[03/04/2013] News

Morti premature per l'inquinamento atmosferico, è record in Cina e nel mondo

Registrati comunque forti miglioramenti per i dati sulla mortalità infantile e materna e la speranza di vita

Nel 2010 in Cina l'inquinamento atmosferico ha contribuito alla morte prematura di più di 1,2 milioni di persone, circa il 40% delle morti precoci per questa causa in tutto il mondo.  E' questo il dato più clamoroso del rapporto Global Burden of Disease Study 2010, sulla distribuzione e le cause di morte a livello mondiale, suddivise in categorie,  pubblicato da Lancet

Secondo lo studio, in Cina la quarta causa principale delle morti premature è "l'Ambient particulate matter pollution", preceduta da rischi alimentari, pressione alta e fumo. L'inquinamento in Cina è la causa della perdita di 25.000 mila anni di vita in salute da parte della popolazione.  Nell'altro gigante emergente, l'India, lo studio ha collegato l'inquinamento atmosferico a 620.000 morti premature nel 2010.

In un intervista al Times, Robert O'Keefe, vice president dell'Health effects institute, un gruppo di ricerca che contribuisce a diffondere il rapporto, ha spiegato: «Per India e Cina abbiamo redatto numeri specifici, dato che parlano più direttamente ai leader nazionali dei numeri regionali». In particolare per la Cina questi risultati confermano le cause della crescente indignazione dell'opinione pubblica  per il crescente inquinamento delle metropoli ed i dati del 2010 probabilmente sono molto inferiori a quel che potrebbe essere successo nell'inverno 2012/2013, con Pechino e le altre metropoli cinesi soffocate per settimane di fila da uno smog venefico che ha fatto scattare il massimo allarme inquinamento. E nelle sempre più inquinate città indiane e asiatiche le cose non vanno meglio.

Lancet conferma e rafforza in modo preoccupante il rapporto del 2007 Il costo dell'inquinamento in Cina, realizzato dalla Banca Mondiale in collaborazione con l'amministrazione statale per la protezione dell'ambiente poi trasformatasi in ministero per la protezione ambientale che concluse che ogni anno in Cina morivano per inquinamento atmosferico tra le 350.000 e le 400.000 persone all'anno. Nel 2011, l'Organizzazione mondiale della sanità stimava in 1,3 milioni le morti premature in tutte le città del mondo a causa di inquinamento dell'aria.

Ora scopriamo che nel mondo l'inquinamento atmosferico nel 2010 era la settima principale causa di morte prematura, con 3,2 milioni di morti. A febbraio  l'Ocse ha avvertito che «L'inquinamento atmosferico urbano è destinata a diventare la principale causa ambientale di mortalità in tutto il mondo entro il 2050, prima dell'acqua sporca e della mancanza di servizi igienico-sanitari». Fino a 3,6 milioni di persone potrebbero morire prematuramente ogni anno, soprattutto in Cina ed India, a causa dell''inquinamento atmosferico.

La settimana scorsa, un rapporto comparso sulla stampa ufficiale cinese ha rivelato che nel 2010 il costo del degrado ambientale in Cina è stato di circa 230 miliardi di dollari, cioè il 3,5% del prodotto interno lordo. Il ministero per la Protezione dell'ambiente ha avvertito che però la stima è parziale e che comunque è 3 volte superiore al dato del 2004. Non si capisce però se questa cifra colossale tenga conto anche dei costi per l'assistenza sanitaria e per le morti premature a causa dell'inquinamento.

Ma il Gbd 2010  non si occupa solo di inquinamento: è composto da 7 articoli, ognuno con una grande quantità di dati su diversi aspetti dello studio (compresi i dati per i diversi Paesi e regioni del mondo, per uomini e donne e fasce di età diverse), ed è accompagnato da commenti come quello della direttrice dell'Organizzazione mondiale della sanità, Margaret Chan, e del presidente della Banca Mondiale, Jim Yong Kim. Secondo Richard Horton, editor-in-chief di Lancet, si tratta di «Un contributo fondamentale per la nostra comprensione delle priorità di salute presenti e future per i Paesi e la comunità globale».

