[29/04/2013] News

La fine della favola islandese: ritorna la destra che aveva rovinato il Paese. Vi ricorda qualcosa?

In questi ultimi anni, l'Islanda era stata presentata da una parte della sinistra no-global (e di neo-destra "comunitaria") come l'esempio che la schiavitù delle banche e del debito poteva essere rotta e che un piccolo popolo di cittadini, improvvisamente diventato partecipe e virtuoso (visto che prima aveva dilapidato tutto in giochetti finanziari al guinzaglio delle banche), stava dimostrando al mondo che un'altra economia è possibile e che la sovranità nazionale era intoccabile. Greenreport.it ha sempre avuto dubbi su questa fiaba islandese. La fiaba di un popolo risvegliato dal bacio della premier lesbica di sinistra dal sonno mortale nel quale era caduto per aver mangiato la mela avvelenata, che gli era stata offerta  dalla strega cattiva del capitalismo finanziario... e a quanto pare avevamo ragione.

Dopo 5 anni di governo di sinistra che ha nazionalizzato le banche, scacciato i mercanti internazionali dall'isola e evitato alle famiglie di cadere nel baratro del debito, gli islandesi hanno votato in massa per i due partiti di destra che li avevano portati alla bancarotta e li avevano consegnati mani e piedi alle banche.

Stufi di anni di sacrifici, gli islandesi il 27 aprile hanno avuto nostalgia di quando il Paese era diventato un popolo di entusiasti speculatori ed hanno inferto ai socialdemocratici, ridotti al 12,9%, la più grande sconfitta subita da qualsiasi partito islandese dopo l'indipendenza dalla Danimarca nel 1944, respingendo anche (ma contraddittoriamente ) l'adesione all'Unione europea. Gli alleati dei socialdemocratici,  il Movimento Sinistra-Verde ha preso il 10,9% e 10 seggi, dimezzando i voti. Ma uno dei partiti vincitori delle lezioni è propri il nuovo movimento centrista Futuro Luminoso (8,2%) il più filo-europeo mentre entra in parlamento anche il Partito Pirata con il 5,1%, entrambi hanno sottratto voti al centrosinistra.

Il centrodestra ha trionfato: i conservatori del Partito dell'Indipendenza si sono aggiudicati il  26,7% dei voti e i  liberali del Partito progressista il 24,4%, 19 seggi a testa, una maggioranza assoluta dei 38 dei 63 seggi dell'Althing, il parlamento islandese.

L'esecutivo della premier Johanna Sigurdardottir  era in carica dal 2009, dopo il fallimento delle grandi banche del paese provocato dalla folle politica dei partiti di completa deregulation del centrodestra che faceva impallidire le  ricette reaganiane e tatcheriane, con il governo prono ai grandi gruppi bancari e finanziari locali ed esteri. Socialdemocratici e Verdi avevano rifiutato di pagare il debito accumulato dal sistema finanziario nei confronti delle banche inglese e olandesi ed intrapreso una guerra politica contro tutto l'establishment internazionale che ha salvato il Paese, soprattutto le famiglie, dalla bancarotta.

Ma il governo islandese aveva capito che ci volevano regole e che l'Islanda non poteva restare nel suo splendido isolamento che si era tramutato in dramma economico, quindi aveva avviato l'iter per far entrare l'Islanda nell'Ue a tappe forzate. I fondamentali erano ormai a posto: disoccupazione sotto al 5% ed economia in crescita dell'1,2% nel 2012. Ma gli islandesi sono evidentemente di memoria corta ed erano già stanchi dell'austerity che li aveva salvati dalla povertà, non ne volevano sentir parlare di sacrifici per l'ingresso nell'Ue e per restituire il prestito del Fondo monetario internazionale di 1,6 miliardi concesso tra il 2008 e il 2011.

Quindi il governo più amato dagli "alternativi" europei, quello che aveva restituito la sovranità nazionale ad un Paese diventato una specie di succursale delle banche, malgrado la riduzione della disoccupazione e la resurrezione dell'economia, è stato punito dagli elettori che hanno nuovamente preferito credere ad un centrodestra populista che propagandava più crescita, meno austerità, niente ingresso nell'Ue e no all'euro Vi ricorda qualcosa?

Tra gli elettori più entusiasti del centro-destra sembra esserci il 10% di quelle famiglie indebitate, che non riescono a pagare il mutuo della casa o i prestiti immobiliari: il centrodestra, dopo averle rovinate, ha promesso a queste famiglie di alleggerire il peso dei mutui, riportandoli ai parametri del 2008. Vi ricorda qualcosa anche questo?

Se poi si parla di democrazia partecipativa, la vittoria della destra infrange un altro pilastro dell'entusiasmo "alternativista" per l'Islanda, il 43enne leader del partito conservatore, Bjarni Benediktsson, ha già avvertito di non avere nessuna intenzione di sottoporre all'approvazione del parlamento la bozza di nuova Costituzione scritta ed emendata via internet da migliaia di cittadini, cosa che non aveva comunque fatto nemmeno il centrosinistra, perdendo così molti voti. E questo vi ricorda qualcosa?

I partiti euroscettici di centrodestra non hanno perso tempo ed hanno già avviato i colloqui per formare il nuovo governo, promettendo di mettere fine agli anni di austerità (sulla quale gli entusiasti elogiatori italiani del governo precedente preferivano soprassedere)  e di alleggerire il debito che pesa sulle famiglie, la cui causa erano e sono le loro vecchie politiche iper-liberiste. Il problema ora è tutto nel centro-destra, visto che il Partito dell'indipendenza ha preso più voti (ma gli stessi seggi) del Partito Progressista che però i voti li ha raddoppiati ed ora il suo leader, il 38ene Sigmundur Gunnlaugsson, chiede di guidare il governo.

Intervistato da EurActiv, un elettore ha spiegato bene il clima che si respira a Reykjavik: «Un sacco di persone stanno lottando e si aspettano molto dal prossimo governo, forse anche una magia. Tutti i partiti fanno promesse, ma spesso non le mantengono così forse dovremmo stare attenti a quel che vogliamo»

Il centrodestra in campagna elettorale ha messo da parte gli ancora necessari sacrifici ed ha promesso: riduzione del debito, calo dei prezzi degli immobili e dei mutui indicizzati e prelievo del 75% sugli hedge fund, che detengono i crediti alle banche crollate. Vi ricorda qualcosa?

Un altro elettore, probabilmente di centrosinistra, all'uscita da un seggio nella periferia di Reykjavik ha concluso amaramente: «La gente sembra avere la memoria molto corta. Questi sono soprattutto i partiti che ci hanno messo alla fame». Questo, siamo sicuri, che qualcosa vi ricordi, oppure no?

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