[11/04/2013] News

Cibo biologico, falsi dall'estero: tonnellate di mais e soia sotto sequestro. Ma il problema dilaga

Secondo un'indagine svolta dall'ente di certificazione DNV Business Assurance e GFK Eurisko, che ha coinvolto circa 500 professionisti di importanti aziende del settore food & beverage in Europa, Nord America, Sud America e Asia, sicurezza alimentare e qualità sono le aree che le aziende considerano più vulnerabili nella gestione della filiera. In Italia, a ragione, sono presenti le stesse preoccupazioni poiché si moltiplicano le contraffazioni.  Anche nel settore biologico i "falsi" continuano a dilagare e seppure molti illeciti vengono scoperti, e l'impressione è che i numeri siano marginali rispetto all'entità reale del problema. 

Oggi l'ultimo caso in cui attraverso l'operazione denominata "Green war" e coordinata dalla Procura della Repubblica di Pesaro, sono state effettuate numerose perquisizioni a carico di operatori del settore dei prodotti da agricoltura biologica che importavano da Paesi terzi limitrofi all'U.E. (Moldavia e Ucraina), granaglie destinate al comparto zootecnico e, in taluni casi, all'alimentazione umana (in particolare, soia, mais, grano tenero e lino) falsamente certificate come "bio" ma in realtà non conforme alla normativa comunitaria e nazionale. Ma c'è di più. In alcuni casi, le produzioni agricole certificate come biologiche erano di fatto ottenute con elevato contenuto di Organismi geneticamente modificati (Ogm) o contaminate da agenti chimici vietati nell'agricoltura biologica.

A coordinare il sistema illecito (23 le persone indagate e una decina le società coinvolte), alcune società italiane, che avevano la gestione finanziaria e il controllo di aziende operanti in Moldavia e Ucraina nonché degli Organismi preposti alla certificazione dei prodotti. In particolare, le suddette società, per sottrarsi al sistema di controlli, provvedevano allo sdoganamento delle merci a Malta, presso una società gestita da personale italiano, per poi destinarle in Italia.

«Alla luce di quanto è emerso con questa frode alimentare - ha dichiarato Alessandro Triantafyllidis, presidente di Aiab - è ormai sempre più evidente la necessità di una riforma del sistema di controllo, di una maggiore vigilanza da parte del ministero e un impegno parte dell'Unione Europea nel sorvegliare, efficacemente, le frontiere extra-UE. Nel caso vengano evidenziate ditte e persone già coinvolte in altre frodi non deve essere più data loro la possibilità di operare in questo settore. Diventa assoluta priorità del nostro Paese, nell'ambito dei negoziati Pac, garantire risorse e strumenti per realizzare filiere cerealicole nazionali biologiche e promuovere un piano nazionale per la produzione di proteine vegetali, come la soia, a supporto di filiere Ogm free, con indicazione prioritaria, volta al settore biologico nel quadro di un'emancipazione progressiva dal ricorso a mangimi proteici di importazione», ha concluso il presidente Aiab.

L'attività delegata dalla Procura della Repubblica di Pesaro, per accertare il loro ruolo e le responsabilità rispetto al funzionamento del meccanismo fraudolento, è stata condotta dall'Ispettorato Repressione Frodi (ICQRF) del ministero delle Politiche Agricole di Roma e dalla Guardia di Finanza di Pesaro, ed ha interessato diverse Regioni (Marche, Emilia Romagna, Sardegna, Molise e Abruzzo), alcuni utilizzatori dei prodotti e le sedi di due Organismi di certificazione coinvolti, ubicati a Fano e a Sassari. L'indagine ha consentito di porre sotto sequestro 1.500 tonnellate di mais proveniente dall'Ucraina, falsamente certificato come biologico nonché circa 30 tonnellate di soia indiana lavorata, verosimilmente contenente prodotti chimici vietati, destinata all'industria mangimistica, per l'alimentazione zootecnica.

Anche Confagricoltura plaude all'operazione della Guardia di Finanza: «Episodi come questo devono spingere la Commissione Ue a impegnarsi maggiormente nelle verifiche sui sistemi di controllo degli altri Paesi dell'Unione europea. Proprio lo scarso controllo della UE è, infatti, la causa principale della frode a cui assistiamo oggi. Il prodotto veniva sdoganato a Malta per poi arrivare nel nostro Paese. Il nostro sistema è molto più rigido e proprio la scorsa settimana l'ente di accreditamento italiano (Accredia) ha sospeso un importante ente di certificazione del biologico per alcune gravi mancanze, proprio nel settore dell'importazione di mangime bio. Siamo per la tolleranza zero verso il falso biologico -  ha aggiunto Confagricoltura - Tutte le più gravi frodi alimentari degli ultimi due anni hanno riguardato prodotti di importazione (gli importatori esclusivi del biologico sono solo 63) che stanno mettendo in seria difficoltà le oltre 46000 aziende biologiche che vedono la propria attività screditata di riflesso. La Commissione europea deve approvare i codici doganali specifici per il bio, da troppo tempo rinviati, e sospendere il regime di equivalenza ai paesi extra UE, da cui è pervenuto il prodotto contraffatto», ha concluso Confagricoltura.

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