[23/05/2013] News

Le sfide dei porti europei per il 2030. La nuova strategia (anche ambientale) dell'Unione europea

Genova, Trieste e Taranto nei primi 20 porti europei

La Commissione europea ha individuato i principali 319 porti marittimi europei, che sono fondamentali per un funzionamento efficace del mercato interno e dell'economia europea, 83 dei quali sono riconosciuti come porti della rete centrale ed ora ha svolto un riesame dei porti che si concentra su queste 319 strutture, «In quanto basi per un ottimo funzionamento della rete portuale europea che gestiscono il 96% delle merci e il 93% dei passeggeri che transitano attraverso i porti dell'Ue».

Secondo la Commissione Ue «Pur disponendo solo di modeste ipotesi di crescita economica, il volume delle merci che transitano dai porti dovrebbe aumentare del 50% entro il 2030 e anche di più a seguito del rapido aumento del traffico di container. Per far fronte alla crescita prevista, è necessario adottare oggi alcune decisioni che avranno effetto tra 5-15 anni. In primo luogo è necessario attuare il corretto quadro normativo per attirare gli investitori e quindi disporre del tempo necessario a realizzare le opere di progettazione e costruzione. La realizzazione di grandi progetti infrastrutturali dura in genere 15 anni. Se l'Ue non agisce oggi, la crescita economica sarà minacciata dal rischio di congestioni e da altissimi costi esterni, in particolare nelle città e nelle regioni portuali e nei loro collegamenti con il vasto entroterra».

In Europa l'efficienza dei porti varia notevolmente: non tutti i porti dell'Ue hanno risultati dello stesso livello e negli ultimi anni c'è stato un crescente divario tra porti capaci di adeguarsi ai nuovi requisiti logistici ed economici e i porti che non l'hanno fatto. Attualmente tre dei porti europei con le migliori prestazioni, ovvero Rotterdam (370,3, milioni di tonnellate),  Anversa (168,5 milioni di tonnellate) ed Amburgo (114,4 milioni di tonnellate), gestiscono un quinto di tutte le merci che arrivano in Europa via mare. Tra i 20 porti maggiori dell'Ue ce ne sono tre:  Genova (13esima, 42,4 milioni di t.) Trieste (14esima 41,8 milioni t.) Taranto (16esima 41,2 milioni t.) «Molti porti europei registrano risultati decisamente positivi e offrono servizi di alto livello - si legge in una nota dell'Ue - Eppure la forza di una catena corrisponde solo a quella del suo anello più debole: se alcuni porti non funzionano bene o sperimentano un declino strutturale, ciò incide negativamente sul funzionamento dell'intera rete di trasporto e sull'economia dell'Europa. La differenza di prestazioni genera significative deviazioni del traffico, rotte terrestri e marittime più lunghe e infine maggiori emissioni prodotte dai trasporti e maggiore congestione a scapito dei cittadini e dell'economia dell'Ue. Ha un impatto negativo sulle opportunità commerciali dei porti efficienti che non possono sviluppare collegamenti marittimi a corto raggio (o alimentare il traffico) verso le regioni dotate di porti poco efficienti. Mina inoltre gli sforzi dell'UE e dei suoi Stati membri tesi a sviluppare il trasporto marittimo a corto raggio quale valida alternativa al trasporto su strada nelle aree congestionate. In generale compromette l'efficienza e la sostenibilità della rete transeuropea dei trasporti e la competitività dell'economia europea nel suo insieme».

I porti devono quindi adeguarsi alle mutevoli esigenze del settore: «Dimensioni e complessità delle flotte sono in aumento: compaiono navi portacontainer di grandi dimensioni, ma anche nuovi tipi di traghetti roll-on/roll-off e di navi gasiere; navi più grandi necessitano di una maggiore capacità massima quando consegnano una quantità maggiore di merci o imbarcano più passeggeri. Ad esempio la "Marco Polo", di proprietà di Cma, operativa dal novembre 2012, ha una capacità di 16 000 container e una lunghezza di 396 m. Per il 2015 Maersk ha ordinato 20 navi con una capacità di 18 000 container. Ciò equivale a un ipotetico treno carico lungo 280 km (la distanza tra Rotterdam e Düsseldorf). L'adozione di navi più grandi per il trasporto marittimo a corto raggio e di servizi a breve o medio raggio (feeder services) produrrà nuove esigenze in termini di efficienza energetica, combustibili alternativi e prestazioni ambientali (Gnl, "cold ironing"). Le tendenze recenti nel campo della logistica e dei sistemi di distribuzione attirano un numero maggiore di servizi a valore aggiunto nelle aree portuali (elemento importante per le norme di concorrenza all'interno di un porto e per i sistemi di tariffazione). Le importazioni di energia stanno mutando e si registra un passaggio dal petrolio e dai prodotti raffinati al gas; occorrono importanti impianti di gassificazione nei porti; trasporto e stoccaggio di potenziali volumi di biomassa secca e di Co2; fornitura di elettricità tramite reti terrestri».

