[02/04/2013] News

La Corea del nord riavvia la centrale ferrovecchio nucleare di Nyongbyon e si affida a photo-shop

I Russi: false le foto delle esercitazioni anfibie

Oggi la Repubblica popolare democratica di Corea (Rpdc) ha reso noto la decisione di riavviare le operazioni al centro nucleare di Nyongbyon,  le cui attività erano ferme dall'ottobre 2007 grazie ad un accordo concluso dal Gruppo dei 6 (Corea del nord, Corea del sud, Ciba, Giappone, Russia ed Usa).

Il reattore nucleare di Yongbyon è un ferrovecchio circondato di macerie che sorge a 100 km a nord della capital nordcoreana Pyongyang, ma l'agenzia ufficiale Kcna riporta quanto detto da un portavoce dell'agenzia per l'energia atomica della Rpdc, secondo il quale «La riattivazione di questo sito si inscrive nel quadro del programma mirante a coprire i bisogni di elettricità del Paese. Orientato sullo sviluppo dell'economia nordcoreana e sull'attuazione di un'industria nucleare autosufficiente, questo piano prevede in particolare il riavvio del sito di arricchimento dell'uranio e del reattore alla grafite di una potenza di 5 MW».  

Il regime nazional-stalinista della Corea del nord si era dichiarato potenza nucleare nel 2005 poi ha condotto 3 test nucleari nel 2006, 2009 e 2012 che gli sono costati le sanzioni Onu che sono all'origine della crisi diplomatico/militare di queste ultime settimane. 

I negoziati a 6 iniziati a Pechino nel 2003 sono stati sospesi alla fine del 2008 e nel novembre 2010, Pyongyang ha ufficialmente confermato l'ampliamento del suo programma nucleare ed ha annunciato che decine di migliaia di centrifughe erano attive nel sito di arricchimento dell'uranio di Yongbyon. Gli ispettori dell'International energy atomic agency (Iaea) hanno potuto controllare le attività a Yongbyon  fino all'aprile 2009, quando gli uomini dell'agenzia nucleare dell'Onu sono stati espulsi dalla Rpdc. 

La decisione di riattivare Nyongbyon getta ulteriore benzina sul fuoco della crisi coreana e del confronto militare in atto con Washington e Seoul. Una tensione acuita anche dalla decisione presa ieri dall'Assemblea popolare suprema della Rpdc (il Parlamento farsa di Pyongyang) che ha approvato una legge che consolida lo statuto di «Stato nucleare difensivo» della Corea del nord. Un'altra legge approvata crea un Ufficio nazionale per l'esplorazione spaziale, che gli Usa, la Corea del sud ed i giapponesi dicono da tempo sia solo una copertura della dittatura dinastica nordcoreana per testare missili balistici in grado di trasportare ogive nucleari. Il supremo organo legislativo della Rpdc ha dato anche un'ulteriore segnale rieleggendo  Pak Pong-ju al posto di primo ministro, un uomo gradito alla Cina che si troverà nuovamente ad affrontare la terribile situazione di un Paese nel quale un terzo della popolazione è alla fame.

Intanto, nonostante le minacce e le scene di guerra trasmesse dalla televisione di stato nordcoreana, gli Usa dicono di non vedere grandi movimenti militari, ma il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney ha detto che Washington «Prende sul serio la retorica bellicosa di Pyongyang. Le azioni che abbiamo intrapreso sono prudenti e comprendono un rafforzamento della nostra sicurezza interna e quella dei nostri alleati attraverso la difesa antimissilistica, così come di altre misure come dei voli dei B-2 e dei B-52 che hanno costituito una scelta importante per rassicurare i nostri alleati, dimostrare la nostra risolutezza verso il nord e ridurre la pressione su Seoul. Pensiamo che questo ridurrà i rischi di errore di calcolo e di provocazione». Dal 30 marzo la Rpdc si è dichiarata in "stato di guerra" con la Corea del sud ed ha messo in guardia statunitensi e sudcoreani: «Da qualsiasi provocazione militare vicino alla frontiera terrestre o marittima delle due parti ne risulterebbe un conflitto totale ed una guerra nucleare».

Gli Usa, per dimostrare ulteriormente a Pyongyang di essere in grado di «Apportare una dissuasione estesa ai nostri alleati nella regione Asia-Pacifico e di condurre degli attacchi di precisione a lunga portata, rapidamente e con  volontà» hanno dispiegato al largo delle coste sudcoreane il destroyer USS Fitzgerald, in grado di intercettare facilmente i primitivi missili  nordcoreani. Inoltre in Corea del sud sono anche arrivati caccia "fantasma" F22.

Intanto l'agenzia di stampa russa Ria Novosti rivela che le foto delle esercitazioni anfibie diffuse da Pyongyang e  riprese dall'Afp sarebbero un falso e che i nordcoreani avrebbero usato photo-shop per moltiplicare mezzi da sbarco e truppe. Ma i russi dicono che tutta l'attuale propaganda bellicista su un attacco agli Usa del giovane leader supremo  Kim Jong-Un è un bluff e Jean-Dominique Merchet spiga che «Prima di tutto perché la Corea del nord non dispone di capacità di attacchi strategici sul continente americano. Sta provando a dotarsene, consacrandogli somme sproporzionate in rapporto allo stato disastroso dell'economia del Paese. Pyongyang è tra due fuochi: un programma nucleare ed un programma balistico. Quando i due saranno realizzati, il regime comunista disporrà di una capacità di attacco strategico. Ma non siamo a quel punto, anche se ci si avvicina: tre test nucleari sono stati effettuati, dei quali due con successo, e la Corea del nord dispone di missili in grado di mettere in orbita un satellite. Restano da "militarizzare" i test nucleari ed avrà, in un prossimo giorno, una tecnologia paragonabile a quella che c'era... negli anni ‘60. D'altronde questo non è certamente rassicurante. Ma del resto non prova nulla: se Pyongyang avesse delle "forze strategiche" operative, l'ultima cosa che i leader farebbero sarebbe quella di esporre i loro "piani di attacco" su una foto diffusa dall'agenzia di stampa ufficiale... Tutte le potenze nucleari hanno dei piani di attacco e questi sono uno dei loro documenti più segreti».

Secondo Merchet  siamo in piena campagna mediatica/propagandistica  e questo non dispioavce nemmeno agli Usa che mettono in mostra i loro B-2. «Questa guerra di immagini si duplica evidentemente in una guerra di parole - scrive su Ria Novosti l'esperto francese -  Attreaverso la voce del suo segretario alla difesa Chuck Hagel, Washington si è detta pronta a far fronte "ad ogni eventualità", mentre Pyongyang si è dichiarata in "stato di guerra" con il suo vicino del sud, il che è giuridicamente vero dalla fine della Guerra di Corea, 60 anni fa. A Seoul il governo è pronto ad "una risposta severa ed immediata" ed evoca una "dissuasione attiva", vale a dire attacchi preventivi in caso di minacce imminenti. L'atmosfera è pesante, ma, fortunatamente, è il frutto in buona parte di un teatro. Certo, niente ci dice che l'affaire non terminerà senza qualche scambio di tiri frontalieri, ma sembra riguardare più dei problemi interni del regime comunista che una crisi internazionale. Nessuno, a cominciare dalla Cina, non ha in effetti interesse a che le cose precipitino. E' rassicurante. Ancora una volta la Guerra dovrebbe restare di immagini e parole. Ma d'altronde sarebbe meglio che i dinosauri nordcoreani la finissero di giocare con i fiammiferi. Una buona volta per tutte».

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