[18/04/2013] News

Dopo il bluff nucleare, la Corea del Nord pone le condizioni per riavviare il dialogo

Onu: «No a status nucleare per la Rpdc». Cina: «Applicheremo le sanzioni a Pyongyang»

Probabilmente il regime nazi-stalinista della Corea del Nord e il suo giovane leader supremo Kim Jong Un hanno ottenuto buona parte di  quel che volevano dall'escalation di minacce nucleari e belliche dell'ultimo mese: dimostrare all'affamato popolo della Repubblica popolare democratica di Corea (Rpdc) che il regime è in grado di far fronte ad una presunta aggressione esterna e di trattare da pari a pari con la più grande potenza militare ed economica mondiale, gli Usa, e di resistere alle pressioni dell'altra potenza amica, la Cina.

Probabilmente per questo, passato senza i minacciati lanci di missili  nucleari verso Guam, Giappone e Corea del sud il 101esimo anniversario della nascita di Kim Jong Un, padre e nume tutelare della Rpdc e nonno di Kim Jong Un. Oggi in un comunicato teoricamente ancora molto bellicoso, ma che segna una apertura alla trattativa,  la potentissima  Commissione della difesa della Corea del nord  ha detto che «Se i nemici, cioè Gli Usa e il Sud [...] vogliono realmente il dialogo ed i negoziati, devono prendere queste misure», che poi è andata ad elencare.

I militari nordcoreani, i veri padroni della Rpdc, hanno chiesto oggi al governo statunitense e a quello della Corea del sud  «Di cessare le provocazioni» e di «Presentare loro loro scuse per le loro aggressioni e di garantire che non si impegneranno in giochi di guerra nucleari destinati ad intimidire la Rpdc». L'agenzia ufficiale del regime nordcoreano, la Kcna, riferisce che la dittatura di Pyongyang ha anche chiesto a Washington e Seoul, se vogliono riprendere i negoziati con la Rpdc,  di «Ritirare le armi nucleari dispiegate in Corea del Sud e nei sui dintorni e di astenersi dal ridispiegarle in futuro».

 Nello stesso tempo la Corea del Sud deve «Rinunciare immediatamente a tutti gli atti ostili verso la Corea del nord , tra i quali la diffusione di dichiarazioni menzognere sul tema della corvetta Cheonan e dei cyber-attacchi del 20 marzo», si tratta della nave sudcoreana affondata probabilmente da un siluro o da una mina ella Rpdc nel 2010 e del recente attacco di hacker che ha oscurato siti istituzionali e media sudcoreani.

In realtà il regime dinastico-nazionalista-comunista del Nord non può portare avanti ancora per molto il suo bluff nucleare con due missili baliatici Musudan a media gittata che avrebbero dovuto incenerire in un mare di fuoco addirittura, Washington, Tokyo, Guam e la Crea del sud.  Alla fine, per interrompere il gioco delle parti, alimentato dai militari e dai repubblicani Usa, è intervenuto Barack Obama in persona per dire che la Rpdc non è in grado  di armare un missile balistico con ogive nucleari, pur assicurando in un'intervista alla Nbc che gli Usa si preparano ad ogni eventualità perché  Pyongyang è capace di mettere in atto «Più atti provocatori nel corso dei prossimi anni». Ma Obama ha detto di sperare che «Potremo entrare in una fase differente nel corso della quali tentino di rispolverare diplomaticamente alcuni dei temi».

Il bluff nucleare nordcoreano è stato smontato anche dal segretario generale dell'Onu, il sudcoreano Ban Ki-moon, che ha detto che la Rpdc «Non avrà lo status di potenza nucleare  malgrado i suoi test nucleari e balistici.  Chiedo a Pyongyang di rinunciare alle ambizioni nucleari. La Corea del Nord non sarà riconosciuta come potenza nucleare. Le autorità nordcoreane dovrebbero piuttosto dedicarsi al miglioramento della situazione umanitaria nel Paese».

Un altro pesantissimo stop al regime nordcoreano viene da Pechino: la portavoce del ministero degli Esteri cinese, Hua Chunying, ha detto che «La Cina osserverà la risoluzione delle Nazioni Unite riguardante la Repubblica popolare democratica di Corea. Noi seguiremo fedelmente la risoluzione dell'Onu ed onoreremo gli obblighi internazionali ad essa collegati».

La portavoce cinese ha sottolineato che questo vale anche per le sanzioni imposte alla Rpdc: «La risoluzione delle Nazioni Unite è chiara. La Cina è un membro permanente del Consiglio di sicurezza dell'Onu, così come un membro responsabile della comunità internazionale.

Ban Ki-Moon ha comunque ricordato che nella penisola coreana la situazione «Resta molto volatile», ma  «La comunità internazionale ha risposto in maniera ferma ma misurata alle minacce e ad altri atti provocatori della Repubblica popolare democratica di Corea. Gli sviluppi recenti hanno rafforzato il consenso internazionale per rifiutare di lasciare che la Rpdc acceda allo status di potenza nucleare. Continuo a chiedere ai leader della Rpdc a cambiare condotta ed a ritornare al tavolo dei negoziati. Ne ho discusso con i leader della Cina, degli Usa, della Corea del sud e di numerosi altri Paesi».

Alla fine anche i militari di Pyongyang sembrano essersi convinti che il bluff è finito e che ora possono passare un'altra volta all'incasso degli aiuti internazionali facendoli passare per l'ennesima sconfitta dell'imperialismo.

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