[20/05/2013] News

Dalle inondazioni alla siccità: la Namibia è di nuovo in stato di emergenza

Nel mondo i costi annuali della lotta contro il degrado del territorio hanno raggiunto i 490 miliardi dollari e sono destinati ad aumentare

Il primo ministro della Namibia, Hage Geingob ha annunciato che il presidente Hifikepunye Pohamba dichiarerà lo stato di emergenza a causaa della grave siccità che sta devastando il Paese africano. Sarà la seconda  volta nel suo mandato che Pohamba decreta lo stato di emergenza, ma la prima volta, nel 2011, lo fece per motivi opposti: le gravi inondazioni che colpirono il nord-est della Namibia.

Geingob ha annunciato la decisione la settimana scorsa, durante un summit nella capitale Windhoek  con i governi dell'Africa australe per discutere delle strategie a breve, medio e lungo termine per attenuare gli effetti della siccità nei diversi Paesi. Un'indagine svolta ad aprile dall'ufficio del primo ministro della Namibia ha rivelato che più di 400.000 persone sono colpite dalla siccità nelle regioni di Oshana, Omusati, Ohangwena e Caprivi, dove sono state addirittura chiuse numerose scuole. Il presidente del Comitato di gestione dei rischi di catastrofe, Frans Kapofi, ha detto in una conferenza stampa che il governo aveva già accantonato 200 milioni di dollari namibiani (217.000 dollari) per lottare contro la siccità. Una goccia, visto che il summit di  Windhoek  ha posto il problen ma di come far fronte alla crescente insicurezza alimentare, alla penuria d'acqua che sta diventando rarità della risorsa e dei pascoli impoveriti in tutte e 13 le regioni della Namibia.

Proprio la Namibia ospiterà dal 16 al 27 settembre l'11esima Conferenza delle parti della United Nations convention to combat desertification (Unccd) che dovrà definire il piano di azione dell'Onu per combattere la siccità e la desertificazione per i prossimi due anni. L'Unccd sottolinea che «Il degrado del territorio,  più specificamente la siccità e la desertificazione, è diventato un problema sempre più  pressante per un numero crescente di Paesi in tutto il mondo, minacciando gli sforzi per alleviare la povertà, migliorare la salute ed i servizi igienico-sanitari di base e ridurre la disuguaglianza socio-economica, nonché stimolare uno sviluppo agricolo sostenibile».

La desertificazione, insieme ai cambiamenti climatici ed alla perdita di biodiversità, è stata individuata come una delle più grandi sfide per lo sviluppo sostenibile all'Earth Summit di Rio del 1992. Purtroppo, da allora la desertificazione, il degrado del territorio e la siccità sono aumentati, ponendo problemi di sopravvivenza per le popolazioni delle zone aride. Secondo il rapporto costi-benefici sugli effetti globali della desertificazione presentato  la  Conference and Committee Meeting dell'Unccd, tenutasi a Bonn in aprile, un grave degrado del territorio interessa ben 168 Pesi in tutto il mondo ed è in forte aumento da 110  di questi rispetto al primo rapporto presentato a metà degli anni '90: «Le perdite risultanti per la vita, il potenziale umano, la biodiversità e la salute e l'integrità degli ecosistemi sono allarmanti. Con la conseguente devastazione ogni anno di un territorio grande tre volte quello della Svizzera. I  costi annuali della lotta contro il degrado del territorio hanno raggiunto 490 miliardi dollari  e sono destinati ad aumentare.

Il territorio dove vivono circa 2 miliardi di persone, circa il 40% della superficie della Terra, è considerata arido. A causa di una combinazione di attività umane e forze naturali, con i cambiamenti climatici che aggravano la situazione, il 10 - 20% di questi territori sono già considerati degradati. La superficie totale interessata dalla desertificazione è, secondo le stime, tra i 6 ed i 12 milioni di Km2, il che  mette a rischio i mezzi di sussistenza di un miliardo di persone.

Nel rapporto "The Economics of Desertification, Land Degradation and Drought: Methodologies and Analysis for Decision-Making,"  l'Unccd sottolinea che i costi del degrado del suolo sarebbero tra il 3 e il 5% della produzione agricola lorda globale. Inoltre, «Il costo dell'insabbiamento dei bacini idrici è stimato in 18.5 miliardi di dollari all'anno, e quelli della  salinità nell'agricoltura globale in circa 12 miliardi di dollari all'anno».

Una situazione drammatica affrontabile solo con la continua ricerca, lo sviluppo e la rapida attuazione di pratiche sostenibili di gestione del territorio, ma i progressi sono lenti e le commodities alimentari ed altri prodotti e servizi ecosistemici offerti dalla terra e dagli ecosistemi possono essere duramente colpiti dalla desertificazione  dal degrado dei suoli, anche perché i governi spesso sottovalutano il problema fino a che non diventa drammatico.  L'Unccd fa notare che «In linea generale, le politiche che hanno affrontato con successo una transizione verso pratiche di uso del territorio più sostenibili hanno usato approcci partecipativi, hanno risposto alle percezioni e alle priorità locali, godevano di governance adeguate e del  sostegno della società civile, e promuovevano  pacchetti tecnici a basso rischio e con forti incentivi economici». Inoltre, bisogna prima di tutto «Affrontare la governance debole e le distorsioni politiche indotte che operano attraverso i mercati per promuovere attività che degradano i terreni,  sono senza dubbio tra i mezzi più efficaci per contrastare il degrado del suolo nei Paesi in via di sviluppo. Infine, dato l'aumento della domanda mondiale di commodities realizzata su indici di prezzi insostenibili (ad esempio le speculazioni sui prezzi del grano) che converte il capitale naturale in un libero mercato di cibo, fibre, i foraggi e carburante, la finanza deve diventare più responsabile per il suo impatto sulla natura, creando opportunità di cambiamento».

Anche di questo si discuterà il 17 giugno nelle iniziative prevista al World Day to Combat Desertification che quest'anno ha per tema "Don't let our future dry up". Infatti, le terre aride sono particolarmente vulnerabili alla carenza idrica: ogni essere umano ha bisogno di almeno 2.000 m3 di acqua all'anno per vivere in maniera  sostenibile, ma le persone che vivono nelle in terre aride hanno accesso a soli 1.300 m3 di acqua.

Lo slogan del World Day to Combat Desertification  vuole ricordarci che siamo tutti responsabili per l'acqua e la salvaguardia e l'utilizzo sostenibile del territorio, e che non ci sono soluzioni per queste grandi  sfide per le  risorse naturali. «Il degrado del suolo non deve minacciare il nostro futuro», conclude l'Unccd.

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