[10/04/2013] News

Mediterraneo, trovate tracce di plastica nei muscoli degli squali elefante

Lo studio Ose e l’Università di Siena confermano la contaminazione nel Mare Nostrum

Operazione squalo elefante (Ose), il primo studio sul campo dedicato allo squalo elefante nel Mediterraneo realizzato dall' associazione MedSharks e dal Settore conservazione natura del Centro turistico studentesco (Cts)  con il sostegno della Fondazione Principe Alberto II di Monaco e dell'Associazione Italiana della Fondazione Principe Alberto II di Monaco,  partecipa alla Conferenza sui rifiuti marini di Berlino, organizzata dalla Commissione Europea e dal ministero  dell'ambiente tedesco,  che si conclude il  12 aprile, dove ha reso noto una scoperta che desta preoccupazione: «La presenza di plastica nei muscoli di squalo elefante.

Secondo Eleonora de Sabata, coordinatrice del progetto Ose, «I risultati di una ricerca condotta insieme all'Università di Siena prova, per la prima volta al mondo, come i rifiuti abbandonati in mare abbiano contaminato anche il pesce più  grande del Mediterraneo: lo squalo elefante.  Questo grande squalo, un gigante che raggiunge gli 8-9 metri di lunghezza, si ciba esclusivamente di plancton ma inghiotte allo stesso tempo la plastica che galleggia copiosa in mare».

I tossicologi dell'Università di Siena, che collaborano al progetto,  hanno trovato in questi squali tracce di ftalati, additivi aggiunti alla plastica durante la lavorazione: «Segno inequivocabile che gli squali, oltre ad avere inghiottito la plastica, l'avevano anche assimilata. Con quali effetti non é ancora chiaro, ma queste sostanze possono alterare la produzione di ormoni».

Stefano Di Marco, vice presidente nazionale del Cts, conclude: «Occorre assicurare a questi straordinari animali che rappresentano una grande ricchezza in termini di biodiversità adeguate misure di conservazione. Per questo motivo, oltre al progetto Ose, la nostra associazione è impegnata anche in un altro importante progetto per la salvaguardia degli squali che vengono uccisi al ritmo di 100 milioni di esemplari all'anno: SharkLife. Il progetto finanziato dall'Ue con un progetto Life+ ha come obiettivo quello di rendere consapevoli soprattutto pescatori professionisti e sportivi della reale importanza di rilasciare in mare gli esemplari pescati e di informare il grande pubblico che il vero grande pericolo è l'uomo non lo squalo».

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