La Commissione Ue fa alcune nuove proposte: «È necessario aiutare i porti ad ammodernare i servizi forniti, collegare meglio i porti e garantire che siano tutti in grado di offrire il miglior servizio possibile. Ciò significa che i porti in ritardo di sviluppo devono essere messi in condizione di raggiungere il livello degli altri. Per farlo sarà necessario cambiare mentalità e imparare dai porti più efficienti. La Commissione ha stimato che questa iniziativa può consentire all'economia dell'Ue un risparmio fino a 10 miliardi di euro entro il 2030 e di ridurre i costi portuali di quasi il 7%».

La Commissione propone anche procedure nuove, trasparenti e aperte per selezionare i fornitori di servizi portuali: «Saranno previste norme per prevenire eventuali abusi sui prezzi da parte degli operatori con diritti esclusivi. Garantendo un ambiente aperto e concorrenziale in materia di servizi portuali e introducendo una maggiore pressione concorrenziale nei porti che ancora non la prevedono, gli operatori saranno indotti a fornire servizi migliori e più affidabili. Questa è una delle priorità anche dell'Atto per il mercato unico II. La proposta relativa ai porti applica il principio generale della libera fornitura di servizi, senza alcuna discriminazione, e allineerà il settore portuale agli altri modi di trasporto e al funzionamento del mercato interno. Per garantire una maggiore attenzione al cliente, la proposta introduce un comitato consultivo degli utenti portuali. I dettagli saranno stabiliti in base alle circostanze locali, affinché le comunità portuali locali possano beneficiare di un migliore coordinamento e di un ambiente commerciale più sano. L'intera comunità portuale sarà però più orientata ai clienti e disporrà di tutti gli strumenti per fornire servizi migliori alle navi che fanno scalo nel porto e agli utenti dell'entroterra. La proposta non prevede norme particolari per la movimentazione delle merci e i servizi passeggeri, le cui pertinenti procedure sono stabilite da una direttiva sull'aggiudicazione delle concessioni (cfr. azione 3). Tuttavia, i fornitori di tali servizi beneficeranno anche di un contesto commerciale più trasparente, con la possibilità di partecipare attivamente al migliore funzionamento del porto».

Per essere in grado di svilupparsi e rispondere ai cambiamenti, i porti europei devono essere collegati meglio all'intera rete di trasporto:«I nuovi orientamenti Ten-T individuano una rete di 319 porti che risultano essenziali per il funzionamento del mercato interno e dell'economia europea (83 porti nella rete centrale Tent-T e 239 nella rete globale). L'insieme di questi 319 porti Ten-T è fondamentale per ottimizzare ulteriormente il sistema dei trasporti europeo, avvalendosi di moderne operazioni logistiche. Analogamente ai nodi intermodali posti alle estremità delle autostrade del mare, essi sono essenziali anche per sviluppare il trasporto marittimo a corto raggio come alternativa al trasporto su strada in alcune regioni, in particolare nel Mediterraneo. La Commissione ritiene che l'iniziativa possa generare un incremento tra il 4% e l'8% del trasporto marittimo a corto raggio e creare un numero considerevole di nuovi posti di lavoro. Tali porti Ten-T genereranno valore aggiunto a livello dell'Ue e saranno integrati da porti regionali e locali». La rete Ten-T si articola su due livelli: 1) la rete globale garantirà la piena copertura del territorio dell'UE e l'accessibilità a tutte le regioni e dovrebbe essere completata entro il 2030, mentre 2) la rete centrale sarà inserita nella rete globale e darà priorità ai nodi più importanti della Ten-T e dovrebbe essere completata entro il 2050.

La proposta estende la libertà dei porti di riscuotere diritti e rafforza la necessità di trasparenza del finanziamento pubblico e «Darà maggiore autonomia alle autorità portuali, in particolare per quanto riguarda la definizione delle tariffe e l'assegnazione delle risorse. Fornendo alle autorità portuali maggiore autonomia per stabilire e riscuotere i diritti per l'utilizzo delle infrastrutture, esse avranno maggiori possibilità di garantire il buon funzionamento di un determinato porto». Inoltre, le proposte prevedono «Una maggiore flessibilità per tenere conto delle prestazioni ambientali dei porti. Nei prossimi anni, le prestazioni ambientali dei porti saranno migliorate grazie alla promozione dell'utilizzo di tecnologie pulite per le navi e le infrastrutture portuali. Le autorità portuali devono essere preparate ad affrontare queste nuove sfide».

La Commissione assicura che «La maggiore autonomia di gestione dei porti sarà compensata dal controllo da parte di un'autorità indipendente che vigilia sulla concorrenza leale e sul coordinamento degli sviluppi portuali a livello nazionale ed europeo. La proposta rafforza la necessità di trasparenza nell'utilizzo di fondi pubblici. Ciò renderà più chiara la destinazione del denaro pubblico e contribuirà a evitare distorsioni della concorrenza. Le norme più specifiche in materia di trasparenza consentiranno un esame più attento di alcune pratiche attualmente esistenti. Ciò incoraggerà gli investitori privati che necessitano di certezza giuridica e di stabilità a lungo termine. In tempi in cui le risorse pubbliche sono diventate sempre più scarse, occorre assicurarsi ulteriori investimenti privati».

