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Il "profumo" delle foreste che raffredda la terra dal global warming

Su Nature Geoscience un gruppo internazionale di scienziati guidato dai ricercatori dell'International institute for applied systems analysis (Iiasa) austriaco e dell'università di Helsinki rivela un nuovo effetto delle piante sull'atmosfera e il riscaldamento in corso del pianeta.  

Infatti lo studio Warming-induced increase in aerosol number concentration likely to moderate climate change conferma  che «Le particelle atmosferiche dell'aerosol influenzano il sistema climatico direttamente con la  dispersione e l'assorbimento della radiazione solare e, indirettamente, agendo come nuclei di condensazione delle nubi. Inoltre il  particolato del black carbon e gli aerosol causano un "radiative forcing" negative nella parte superiore dell'atmosfera e riducono sostanzialmente il riscaldamento provocato dai gas serra», ma il team avverte che «In futuro, l'incremento di controlli sui particolati antropogenici e sui vapori precursori delle emissioni per ottenere una migliore qualità dell'aria potrebbero indebolire questo effetto benefico». Invece «Molti aerosol naturali potrebbero influenzare il riscaldamento futuro».

I ricercatori hanno preso in esame osservazioni a lungo termine delle concentrazioni e composizioni di particelle di aerosol e dei loro vapori precursori biogenici in ambienti continentali a latitudini medie ed alte, per dimostrare che i nuclei di condensazione delle nubi aumentano esponenzialmente insieme alla temperatura e dicono che «I nostri risultati confermano un meccanismo di feedback negativo tra biosfera continentale, aerosol e clima: gli effetti di raffreddamento dell'aerosol sono rafforzati da un aumento delle emissioni di vapori organici biogenici in risposta al riscaldamento, il che a sua volta aumenta la formazione di condensa sulle particelle e la loro crescita verso la dimensione di nuclei di condensazione della nube. Questo meccanismo di crescita naturale produce circa il 50 % delle particelle con la dimensione di nuclei di condensazione delle nubi in tutta Europa». 

Ari Asmi, un ricercatore dell'università di Helsinki, spiega così cosa siano questi misteriosi vapori organici biogenici: «Tutti sanno cosa sia il profumo del bosco. Questo profumo è costituito da questi gas».

Lo studio conclude che «Le interazioni biosfera-atmosfera sono cruciali per effetti climatici degli aerosol e possono influenzare in modo significativo gli effetti della riduzione delle emissioni antropiche di aerosol, sia sul clima che sulla qualità dell'aria»

Quindi mentre le temperature aumentano, le attività antropiche contribuiscono a formare le nubi che raffreddano l'atmosfera, ma a questo, come spiega Pauli Paasonen, si aggiunge un fattore naturale: «Le piante, reagiscono ai cambiamenti della temperatura, anche moderata provocati da questi cambiamenti».

I ricercatori hanno raccolto dati in 11 diversi siti in tutto il mondo, misurando le concentrazioni di particolato nell'atmosfera, insieme alle concentrazioni di gas vegetali, alla temperatura rianalizzando le stime dell'altezza dello "strato limite", Che è risultato essere una variabile chiave. Lo strato limite si riferisce allo strato di aria vicino alla Terra, in cui gas e le particelle si mescolano efficacemente. L'altezza di questo strato cambia con il tempo. Paasonen dice: «Uno dei motivi per cui questo fenomeno non è stato scoperto in precedenza era perché queste stime sull'altezza dello strato limite sono molto difficili da fare. Solo di recente la rianalisi delle stime sono migliorate per cui possono essere prese come rappresentative della realtà».

Gli scienziati sapevano che alcuni aerosol, il particolato che fluttua nell'atmosfera, raffreddano  il clima perché riflettono la luce del sole e favoriscono a formazione delle goccioline d'acqua c he danno vita alle nuvole e che queste particelle provengono da molte fonti, comprese le emissioni antropiche, ma l'effetto del cosiddetto aerosol biogenico, il particolato proveniente dalle piante, non era molto studiato e compreso.  Le piante rilasciano gas che, dopo l'ossidazione atmosferica, tendono ad attaccarsi alle particelle di aerosol, costituendo così delle particelle di maggiori dimensioni che riflettono la luce del sole e servono anche come nucleo per la formazioni delle nubi. Il nuovo studio ha dimostrato che con  temperature più calde le piante rilasciano più di questi gas e quindi le concentrazioni di particelle attive nella formazione delle nubi aumentano.

Mentre la ricerca precedente aveva previsto l'effetto  feedback, finora nessuno era stato in grado di dimostrare la sua esistenza ad eccezione di casi di studio limitati a singoli siti ed a brevi periodi di tempo. Il nuovo studio ha di mostrato che l'effetto si verifica a lungo termine e su scale di dimensioni continentali.

Ma non bisogna festeggiare troppo: a livello globale, l'effetto delle emissioni di gas delle piante sul clima  è ridotto, incide solo sull'1% del global warming e «Questo non ci salva dal riscaldamento del clima - evidenzia  Paasonen - Tuttavia, gli effetti dell'aerosol sul clima sono una delle principali incertezze nei modelli climatici. Comprendere questo meccanismo potrebbe aiutarci a ridurre tali incertezze e rendere migliori i modelli».

Invece l'effetto delle piante è  molto più grande su scala regionale, contrastando probabilmente fino al 30% del riscaldamento nelle  zone rurali, nelle zone boschive dove le emissioni antropiche di aerosol sono molto più basse rispetto agli aerosol naturali. Questo significa che, soprattutto in luoghi come la Finlandia, la Siberia, il Canada e questo ciclo di feedback può sostanzialmente ridurre il riscaldamento.

«Le foreste ci stanno fornendo ulteriore raffreddamento. Questa è un'altra ragione per cui dovremmo conservare e proteggere le foreste - ha sottolineato Dominick Spracklen, esperto di piante e cambiamenti climatici  dell'università di Leeds, che non ha partecipato allo studio - Ma gli effetti dannosi del riscaldamento sulle foreste, come gli incendi o altri fatti nocivi, possono superare i piccoli benefici di più nuvole che provengono solo da foreste sane. L'effetto di raffreddamento delle piante è una prova allettante per le persone che credono che il pianeta si comporti in qualche modo come un organismo che autoregolamenta la vita, a volte conosciuta come l'ipotesi di Gaia. Un'idea lanciata nel 1987 è quella che le temperature più calde stimolino la crescita delle alghe negli oceani superiori. Questi piccoli vegetali a loro volta rilascerebbero più dimetil-solfuro chimico che insemina le nuvole per riflettere la luce del sole. Nessuno ha ancora dimostrato che questo effetto esista».

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