[17/04/2013] News

La falsa profezia di Grillo alla bambina: lavorerai fino a 82 anni. Magari!

In un video destinato a diventar virale su internet Beppe Grillo, con in braccio una bambina come nella più classica delle immagini dei leader, sussurra alla piccola parole al fiele sul suo futuro. E' una gag, e tutte le persone attorno a lui sono divertite quando l'ex-comico attacca: «Grazie, ci pagherai tutti i debiti, ti ringrazio, sei meravigliosa. Adesso non lo sai ma non avrai più nessuna pensione, nessun tipo di agevolazione, dovrai lasciare tutti e andare all'estero». E poi conclude: «Lavorerai, lavorerai... povera te, lavorerai fino a 82 anni».

Un siparietto, certo, ma che dimostra che neppure il grande capo del M5S, quello che ha capito tutto e meglio degli altri, si rende conto di qual è la situazione occupazionale italiana. Purtroppo, e chi scrive ha due bambini piccoli e quindi parla per esperienza diretta, se dovessimo raccontarla tutta ai bambini dovremmo dire: «Non lavorerai, se avrai la fortuna di farlo sarà per brevi impieghi e mal pagati e da una certa età in poi farai la fila alla Caritas, a meno che tu non venga colpito da un gran colpo di fortuna». Nessuno in cuor suo se la sentirebbe mai, ovviamente, di dire queste cose a coloro che invece dovrebbero essere la speranza per un mondo migliore di questo, ma nella provocazione ci avvicineremmo di più a quella che è la realtà del 2013 in Italia.

La domanda da porre e che nel nostro piccolo non abbiamo mai cessato di fare da quando è stata fatta l'assurda riforma delle pensioni è infatti: chi ti tiene al lavoro fino, se non oltre, i settant'anni? Nel mondo reale, non quello della fantasia di certi ministri, nelle aziende - e restiamo nei giornali così parliamo di cose viste e vissute, ma che valgono crediamo per molti settori - da una certa età in avanti, sei considerato una zavorra. Quasi sempre intorno ai sessanta cominciano a rincorrersi ipotesi di prepensionamento, perché guadagni troppo, e finisci in quei desk chiamati non a caso, almeno nell'ambiente, il cimitero degli elefanti. Ti mettono lì a scaldare la scrivania o poco di più. Questo almeno accadeva fino a qualche anno fa, ora che succederà?

Perché non si parla solo di lavorare di più - per chi ci arriva e ancora lo tengono, a quell'età - ma anche come ci si arriva. Mica tutti hanno una salute di ferro che li supporta. Così è molto più probabile che ti licenzino e che non arrivi a lavorare nemmeno a sessant'anni. E magari hai pure i figli a carico. Altro che pensioni a cui non arrivi più, che poi già oggi non sono questo grande miraggio: nel 2011 quasi la metà dei pensionati, circa 7,4 milioni, il 44,1% del totale, riceve redditi da pensione per un importo mensile inferiore a 1.000 euro. Lo comunica proprio oggi l'Istat, aggiungendo che per 2,2 milioni (il 13,3%) le prestazioni non superano i 500 euro. Se uno in queste condizioni avesse poi bisogno di una badante...

Quindi, perché questo non sia l'unico futuro possibile, l'economia deve ripartire. Perché se l'economia non riparte non riparte neppure l'economia ecologica, ovvero la riconversione ecologica dell'economia. Se il treno è fermo, non lo si può direzionare. Ma non sbagliamo l'analisi, non serve assolutamente a nulla parlare di quello che non c'è più, serve costruire un nuovo modello di sviluppo e di welfare assieme anche alla generazione cosiddetta perduta. Perché non c'è niente di perduto finché si lotta. Guai a perdersi, anzi, qui bisogna ritrovarsi e riconoscersi in questo nuovo modello che magari ci vedrà tutti più poveri, ma migliori socialmente e ambientalmente parlando. Se questo processo riusciremo a governarlo, invece di lasciare che sia il mercato a decidere per noi, il futuro tornerà ad essere dalla nostra parte.

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