Senza una forza lavoro adeguatamente formata e qualificata, i porti non possono funzionare. La Commissione ritiene che «Il previsto incremento dell'attività portuale possa creare circa 70 000 nuovi posti di lavoro entro il 20305. Servizi portuali moderni e un ambiente stabile devono comportare anche un'organizzazione del lavoro e misure sociali moderne. A partire da giugno, la Commissione istituirà un comitato di dialogo sociale per i porti che consenta a dipendenti e datori di lavoro di discutere e concordare le questioni relative al lavoro. La Commissione offrirà un sostegno tecnico e amministrativo al lavoro del comitato e ne valuterà i progressi nel 2016. Il comitato inizierà il proprio lavoro e si concentrerà sulle questioni relative alla salute, alla sicurezza, alla formazione e all'istruzione. In un secondo tempo gli accordi conclusi saranno trasformati in atti legislativi».

La nuova proposta legislativa sui porti è parte integrante di un piano d'azione più ampio proposto dalla Commissione. Dopo un lungo processo di consultazione, la Commissione ha sviluppato un'iniziativa che comprende una proposta legislativa con misure mirate che deve essere adottata dal Parlamento europeo e dal Consiglio e otto azioni supplementari che la Commissione dovrebbe intraprendere nei prossimi anni per affrontare le importanti sfide che i porti si trovano oggi ad affrontare:

Azione 1. Utilizzare le future strutture di corridoio dei nuovi orientamenti per lo sviluppo della rete TEN-T, al fine di individuare gli investimenti prioritari a titolo del meccanismo per collegare l'Europa per collegare i porti alla ferrovia, alle vie navigabili e alle strade e per incentivare i porti a fornire informazioni sui flussi di traffico che consentano una migliore organizzazione delle logistica intermodale.

Azione 2. Collaborando con gli Stati membri, la Commissione rafforzerà l'allineamento dei progetti in materia di trasporti finanziati dai Fondi strutturali e di coesione nell'ambito della rete Ten-T, dando priorità ai progetti relativi all'accesso al porto e ai collegamenti con l'entroterra. Lo stesso approccio volto a garantire la coerenza degli investimenti sarà applicato ad altre fonti di finanziamento dell'UE, come i prestiti disponibili attraverso la BEI e altri strumenti di prestiti dell'Ue.

Azione 3. Verificare la corretta applicazione della futura direttiva sulle concessioni e gli appalti pubblici nel settore portuale. Per i contratti che non rientrano nelle suddette direttive, verificare che i principi di parità di trattamento e di trasparenza sanciti dal trattato e interpretati dalla Corte di giustizia siano applicati correttamente nel settore portuale.

Azione 4. Promuovere la semplificazione amministrativa nei porti, concretizzando gli sforzi intrapresi con le seguenti iniziative:  "cintura blu" che semplifica le procedure doganali nei porti;  attuazione armonizzata e coerente degli sportelli nazionali unici;  iniziativa "E-maritime" (utilizzo di informazioni elettroniche per ridurre gli oneri amministrativi e svolgere attività imprenditoriali);  iniziativa "e-Freight" che intende facilitare lo scambio di informazioni lungo le catene logistiche multimodali e che contribuirà a migliorare l'efficienza dei porti quali importanti piattaforme multimodali.

Azione 5. Chiarire l'applicazione delle norme dell'Ue in materia di aiuti di Stato nel settore portuale: la Commissione è attualmente impegnata ad aggiornare le proprie norme in materia di aiuti di Stato per tutti i settori economici. La Commissione chiarirà il concetto di aiuto entro la fine del 2013 per quanto riguarda il finanziamento delle infrastrutture, in particolare alla luce dell'evoluzione della giurisprudenza della Corte di giustizia.

Azione 6. Adeguamento ai cambiamenti da discutere, ove opportuno, con le parti sociali nell'ambito del dialogo sociale europeo: le parti sociali dell'Ue hanno già concordato un regolamento interno e un programma di lavoro comune aperto e attendono l'istituzione formale del comitato il 19 giugno 2013. La Commissione offrirà un sostegno al lavoro del comitato e ne valuterà i progressi nel 2016.

Azione 7. Promuovere l'innovazione, monitorare le prestazioni nonché esaminare e discutere le esigenze in materia di risorse umane, comprese la salute e la sicurezza, e le sfide nell'ambito della formazione e della qualificazione nei porti dell'Ue: nell'ambito del Settimo programma quadro di ricerca e sviluppo per i trasporti, entro la fine del 2013 la Commissione avvierà due progetti a livello dell'UE che esamineranno tali questioni.

Azione 8. Sostenere un'applicazione più coerente dei diritti per l'utilizzo delle infrastrutture differenziati a seconda delle prestazioni ambientali: la Commissione proporrà principi di tariffazione ambientale e promuoverà lo scambio di buone prassi entro il 2015.

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