in fase di sviluppo da portare alla sua chiusura alla fine degli anni 80. Il secondo, quello raffreddato a gas, potrebbe essere interessante perché il gas raggiunge alte temperature in fase di raffreddamento del reattore, che potrebbero essere utilizzate anche per ricavare idrogeno dall'acqua, senza spendere energia per scindere le molecole di quest'ultima, aprendo così la strada anche all'impiego di un'altra risorsa energetica. Anche quello che utilizza il piombo, infine, presenta motivi di interesse, poiché il piombo sublimando sarebbe in grado di garantire un effetto di schermatura contro le radiazioni.

La prospettiva è quella che le centrali di quarta generazione, nel chiuso del loro reattore, sarebbero in grado, sotto l'effetto di un energico bombardamento neutronico ad alta energia, di ridurre in modo significativo la vita media degli attinidi minori, la parte più pericolosa del combustibile irraggiato, rendendo le scorie radioattive pericolose per un tempo più breve. Si calcola, infatti, che la loro radioattività verrà ridotta a 300 anni.

Questo, però, non significa ancora aver risolto una volta per tutte il dilemma delle scorie nucleari. La soluzione che semplifica il problema dei prodotti finali di fissione richiede comunque lo sviluppo parallelo di depositi adeguatamente protetti per collocarvi le scorie residue.

Tuttavia, ora come ora e per molti anni ancora, le scorie nucleari, pericolosissime per la salute umana, resteranno la "bestia nera" di ogni programma nucleare.

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