[14/05/2013] News

Pesca, male la prima. Imbarazzante uscita europea della ministra De Girolamo

Le associazioni ambientaliste contestano la prima uscita europea della ministra italiana delle Politiche agricole e forestali

A Bruxelles è in corso la riunione del Consiglio Europeo per decidere sul futuro della pesca europea e la neo ministra italiana delle Politiche agricole e forestali, quella Nunzia De Girolamo che solo pochi giorni fa era convinta che la lontra fosse un uccello, alla sua prima uscita internazionale non ha trovato di meglio che sconfessare la proposta della presidenza di turno irlandese dell'Ue nell'ambito del negoziato sulla riforma della Politica Comune della pesca con il Parlamento Europeo, nonostante il sostegno e le rassicurazioni espresse in una nota diffusa dall'Ansa.

«Nello specifico - spiegano in un allibito comunicato congiunto Legambiente Marevivo e Wwf -  allontanandosi dalla posizione molto più collaborativa mantenuta dall'Italia fino ad oggi, la ministra De Girolamo ha ridimensionato la  tiepida proposta per la ricostituzione degli stock europei avanzata dalla presidenza e ha richiesto una deroga sui limiti di espansione della capacità di pesca per le flotte soggette a concessioni trasferibili, come quelle di cui dispone la flotta industriale Italiana della pesca al tonno rosso. Inoltre, ha criticato l'introduzione di sanzioni per quegli stati membri che non sono in grado di controllare ed eliminare la sovraccapacità di pesca».

Le tre associazioni ambientaliste  contestano senza mezzi termini il voltafaccia della neo-ministra del governo Letta: «In un mare come il Mediterraneo che registra la più alta percentuale di stock soggetti a una cattura eccessiva in tutta Europa, tra cui quella del tonno rosso che grazie alla sconsiderata espansione della capacità di pesca ha rischiato di collassare, l'intervento del Ministro italiano indica la totale mancanza di volontà politica di combattere con misure incisive la profonda crisi che attanaglia il settore della pesca e le risorse ittiche. Arroccarsi su una posizione di difesa dello status quo è deprecabile, e rischia di far saltare il processo di riforma».

Ecco cosa dice sul sito del ministero, ufficialmente e in maniera palesemente contraddittoria, la De Girolamo: «L'Italia sostiene le linee guida della riforma già individuate dalla Commissione e ribadite nell'orientamento generale in merito alla riforma della Politica comune della pesca. Si tratta di una priorità per l'Italia e il nostro auspicio è di poter adottare la Riforma entro la fine del 2013. Nell'ambito della gestione delle attività di pesca riteniamo importante il raggiungimento di un buono stato ecologico, in linea con le previsioni normative europee. Il Rendimento massimo sostenibile è un parametro importante, ma deve essere applicato in maniera realistica e con attenzione agli aspetti socio economici dell'attività di pesca. Siamo al momento complessivamente soddisfatti dei risultati finora raggiunti in sede di Consiglio e della impostazione generale propostaci dalla Presidenza. Tuttavia, va valutata l'opportunità di una riformulazione del linguaggio su alcune questioni, al fine di evitare ambiguità e difficoltà in corso di applicazione. In primo luogo, la "gestione della capacità di pesca"  è una attività complessa e di non semplice attuazione. L'impostazione originaria formulata in merito dalla Commissione ci ha trovati favorevoli sin dal primo momento per la concretezza e il realismo contenuti. Per contro, le posizioni del Parlamento, specie sul piano delle sanzioni, devono tenere maggiormente conto delle esigenze reali di una buona gestione finalizzata ad una attività di pesca sostenibile. Un altro tema importante è la necessità di preservare la specificità di quei bacini che per le loro caratteristiche non si prestano ad una gestione attraverso sistemi tipo 'Tac e quote'; alcuni elementi dell'orientamento generale parziale - fra cui la soluzione trovata per la questione dei rigetti - rispecchiano in maniera soddisfacente questa nostra esigenza. Tuttavia, la possibilità di esonerare dall'obbligo di sbarco - in maniera diretta e simultanea alla sua entrata in vigore - quelle imbarcazioni che pescano soltanto una piccola quantità inevitabile e fisiologica di giovanili, è una proposta per noi condivisibile, e riteniamo importante il mantenimento di una soglia "de minimis" fra il 7 e il 9%».

La De Girolamo irrompe come un elefante poco accorto in un delicato dibattito sulla riforma della Politica comune della pesca (Pcp), frutto di un dibattito pubblico avviato dal Consiglio sui risultati delle discussioni trilaterale in corso con Parlamento europeo e la Commissione Ue su due proposte: il nuovo regolamento della Pcp  che sostituisce le disposizioni di base della Pcp (Regolamento di base); il regolamento del Consiglio relativo all'Organizzazione comune dei mercati (Ocm) nel settore della pesca e dei prodotti, che si concentra sulle  questioni della politica di mercato (regolamentazione del mercato) l'acquacoltura;

Le 6 tornate di consultazioni a tre l'8 maggio avevano portato ad un accordo globale tra il Parlamento europeo e il Consiglio, mentre la Commissione mantiene ancora una riserva su alcune questioni, tra cui l'utilizzo di atti delegati per le norme di commercializzazione.

Sul principale problema in sospeso, l'informazione obbligatoria dei consumatori sula marcatura e l'etichettatura dei prodotti, è  stato raggiunto un accordo provvisorio per allargare il campo di applicazione obbligatoria delle informazioni sul tipo di attrezzi utilizzati nella pesca e per richiedere più dettagliate indicazione della zona di cattura. Un elenco dei tipi di attrezzi deve ancora essere stabilito a livello tecnico.

Per quanto riguarda la designazione della zona di cattura, una descrizione più ampia sarà applicata anche per le flotte pescherecce che operano anche molto lontane dai mari europei, come nel Pacifico e nell'Oceano Indiano. La Commissione non potrebbe sostenere anche un compromesso, non mantenendo la "catch date" obbligatoria e le informazioni più dettagliate sui prodotti conservati proposte dalla Commissione.

L'altra principale questione in sospeso riguardava i delegated and implementing acts. La presidenza irlandese dice che «È stato raggiunto un accordo, basato sul lavoro dei servizi giuridici del Parlamento e del Consiglio. Il compromesso conserva un certo numero di rafforzamenti della Commissione per gli implementing acts, ma non per i delegated acts. Invece, si prevede di fornire più dettagli nel regolamento per quanto riguarda il riconoscimento delle organizzazioni di produttori e per quanto riguarda i piani di produzione e di commercializzazione. Il compromesso potrebbe mantenere le norme di commercializzazione esistentifino alla loro sostituzione con gli standard successivi, utilizzando la procedura legislativa. La Commissione ha mantenuto la sua posizione, in quanto richiede un potenziamento degli atti delegati sul contenuto di produzione e i piani di marketing. Dopo una ulteriore revisione tecnica e legale, il compromesso sarà presentata al Coreper per approvazione».

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