[03/05/2013] News

Geoingegneria solare, crescono le preoccupazioni degli scienziati per gli effetti sull'ambiente

Anche progetti pilota potrebbero modificare il ciclo delle piogge nei tropici

I più recenti studi sulla geoingegneria solare, proposta come soluzione globale per affrontare i cambiamenti climatici,  stanno rafforzando le preoccupazioni e la richiesta di una governance mondiale che valuti attentamente l'attuazione di progetti "sperimentali" e degli studi sul tema, perché la geoingegneria solare può avere effetti sul ciclo delle precipitazioni nei tropici e può anche portare a una diffusa siccità in Africa.

Diverse progetti di geoingegneria puntano ad affrontare i cambiamenti climatici riducendo la luce solare in entrata, attraverso strumenti come  la diffusione di particelle (aerosol) riflettenti nella stratosfera, ma lo studio  "Robust direct effect of carbon dioxide on tropical circulation and regional precipitation" pubblicato da Nature Geoscience dice che «Senza rimuovere anche l'anidride carbonica dall'atmosfera, questi piani non riuscirebbero appieno a mitigare il cambiamento delle precipitazioni nei tropici».

Infatti lo studio, al quale hanno partecipato ricercatori francesi, britannici ed australiani ha utilizzato una serie di modelli climatici che dimostrano che, anche se le temperature globali non salgono, l'aumento della sola CO2 provocherà cambiamenti notevoli nei modelli della pioggia. Questo perché molti dei futuri cambiamenti nelle precipitazioni nei tropici avverrebbero in modo indipendente dal  riscaldamento superficiale, ma invece saranno indotti da uno spostamento dei moti verticali atmosferici, provocati da un aumento dell'anidride carbonica.

Steven Sherwood, co-autore dello studio e meteorologo del Centre of Excellence for Climate System Science dell'Università del New South Wales, spiega che «La nostra atmosfera intrappola e perde continuamente calore tramite la radiazione infrarossa dal sole. Questo è ciò che porta alla circolazione dell'atmosfera che è responsabile delle precipitazioni» e la principale autrice dello studio, Sandrine Bony, una climatologa dell'Université Pierre et Marie Curie di Parigi, aggiunge che  «Con l'aumento delle "trappole" di anidride carbonica più la radiazione infrarossa, che riscalda l'atmosfera, i cambiamenti attesi nelle precipitazioni tropicali variano notevolmente da regione a regione. Ma qualunque siano i cambiamenti, le società a livello mondiale ne sono vulnerabili». Guojun Gu, un meteorologo dell'università del Maryland che non ha partecipato allo studio, ci trova conferme al suo scetticismo sui vantaggi della geoingegneria: questo studio dimostra che i diversi modelli vanno nella stessa direzione».

Intanto un altro studio, pubblicato su Nature Climate Change, "Asymmetric forcing from stratospheric aerosols impacts Sahelian rainfall", al quale hanno partecipato Jim Haywood, Andy Jones, Nicolas Bellouin e David Stephenson dell'università britannica di Exeter, ritiene che i progetti di diffusione di aerosol potrebbero fare molti danni in alcune aree dei Paesi in via di sviluppo e chiede ulteriori studi per valutarne i possibili impatti. Secondo i ricercatori britannici, «Prima che sia raggiunto un  consenso sulla governance globale,  spruzzare polveri sottili nell'atmosfera superiore potrebbe causare una siccità disastrosa nella regione africana del Sahel». Gli autori fanno notare che «Le grandi eruzioni vulcaniche, che fungono da modelli naturali di geoingegneria in quanto eruttano polveri sottili nell''atmosfera , nell'emisfero settentrionale tra il 1900 e il 2010 hanno preceduto tre delle quattro estati più secche della regione, ma le precipitazioni possono aumentare nella regione del Sahel, se le polveri venissero diffuse nel sud del mondo». I ricercatori di Exeter  concludono che «Un accordo globale per la governance della geoingegneria è essenziale prima che venga diffuso un qualsiasi sistema di geoingegneria pratico».

Commentando lo studio Edward Parson, co-direttore dell'Emmett center on climate change and the environment dell'università di California - Los Angeles, sottolinea su SciDev che «E' chiaro che la riduzione delle emissioni di gas serra è il primo, fondamentale e più essenziale elemento per ridurre i danni da cambiamenti climatici. La geoingegneria è nel migliore dei casi una scelta parziale o secondaria».

In un articolo, pubblicato in Science, "End the Deadlock on Governance of Geoengineering Research"  Parson e David Keith della Kennedy school of government, dell'Harvard university,  sostengono che una ricerca coordinato e trasparente a livello internazionale sulla geoingegneria. «Nel nostro documento non sosteniamo la geoingegneria - dice Parson. Invece sosteniamo la ricerca sulla geoingegneria che sia funzionale e testata. Riconoscendo che la geoingegneria potrebbe causare danni e che non può invertire tutti gli effetti dei cambiamenti climatici, non neghiamo il valore di avere una capacità disponibile».

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