[29/04/2013] News

Per un modello energetico sostenibile: StopEnel

Il suo nome è quanto mai indicativo: StopEnel. È la campagna che raccoglie oltre 50 realtà italiane e più di 20 internazionali che contestano il modello energetico dell'Enel, ancora partecipata al 30 per cento dallo Stato.

Associazioni e gruppi di base italiani, ma anche ospiti internazionali, si sono dati appuntamento martedì 30 presso la sede romana dell'azienda per una conferenza stampa, un sit in e interventi di "azionariato critico" in occasione dell'assemblea degli azionisti della compagnia guidata da Fulvio Conti.

Quanto mai ampio lo spettro dei progetti energetici contestati: si va dalle centrali a carbone a quelle a olio combustibile, passando per le grandi dighe. Proprio riguardo ai grandi impianti idroelettrici va segnalata la presenza a Roma degli esponenti delle campagne in corso in Cile, Guatemala e Colombia contro le opere in costruzione o in fase di progettazione che l'Enel ha "ereditato" dalla sua controllata spagnola Endesa o ha deciso di realizzare direttamente. Se per la diga di Palo Viejo (Guatemala), ormai ultimata, si chiedono giuste compensazioni per i danni subiti dalle comunità, per gli impianti di El Quimbo (Colombia), Hidroaysèn (Patagonia cilena) e in territorio mapuche ci si sta battendo per uno stop definitivo ai lavori, considerate le vaste conseguenze socio-ambientali legate alla realizzazione dei progetti.

Ma Enel è anche sinonimo di carbone. A Civitavecchia, dove oltre 25 anni di attività dell'azienda sono coincisi con il tasso più alto nel Lazio (e terzo in Italia) di mortalità per tumori alle vie respiratorie, a la Spezia, ormai al collasso ambientale, vista la presenza di altri impianti inquinanti nel circondario, e a Brindisi, città dove è presente la centrale a carbone più grande di Italia e oltre 400 ettari di terreni agricoli della zona non sono ormai più coltivabili. Impatti ambientali simili a quelli che provocherebbero la centrale di Galati, in Romania, e Porto Romano, in Albania, qualora vedessero mai la luce. Per questo a fianco dei comitati italiani ci saranno anche quelli romeni e albanesi, per ribadire che il carbone è una fonte energetica troppo obsoleta e che, oltre a bonificare i guasti del passato, bisogna evitare investimenti di ogni tipo per il futuro.

A proposito di progetti "fuori dal tempo", che dire allora degli impianti a olio combustibile di Rossano, Porto Tolle e Montalto di Castro? Ma anche le rinnovabili (in discussione non il farle ma il come, ovvero farle bene) quali - parlando sempre di progetti Enel - le biomasse (Pollino) o la complessa e discussa geotermia (Amiata).

Per tutte queste ragioni, StopEnel si prefigge quindi l'obiettivo di promuovere un modello energetico alternativo che metta al centro i diritti umani, la giustizia ambientale e sociale, la difesa della salute dei cittadini e del territorio come bene comune. Fuori e dentro l'assemblea i rappresentanti della campagna faranno sentire la loro voce, nella speranza di ricevere finalmente delle risposte adeguate.

Torna all'archivio