[22/03/2013] News

L’ “Oliogopolio” delle multinazionali energetiche si squaglia, e torna a chiedere aiuto alla politica

«Si naviga in un clima di totale incertezza». Paolo Scaroni, ad del primo operatore del gas in
Europa, stigmatizza così il turbolento periodo di crisi e mutamenti che il mondo, anche quello delle
multinazionali dell'energia, sta affrontando. A Ravenna per l'XI edizione di Omc - Offshore
mediterranean conference & exhibition, l'amministratore delegato di Eni torna a parlare del
sovrapprezzo energetico che rappresenta storicamente un freno per il nostro Paese, un quadro
arricchito da nuovi e problematici fattori.

Dal 2008 a oggi i consumi europei sono calati del
15%, una tendenza che - a causa della crisi - travalica i confini del Vecchio continente. Al contempo,
a causa di condizioni geopolitiche più che mai infuocate in numerosi paesi esportatori di gas e
greggio - accompagnati dall'ascesa dello shale gas e dello shale oil negli Stati Uniti - la geografia
dell'energia è in continuo mutamento. «Ho la sensazione che presto anche gli Stati Uniti inizieranno,
a loro volta, a esportare gas liquido», ammette Scaroni. href="http://www.greenreport.it/_new/index.php?page=default&id=20554">Attendibili studi
scientifici sembrano confermare il contrario
, smontando le possibilità a lungo termine del
fracking e quella di un'ormai prossima indipendenza energetica Usa, ma al momento href="http://www.eia.gov/todayinenergy/detail.cfm?id=10451">l'Eia (la U.S. Energy information
administration
) conferma che quest'anno la produzione di greggio negli Stati Uniti dovrebbe
superare la quantità importata: non accadeva dal febbraio 1995.

A scanso di equivoci,
Scaroni ribadisce che ormai le forniture spot di metano costano molto meno rispetto ai contratti a
lunga scadenza take or pay stipulati da Eni con i fornitori, e per questo sono in via di
rinegoziazione. Con un cambiamento non indifferente all'orizzonte: «La componente sicurezza degli
approvvigionamenti, che era tipica dei contratti di lungo periodo, non potrà più essere a carico di chi
il gas lo compra. Le nuove regole del gioco non consentono più alle imprese europee di svolgere
quello che ritorna ad essere un tema di carattere sovrano di spettanza dei governi e dell'Unione
europea. Servono nuovi strumenti, noi siamo disponibili».

Si tratta di un cambio di rotta
epocale, in un contesto storico nel quale, tipicamente, un amministratore delegato di una potente
nazionale detiene nelle sue mani più potere effettivo di un presidente di Consiglio.
L'oliogopolio (non è un refuso ma un neologismo) sembra così costretto dalle
contingenze a rinunciare almeno ad una fetta del proprio potere, in affanno su quello stesso terreno
che ha garantito l'ascesa: quello della globalizzazione. Nella speranza, dunque, che questi «nuovi
strumenti» non si traducano in nuovi rincari per i cittadini - che, da questo quadro di incertezza
hanno finora tratto l'unica sicurezza di un costante aumento delle bollette, nonostante svariate
promesse di un'inversione di rotta - per le istituzioni politiche si profila all'orizzonte un periodo di
rinnovata responsabilità, che non potrà essere gettato alle ortiche.

Anche il terreno delle
energie rinnovabili, d'altronde, è terremotato dalla crisi. Una fase di crescita turbolenta si
accompagna infatti a fragorose cadute, come quella di Wuxi Suntech, colosso cinese dei pannelli
fotovoltaici che ha
dichiarato fallimento
. Come evidenziano con un grafico (vedi in alto) href="http://www.lavoce.info/rinnovabili-e-crescita/">su lavoce.info Nicolò Cusumano e Antonio
Sileo
- ricercatori della Bocconi - la strada sembra comunque tracciata: dal 2010 a oggi, la
produzione di energia elettrica da rinnovabili sul totale è stata in continua crescita, pur con forti
oscillazioni. Una tendenza da incoraggiare e tutelare, nella quale - come nella gestione delle energie
tradizionali - rimane fondamentale il ruolo del pubblico: che non si calibra soltanto dalla generosità
degli incentivi economici messi in campo, ma anche dalla necessaria stabilità e chiarezza delle
normative che dev'essere garantita e - soprattutto - dalla volitiva manifestazione d'indirizzo di
sviluppo sostenibile che, nell'interesse collettivo, deve essere messa in campo con forza crescente.

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