[26/04/2013] News toscana

La Costa Concordia occasione per farla finita con il vergognoso smantellamento della navi in Asia

Oggi sul Secolo XIX il deputato del Pd Michele Ansaldi solleva un tema molto caro a greenreport.it già prima del naufragio della Costa concordia all'Isola del Giglio e che questo giornale ha più volte sollevato, nel silenzio quasi assoluto dei media, sia per denunciarlo sia per evidenziare le nuove norme europee che potrebbero trovare un'applicazione nello "smaltimento" del transatlantico della Costa Crociere. Si tratta della demolizione delle navi e del loro incivile smantellamento a mani nude sulle spiagge indiane e di altri Paesi in via di sviluppo, con rischi altissimi per i lavoratori e disastri certi per l'ambiente, ma anche guadagni enormi per gli armatori e i demolitori senza scrupoli.

Scrive Ansaldi: «Che fine farà Costa Concordia una volta spostata dal Giglio? Se ne dibatte anche in modo poco decoroso, con  politici e amministratori regionali che reclamano la carcassa della nave  per i propri porti in Toscana, Lazio, Campania. Invece l'incidente deve accendere i riflettori sul periodo più oscuro nella vita di una nave: la fine. Finora il più grande cimitero di tutte le navi del mondo è la spiaggia di Alang (nella foto, ndr), in India, dove ci sono circa 200 cantieri di rottamazione. Una vergogna internazionale. Il comandante aspetta il colmo della marea per lanciare la nave sulla  spiaggia. L'operazione in gergo si chiama "beaching", Quando la marea scende centinaia di lavoratori, perlopiù immigrati dagli Stati più poveri dell'India, spesso scalzi e a mani nude aggrediscono la nave, smontandola in pochi mesi a due dollari al giorno. Lavoro sporco e pericoloso, che 50 anni fa si faceva anche da noi, via via diventato appannaggio dei Paesi più poveri a seguito delle normative ambientali più severe».

Che un parlamentare della Repubblica denunci quanto le Ong ambientaliste e che difendono i lavoratori dicono da anni è già una clamorosa notizia che strappa il velo dell'ipocrisia intorno a molti armatori, anche italiani, che gestiscono lo smaltimento delle carrette dei mari.

Ansaldi, rispetto all'atavica disattenzione della classe politica su questi temi, sembra un attento lettore di greenreport.it e ricorda che «La sicurezza in campo marittimo procede e migliora anche a seguito degli incidenti. Dai tempi del Titanic, che obbligò a dotarsi di pratiche a bordo e strumenti di controllo più sofisticati, fino a oggi: i pacchetti di norme più recenti in materia di trasporto di sostanze pericolose si chiamano Erika e Prestige, due petroliere coinvolte in disastrosi naufragi del '99 e nel 2001. Quegli incidenti hanno insegnato qualcosa e la comunità internazionale a partire dall'Ue ha voluto farne tesoro, migliorando la normativa».

Dobbiamo dire che qualche volta, quando diamo notizie delle iniziative Ue sullo shipping ci sentiamo ignorati dai decisori politici italiani e relegati tra i pochi giornali (di solito economici) ai quali la cosa sembra minimamente interessare, è quindi cosa buona e giusta che un deputato del Pd si chieda cosa ci ha insegnato la  Costa Concordia e risponda «Sicuramente che è stupido passare in aree protette e fare inchini. Ma la Politica con la P maiuscola deve cogliere l'occasione per mettere fine a una vergogna internazionale fatta di dumping ambientale e speculazione sulla sicurezza dei lavoratori, per cui l'Occidente manda le proprie navi-rifiuti nel Terzo mondo. Possibile che il "Paese dei navigatori" non abbia neppure un porto attrezzato a rottamare le sue navi? C'è bisogno di aggiornamenti normativi, l'Europa deve darsi da fare. In questi mesi si sta discutendo un regolamento (Ship recycling) che prevede che le navi europee siano smaltite in siti scelti da una lista di smaltitori riconosciuti. Basta? O invece la Concordia impone una rilettura più severa del provvedimento? Non sarebbe "politica industriale" attrezzare per la demolizione almeno un sito in Italia rendendolo competitivo con i siti turchi o del Sud-est asiatico?»

Esattamente quanto scrive da tempo greenreport.it e dice da tempo Legambiente, anche pensando alla demolizione della Costa Concordia in Toscana. Ma Ansaldi va anche oltre: «Immaginando una filiera con gli impianti industriali a ridosso dei porti, magari nel Mezzogiorno? Bisognerà certamente prevenire le furbate (come i cambi di bandiera durante la fase terminale della nave per rendere più agevole la rottamazione a buon mercato) rafforzare i controlli per evitare soluzioni ancora più drastiche come gli inabissamenti al largo. Ma sarebbe bello che il naufragio più incredibile della storia recente serva a far fare un passo avanti di civiltà e di rispetto per l'ambiente al mondo dell'armamento. A queste domande ci piacerebbe che la Politica con la P maiuscola e il governo diano risposte, piuttosto che accapigliarsi per capire chi debba rosicchiare l'osso della "Concordia"». Piacerebbe anche a noi. 

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