[15/04/2013] News

Balenottere e navi, nel Mediterraneo alto rischio di collisione: mitigare i rischi è possibile

Il Mare Nostrum concentra il 30% del traffico marittimo mondiale, ma rappresenta solo lo 0,8% della superficie degli oceani

L'Institute for the Protection and Security of the Citizen del  Joint research centre (Jcr) dell'Unione europea ha pubblicato lo studio Potential feeding habitat of fin whales in the western Mediterranean Sea: an environmental niche model al quale hanno partecipato anche i ricercatori italiani Simone Panigada (Centro di ricerca Tethys, Acquario civico di Milano) ed Antonella Arcangeli, (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), insieme a colleghi francesi e spagnoli, dal quale emerge che tra le numerose minacce per i cetacei, la collisione con le navi e l'inquinamento acustico sono quelle più grandi per le balenottere comuni. 

Il trafficatissimo Mediterraneo, con il 30% del traffico marittimo mondiale concentrato in un bacino che rappresenta appena lo 0,8% della superficie degli oceani del pianeta, ha aree di foraggiamento importanti per questi giganti del mare che rischiano l'estinzione. I risultati dello studio mostrano che il bacino Liguro-provenzale, e in particolare l'area del Santuario internazionale dei mammiferi marini Pelagos, «Ha un alto rischio potenziale di collisione in piena estate a causa dell'elevato traffico passeggeri».

Uno degli autori dello studio, Jean-Noel Druon, spiega in un'intervista all'Ansa che «In tutto il Mediterraneo si stima che la popolazione di balenottere comuni arrivi complessivamente a circa tremila individui. Si tratta di un numero limitato variamente distribuito nell'habitat potenziale a disposizione, carico del krill (insieme di invertebrati) di cui si nutrono. Nella zona del Santuario Pelagos la densità del traffico marittimo raddoppia d'estate rispetto al resto dell'anno, con una distribuzione non omogenea e un picco dei traghetti veloci verso Corsica e Sardegna. Allo stesso tempo c'è una concentrazione di habitat favorevole alla nutrizione delle balenottere. Quindi in estate c'è un maggior rischio di collisione». La situazione sembra molto diversa nel Mare di Alboran, fra Spagna e Marocco, con un traffico marittimo 10 volte maggiore che nel Mediterraneo occidentale, ma dove le balenottere sono poche, tanto che si pensa che siano scomparse proprio a causa del troppo disturbo e rumore.

Il team spiega che «E' necessario lo sviluppo di strumenti sinottici per ricavare il potenziale habitat delle balenottere Balaenoptera physalus su una base a larga scala nel Mar Mediterraneo, dato che la specie ha una distribuzione in gran parte sconosciuta ed è ad alto rischio di scontri con le navi». Lo studio propone «Un modello di habitat di foraggiamento per le balenottere nel Mar Mediterraneo occidentale, basandosi, per la scelta dei predittori, sull'ecologia della specie. Le variabili ambientali selezionati sono predittori diretti e predittori delle risorse disponibili attualmente a livello di bacino». 

Il team ha determinato gli habitat nei quali si cibano questi grandi cetacei soprattutto attrverso le immagini satelitari che mostrano la presenza simultanea di grandi quantità di clorofilla della superficie del mare e di temperature adatte (Sst) e spiegano che «Anche uno specifico range di CHL contenuto in superficie  (0,11-0,39 mg m -3 ) e una profondità minima (92 m) sono stati identificati come importanti criteri regionali». 

La ricerca ha realizzato e mappe giornaliere e le hanno confrontate con gli avvistamenti di balene ed hanno visto che i predittori ambientali di alimentazione son validi indicatori dell'habitat un potenziale dei cetacei: «Il modello funziona bene, con l'80% dei dati di presenza <9.7 km dall'habitat potenziale previsto. Le mappe mensili, stagionali e annuali dei potenziali habitat di alimentazione 2000-2010 sono correlate, per la maggior parte, con le attuali conoscenze ecologiche sulle balenottere comuni. Nel complesso, l'habitat potenziale delle balenottere comuni si verifica spesso durante l'estate in aree dinamiche della circolazione generale, ed è sostanzialmente più diffuso nell'intero bacino in inverno. Tuttavia, i risultati presentano anche forti variazioni di anno in anno (dal 40 al 50%), che è essenziale prendere in considerazione al momento di valutare i modelli di migrazione e raccomandare misure di protezione e conservazione».

Il metodo proposto di combinare habitat potenziale e dati sul traffico marittimo fornisce un valore aggiunto per i decisori politici. Oltre a mappare il rischio potenziale di collisioni con le navi, lo studio Jcr evidenzia la fattibilità dei futuri sistemi operativi di mitigazione: «Ad esempio, la produttività giornaliera dei potenziali habitat potrebbe essere utilizzata in un  real-time system a bordo delle navi di grandi dimensioni per aumentare la consapevolezza del rischio di collisioni. Possono anche essere utilizzati come dati complementari per lo sviluppo di sistemi di tracciatura in tempo reale di cetacei». 

I ricercatori propongono anche di installare boe acustiche ormeggiate lungo i corridoi di navigazione che trasmettano in tempo reale informazioni sulla posizione delle balene alle navi, permettendo loro di adattare la loro velocità quando attraversano  gli habitat principali. Altre misure di mitigazione consistono nel ridurre la velocità delle navi quando si verificano le condizioni ambientali che attraggono le balene. Inoltre, «Sono necessarie ulteriori ricerche per verificare se il rumore del traffico marittimo induce una perdita effettiva di habitat per la balenottera comune».

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