[30/04/2013] News

Acidificazione degli oceani, uno studio paneuropeo apre una nuova Epoca

L'European Project on Ocean Acidification (Epoca) è un'iniziativa che ha coinvolto 160 ricercatori di 32 istituti e 10 Paesi Europei (Belgio, Francia, Germania, Gran Bretagna, Islanda, Norvegia, Olanda, Svezia, Svizzera) e che è considerata come il primo progetto internazionale che si concentra interamente sull'acidificazione degli oceani e sulle sue conseguenze. 

Epoca è stato in parte finanziato dalla Commissione europea con 6,5 milioni di euro. Su un bilancio complessivo di 16 milioni di euro ed i suoi obiettivi erano quattro: 1) documentare i cambiamenti della chimica oceanica e la distribuzione geografica degli organismi marini nello spazio e nel tempo. Metodi di paleo-ricostruzione su svariati dati di archivio, inclusi sui Foraminiferi e sui Coralli di mare profondo,  utilizzati per determinare le passate variazioni nella chimica oceanica (carbonati, nutrienti e metalli in traccia) per rapportarli poi alle osservazioni biologiche e chimiche del presente. 2) quantificare l'impatto dell'acidificazione oceanica sugli organismi marini e sui vari ecosistemi. Sono stati esaminati i processi-chiave biogeochimici attinenti al clima come calcificazione, produzione primaria e fissazione dell'azoto, utilizzando un largo assortimento di tecniche che spazia dagli strumenti molecolari all'approccio fisiologico ed ecologico. Sono stati condotti anche esperimenti di sia in laboratorio che sul campo. Gli organismi chiave sono stati selezionati in base alla loro importanza ecologica, biogeochimica o socio-economica. 3) la componente di Epoca concentrata sulla modellizzazione integra le nozioni acquisite sull'impatto chimico, biologico e biogeochimico dell'acidificazione dell'oceano in modelli biogeochimici, di sedimenti e oceanico-climatici. Particolare attenzione è stata prestata ai feedbacks dei cambiamenti fisiologici sui cicli del carbonio, dell'azoto, dello zolfo e del ferro ed a come a loro volta questi cambiamenti influiranno e saranno influenzati dal cambiamento climatico futuro. 4) Epoca ha valutato  le incertezze, i rischi e i limiti ("tipping points") correlati all'acidificazione dell'oceano su scala molecolare, cellulare, dell'organismo, locale e globale. Stabilendo anche quali sono le modalità di emissione della CO2 necessarie per evitare di raggiungere questi limiti, per descrivere i cambiamenti di stato, qualora le emissioni eccedano e i conseguenti rischi per l'ambiente marino e il sistema terrestre».

Secondo i partner del progetto la ricerca marina era un campo relativamente nuovo quando lo avviarono quattro anni fa e sottolineano che «Le preoccupazioni sono sorte quando le prove hanno mostrato come negli ultimi 250 anni gli oceani hanno assorbito circa un terzo del biossido di carbonio rilasciato in conseguenza delle attività umane. Il risultato è che i livelli di CO2 hanno interessato la chimica degli oceani, aumentando l'acidità dell'acqua di mare. Spesso ci si riferisce all'acidificazione degli oceani come a "l'altro problema della CO2"». 

Le ricerche svolte da Epoca per comprendere l'impatto biologico dell'acidificazione hanno rivelato che «Il 10 % delle acque superficiali artiche diventeranno corrosive per gusci e ossa in meno di 10 anni. Ulteriori analisi degli ambienti costieri del Mediterraneo hanno anche rivelato che circa il 30 % delle piante e degli animali marini potrebbero andare perduti entro la fine di questo secolo - scrive il bollettino scientifico dell'Ue, Cordis - Tuttavia, gli scienziati hanno scoperto che sarebbe possibile fare qualcosa per contrastare questi effetti se si adottassero delle misure per compensare l'impatto delle emissioni di CO2». Secondo i ricercatori, «Queste contromisure potrebbero, a lungo termine, abbassare significativamente il livello di acidità degli oceani». Una importante scoperta che ha spronato un grande consorzio di esperti ad attuare linee guida e standard per la ricerca sull'acidificazione degli oceani. 

«Epoca ha fatto progredire la comprensione scientifica dell'acidificazione degli oceani e del suo impatto sugli organismi e gli ecosistemi marini - evidenzia Cordis -  Il progetto ha inoltre condotto parecchi studi importanti tra cui la dimostrazione che molti organismi calcificanti come i molluschi sono colpiti negativamente dall'acidificazione degli oceani». 

Ulteriori studi hanno rivelato «Una considerevole variabilità nella sensibilità tra specie strettamente imparentate, e persino tra ceppi diversi della stessa specie». I ricercatori hanno anche scoperto che «Alcune specie sembravano resistenti all'acidificazione degli oceani in una gamma relativamente ampia di livelli di CO2, mentre altre erano particolarmente sensibili. Elevati livelli di CO2 portavano anche a uno sviluppo larvale ritardato di crostacei, molluschi bivalve ed echinodermi.  Si è visto che alcune specie erano anche sensibili all'acidificazione degli oceani nelle incubazioni a breve termine, e questo significava che diventavano insensibili se tenute a pressione di biossido di carbonio parziale (pCO2) per periodi di tempo prolungati. Altri studi hanno indicato che l'acidificazione degli oceani riduceva la resistenza termica di molti organismi, e che l'interazione di riscaldamento e acidificazione potrebbe alterare la struttura della loro comunità e la biodiversità». 

Durante la vita del progetto Epoca ha pubblicato  oltre 200 studi, il 21 % di tutti gli articoli di ricerca sull'acidificazione degli oceani pubblicati durante quel periodo, inoltre Epoca ha sviluppato strumenti e metodi che sono ora utilizzati dalla comunità della ricerca e dai responsabili delle politiche. «Si prevede che i risultati di Epoca influenzino anche ulteriori studi sugli impatti socio-economici dell'acidificazione degli oceani», scrive Cordis

Jean-Pierre Gattuso, scienziato ricercatore capo al Cnrs/Université Pierre et Marie Curie di Parigi, spuiega che «Il progetto ha raccolto un significativo interesse e supporto internazionale. Il Gruppo di riferimento sull'acidificazione oceanica (Oa-Rug) di Epoca, che è stato avviato durante il progetto, si è rapidamente trasformato andando a includere programmi di ricerca collegati nel Regno Unito, Germania e nella regione del Mediterraneo. Inoltre, con la recente aggiunta di Paesi al di fuori dell'Ue, di è deciso di formare il Gruppo internazionale di riferimento sull'acidificazione degli oceani (Ioa-Rug), con il supporto della fondazione Principe Alberto II di Monaco. Grazie alla Commissione europea la ricerca europea sull'acidificazione degli oceani ha ricevuto così tanta attenzione e ha aumentato la consapevolezza internazionale. I finanziamenti Ue hanno garantito la prosecuzione dell'eredità di Epoca e la continuazione della ricerca sull'acidificazione degli oceani attraverso altri canali europei, come il progetto MedSeA ("Mediterranean Sea Acidification in a Changing Climate") dell'Ue. Inoltre noi abbiamo ulteriori finanziamenti per un progetto di tre anni erogati dalla fondazione Bnp Paribas, quindi il nostro lavoro può continuare». 

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