[15/04/2013] News

Ding-Dong! La strega è morta, ma in Ue un'altra sta nascendo?

In UK i cittadini "festeggiano" il funerale della Thatcher con la canzone del Mago di Oz

Ding-Dong! La strega è morta. Ding-Dong, cantano oggi gli inglesi: i funerali della Lady di ferro sono alle porte, ma i sudditi della corona britannica non sembrano mostrarle molto rispetto. È in suo onore, infatti, se la canzone cantata da Judy Garland ne il Mago di Oz - un vero e proprio cult, oltremanica - è riuscita a piazzarsi al secondo posto nella classifica dei singoli più ascoltati del Regno Unito. La campagna online anti-Thatcher mirava al primo posto, ma conquistare la medaglia d'argento non è precisamente quel che si dice un premio di consolazione.

Soltanto con qualche imbarazzo la Bbc si è trovata costretta a dar notizia del piazzamento, forse di cattivo gusto ma certamente incredibile, di un colonna sonora cinematografica che risale al 1939. Margaret Tatcher e il suo turboliberismo riuscirono come pochi nello sconquassare un tessuto sociale seppur solido come quello britannico: evidentemente, molti suoi nipoti ricordano ancora bene questo regalo. Ma la maledizione della storia è che da lei non riusciamo mai ad imparare. A quasi un quarto di secolo di distanza dalla fine dell'esperienza della Thatcher come primo ministro del Regno Unito, crediamo ancora che l'efficacia della macchina economica possa beatamente procedere su binari paralleli rispetto a quelli della sostenibilità sociale e ambientale.

Così, maturiamo il rischio esperimento di veder sbocciare in seno all'Europa, nel bel mezzo della crisi che - almeno per l'Italia - è stata definita da Confindustria come «la più grave della storia». Il sociologo (tedesco) Ulrich Beck, oggi in un'intervista a la Repubblica, ammonisce chiaramente «che non è possibile che la crisi dell'euro renda Angela Merkel la regina d'Europa, che impone la sua disciplina di bilancio provocando rivolte e povertà».

La nostra presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini, su Sette - il magazine del Corriere della Sera - rincara la dose. Quando Aldo Cazzullo le chiede perché ha deciso di fare politica in Italia, la neopresidente risponde: «Ero in un centro di "Medici del mondo" in Grecia, e notavo che la metà delle persone in fila per essere visitate non erano stranieri ma greci disoccupati, anziani che avevano perso il diritto all'assistenza pubblica. La politica che la trojka europea ha imposto ha creato sofferenze e umiliazioni. E con i greci era in fila un nero dal volto tumefatto, con altri africani che gli dicevano di smettere di piangere: "Ti hanno pestato ma cosa vuoi che sia, è normale, a me è successo tre volte, a lui quattro..."». Incalzata dal giornalista, la Boldrini continua riferendo che si tratta di «Aggressioni mirate. Di notte, ma anche in pieno giorno. Gruppi di teppisti xenofobi puntano un nero e lo massacrano. Ci rendiamo conto di come abbiamo ridotto il Paese da cui è nata la nostra civiltà?» 

Una domanda che ha molto a che vedere con la povertà che sfibra ogni corda del tessuto sociale, rendendo possibile la rinascita di un'economia soltanto animale. Secondo Eurostat, già oggi ¼ della popolazione greca vive in condizioni di povertà; nel resto dell'Europa, Italia compresa (e ai primi posti), lo stesso allarme è in continua crescita.

Eppure la risposta ce l'avremmo in casa. Da ultimo, anche i "saggi" convocati dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, hanno ammesso senza indugi che «La principale emergenza che ci troviamo oggi ad affrontare  è quella del lavoro e della conseguente crescita della povertà», e che «la via maestra per combatterlo è lo sviluppo economico equo e sostenibile». Una bussola da seguire, che più chiara non si può. Eppure, il confronto politico di questi giorni, di questi mesi, si è forse sviluppato nella direzione della sostenibilità? Certamente no, e neanche i media sono riusciti a darne il giusto peso. Suonerà mai anche per noi una campana a darci la sveglia? Forse dovremo sbatterci la testa, per farla vibrare. Ding-Dong!

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