[17/05/2013] News

La guerra delle aringhe tra Unione europea e Isole Færøer

Le Isole Færøer sono una regione fortemente autonoma che fa parte del Commnwealth insieme alla molto più grande e semi-indipendente Groenlandia. Con queste piccolo (1.399 Km2, meno di 50.000 abitanti) ma bellicoso arcipelago del Mare del Nord ha da sempre contenziosi aperti che riguardano anche la caccia ai cetacei, in particolare la mattanza di globicefali, ma le Færøer  non fanno parte dell'Unione europea ed oggi la Commissione europea ha inviato un ultimatum alle autorità Tórshavn  informandole che intende adottare «Misure volte a garantire la sostenibilità delle attività di pesca dell'aringa condivise con tale regione».

La Commissione dice di aver voluto in questo modo «offrire alle Isole Færøer la possibilità di essere ascoltate prima dell'adozione delle misure, che prevedono possibili restrizioni alle importazioni di aringa e specie associate catturate da operatori locali e restrizioni all'accesso delle navi delle Færøer ai porti dell'Ue, salvo per motivi di sicurezza».

Sullo stock di aringa atlantico-scandinava operano le flotte pescherecce di Norvegia, Federazione russa, Islanda, Isole Færøer e Unione europea «Nel quadro di un regime di gestione istituito di comune accordo sulla base di consultazioni reciproche - ricorda l'Ue -  Le Isole Færøer hanno deciso di non partecipare alle consultazioni sulla gestione dello stock per il 2013, annunciando l'istituzione di un contingente autonomo a un livello del 145% superiore a quello del 2012. E questo quando tutte le altre parti coinvolte in questa attività di pesca avevano accettato di ridurre del 26% i propri contingenti per tener conto delle esigenze di conservazione».

Secondo Bruxelles «Il comportamento delle Isole Færøer costituisce una gravissima minaccia per la sostenibilità dello stock e ne riduce drasticamente le possibilità di recupero. L'intervento della Commissione mira a preservare questa risorsa, il cui esaurimento priverebbe del reddito molti pescatori e le loro famiglie. Esso si fonda sul regolamento (Ue) n. 1026/2012, che prevede l'adozione di misure nei confronti dei paesi che non rispettano l'obbligo di cooperare con l'Ue nella gestione degli stock di interesse comune e adottano misure che ne mettono a repentaglio la conservazione».

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