Nella presentazione del Gbd 2010 Lancet sottolinea che «Il Global Burden of Disease Study 2010 (Gbd 2010) è il più grande sforzo sistematico mai fatto per descrivere la distribuzione globale e le cause di una vasta gamma di malattie gravi, lesioni, e fattori di rischio per la salute». Dai risultati dello studio vengono fuori anche ottime notizie: «Le malattie infettive, le malattie materno-infantile e la malnutrizione, ora fanno meno morti e meno malati rispetto a vent'anni fa. Di conseguenza, meno bambini muoiono ogni anno». Sono invece gli adulti più giovani e di mezza età a morire e soffrire di più per cause come le malattie non trasmissibili, come il cancro e le malattie cardiache, che «Diventano le cause dominanti di morte e disabilità nel mondo». L'altra buona notizia è che «Dal 1970, in tutto il mondo gli uomini e donne hanno guadagnato poco più di dieci anni di speranza di vita», la cattiva è che «Passano più anni vivendo con lesioni e malattie».

Lo studio stima, attraverso tutti i dati disponibili,  i trend di mortalità degli under-5 (bambini di età compresa tra 0-4 anni) e la probabilità di morte degli adulti (15-59 anni) per ogni Paese. I dati sulla mortalità nel 2010 erano disponibili per più di 100 Paesi e i ricercatori di Lancet hanno corretto per sottostima con metodi migliori di distribuzione della mortalità. I risultati sono che dal 1970 al 2010, l'aspettativa globale della vita maschile alla nascita è aumentato da 56,4 anni 67,5 anni  e la speranza globale di vita alla nascita delle donne è aumentata da 61,2 anni a 73,3 anni. Quindi, a partire dal 1970, la speranza di vita alla nascita è aumentata di 3-4 anni ogni decennio, a parte nel corso degli anni '90, con un aumento della speranza di vita dei maschi di 1,4 anni e dell'aspettativa di vita femminile di 1,6 anni, soprattutto a causa del crollo dell'Urss e dei suoi regimi satelliti, con il conseguente abbassamento del livello di vita e il crollo dei sistemi sanitari, e di altri rivolgimenti internazionali e dell'Aids. Dal 2004, una riduzione notevole della  mortalità si è verificata nell'Africa sub-sahariana meridionale e orientale, grazie ad una maggiore copertura della terapia antiretrovirale e di misure di prevenzione contro la malaria. Tra il 1970-2010 le modifiche delle speranze di vita variavano  da guadagni di 23-29 anni nelle Maldive e nel Bhutan al calo da 1 a 7 anni in Bielorussia, Lesotho, Ucraina e Zimbabwe.

Nel 2010 nel mondo ci sono stati 52,8 milioni di decessi prematuri, circa il 13,5% in più rispetto al 1990 (46,5 milioni) e il 21,9% in più rispetto al 1970 (43,3 milioni). Proporzionalmente, nel 2010 ci sono stati più decessi di questo tipo tra i settantenni (42,8% nel 2010 contro il 33,1% nel 1990), e il 22,9% riguarda gli 80enni o ancora più anziani. Le morti premature tra i bambini sotto i 5 anni sono diminuite di quasi il 60% dal 1970 (da 16,4 milioni a  6,8 milioni nel 2010), soprattutto nell'età 1-59 mesi (10,8 milioni nel 1970 contro i 4 milioni del 2010). In tutti i continenti, compresi quelli più colpiti dall'Aids, c'è un aumento dell'età media.

Quindi, «Nonostante le crisi sanitarie globali e regionali, l'aspettativa di vita globale è aumentata costantemente e sostanzialmente negli ultimi 40 anni - si legge nel Gbd 2010 - Tuttavia, esiste una notevole eterogeneità tra i gruppi di età, tra i Paesi e nel corso dei diversi decenni. 179 di 187 Paesi hanno avuto un aumento della speranza di vita dopo il rallentamento in atto negli anni ‘90. Gli sforzi dovrebbero essere indirizzati a ridurre la mortalità nei Paesi a basso reddito e medio reddito. La sottovalutazione del potenziale del raggiungimento dell'Obiettivo  4 dello sviluppo del millennio potrebbe dipendere dai limiti dei dati demografici sulla mortalità infantile per il periodo più recente. Il miglioramento del sistema di registrazione civile in tutto il mondo è fondamentale per una migliore monitoraggio della mortalità globale».

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