[18/04/2013] News

Per fare un green New Deal per l'Italia serve un governo, per fare un governo serve...

Nel suo piccolo, greenreport.it ha da tempo usato la suggestione di un green New Deal per l'Italia come azione principale per l'uscita dalla crisi che ormai da quasi 6 anni sta sfibrando il nostro Paese. Nel giorno in cui anche l'ultimo premier dell'Urss, Gorbaciov, per i vent'anni della sua Green Cross lancia l'idea di una «perestrojka della sostenibilità per rivoluzionare il mondo», arriva quindi più che ben accetta la proposta proprio di un green New Deal per l'Italia da parte della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, in preparazione degli Stati Generali della Green Economy del 2013.

«Promuovendo una riflessione e un'iniziativa per un green New Deal - ha detto il presidente della Fondazione Edo Ronchi -  la Fondazione si propone di contribuire sia a definire una visione più chiara, sia a portare avanti l'attuazione degli obiettivi per lo sviluppo di una green economy, definiti dagli Stati Generali della Green Economy del 2012. Questi obiettivi potrebbero infatti diventare, per la gran parte, punti centrali di politiche e misure di stimolo antirecessione, da mettere al centro di un "nuovo patto per uno sviluppo" per affrontare le "molteplici crisi" dell'Italia».

La proposta è stata presentata al Meeting di Primavera 2013, organizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile proprio in preparazione degli Stati Generali della Green Economy del 2013, dove sono intervenuti anche i ministri dell'Ambiente Corrado Clini e della Coesione territoriale  Fabrizio Barca, il presidente dell'Istat Enrico Giovannini, il tutto arricchito da un intervento video di Jean Paul Fitoussi.

La proposta per un green New Deal per l' Italia - spiegano in una nota - richiede un'analisi dei diversi aspetti della crisi nazionale che si dipanano  lungo quattro direttrici: una lunga recessione, un debito pubblico in continua crescita, una pressione fiscale  in costante aumento e più alta della media europea, una disoccupazione che è passata dell' 8,3% del gennaio 2011 all' 11,2%  di dicembre 2012 con una disoccupazione giovanile al 35%. Nella proposta della Fondazione, spiega Ronchi nel suo intervento, si vuole valorizzare le potenzialità latenti dell'Italia: «Una parte importante delle filiere del made in Italy sta facendo scelte di posizionamento all'interno della green economy con l'innovazione di prodotto e di processo nei settori tradizionali e con lo sviluppo di nuovi settori emergenti legati alle tecnologie green e ai servizi low carbon». Qualche esempio? «L'Italia - continua Ronchi - dispone di buone capacità imprenditoriali e tecnologiche nell'industria del riciclo, che ha ampie possibilità di crescere ulteriormente».

La ricetta - in larga parte condivisibile -  proposta dalla Fondazione per rompere questa spirale prevede di non dare priorità solo al debito pubblico con politiche di tagli e austerità; di dare attenzione ad altri aspetti della crisi: dalla recessione che sta colpendo migliaia di imprese, alla disoccupazione, a partire da quella giovanile che sta compromettendo le possibilità di futuro delle nuove generazioni; di realizzare  pacchetti di misure di stimolo dell'economia capaci di generare nuova  occupazione green; di rivedere la spesa pubblica in chiave green eliminando o riducendo gli incentivi pubblici che hanno effetti negativi per l'ambiente e verificando le effettive priorità degli investimenti pubblici per grandi infrastrutture; di riformare il fisco in chiave ecologica alleggerendo il carico fiscale sul lavoro e sulle attività di qualità ecologica e low carbon, aumentando quello sul consumo di risorse e  sull'inquinamento; di rivedere le politiche europee.

«Un green New Deal - ha concluso Ronchi - richiede una svolta affinché le politiche europee siano più coese e finalizzate al futuro dell'Europa, siano di aiuto e non di freno per i Paesi già in difficoltà; affinché le politiche nazionali siano più innovative e più coraggiose, anche più chiare e decise negli indirizzi di fondo; affinché sia incoraggiata e sostenuta l'iniziativa locale nelle città e nei territori».

Fatto però un piano economico verde come potrebbe essere un green New Deal, altrettanto importante è trovare un governo convinto e in grado di portarlo avanti, anche a livello europeo. La situazione italiana, in questo senso, non dà al momento grandi speranze; anzi, le ultime vicende - l'assenza di un governo in carica e la proposta a presidente della Repubblica di Franco Marini, oggi già bocciato ai voti - fanno cadere le braccia. Questo nulla toglie comunque all'iniziativa della Fondazione, che appoggiamo senza dubbio, riservandoci poi di vedere nel concreto cosa sboccerà dall'evento conclusivo di quest'iter appena iniziato dalla Fondazione, con gli Stati generali della green economy del 2013 e il loro carico di proposte per un green New Deal del Bel Paese.

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