[21/03/2013] News

Il fallimento del gigante del solare cinese Wuxi Suntech e il consolidamento del mercato del fotovoltaico

Certificazione unica per i prodotti low carbon della Cina

Uno dei più grandi produttori  cinesi (e quindi mondiale) di pannelli solari,  la Wuxi Suntech,  quotata alla Borsa di New York e con sede centrale nella città di Wuxi, nella Cina orientale, ha dichiarato fallimento. La Wuxi Suntech è stata fondata nel 2001 ed era un vero e proprio gigante, visto che rappresentava oltre il  95% della capacità produttiva della Suntech Power, con una produzione annua di moduli solari per  2,4 GW.

L'agenzia ufficiale Xinhua spiega che «In virtù della legge cinese sul fallimento, il Tribunale intermediario popolare della città di Wuxi ha dichiarato mercoledì la società Wuxi Suntech in fallimento ed aperto una procedura di recupero giudiziario, in seguito alla domanda congiunta di 9 banche creditrici dell'impresa fatta lunedì. La società non si è opposta a questo  giudizio». Prima del fallimento le azioni della Suntech al New York Stock Exchange erano scambiate sotto 60 centesimi di dollaro, un anno fa erano a 3 dollari.

Il default finanziario di uno dei più grandi produttori di pannelli solari è il segno che l'industria del solare cinese si sta dirigendo verso lo stesso tipo di consolidamento che ha colpito il resto del mondo, dove eccesso di capacità produttiva ed i prezzi bassi hanno spinto molti players fuori dal mercato, ma è anche una violazione di una regola del mercato: infatti mentre l'offerta cresce i prezzi si abbassano per sovraproduzione, fino a portare al fallimento imprese statali che sembravano inattaccabili.

La Suntech Power Holdings Co. Ltd. ha rivelato che il 15 marzo di avere un buco di 541 milioni di dollari in obbligazioni, ma che  avrebbe cercato di «Mantenere relazioni commerciali con i propri attuali clienti e fornitori» e che avrebbe cercato altre fonti di capitale per ristrutturarsi. Questa volta, però, il governo cinese o le sue agenzie non sono intervenuti per tappare il buco finanziario. Già nell'autunno del 2013 il governo di Pechino aveva detto di non essere più disposto a pompare yuan e dollari in fabbriche di pannelli solari non redditizie, ma annunciò che avrebbe favorito il consolidamento del business del fotovoltaico.

In Cina i colossi del solare, come Suntech, Yingli Green Energy Holding, LDK Solar e Trina Solar, non mancano e il Paese è anche il centro produttivo di multinazionali straniere del fotovoltaico. La  produzione di massa dei pannelli solari cinesi ha fortemente contribuito ad un eccesso di produzione in tutto il mondo che ha portato ad un forte calo dei prezzi ed a farne le spese sono state molte aziende, compresi colossi come la tedesca Q-Cells, la statunitense Solyndra Llc e la canadese Arise Technologies, che hanno cessato l'attività o sono in vendita.

La via di uscita anche in Cina sembra quella della qualità. E' sintomatico che mentre la Suntech falliva  la Commissione nazionale dello sviluppo e della Riforma (il governo centrale cinese) annunciava  che istituirà un sistema di certificazione unificato per i prodotti low carbon . Nel quadro dei suoi sforzi per stimolare il consumo di prodotti ecologici». Un'agenzia indipendente valuterà l'impronta di carbonio di prodotti e servizi ed accorderà certificazioni low carbon a chi sarà conforme alle norme».

La Commissione  pubblicherà un catalogo dei prodotti certificati ai quali verrà concesso un marchio di qualità. Progetti pilota di certificazione sono già in corso nelle province di  Guangdong ed Hubei e nella municipalità di  Chongqing. «L'espansione di questo programma pilota fa parte degli sforzi crescenti del Paese per sviluppare un modello di crescita più ecologico», assicura il governo cinese.

Secondo Michael Barker, analista di NPD Solarbuzz, una società di ricerca Usa che si occupa del solar business «L'industria del solare sta sperimentando un bel po' di pressione dovuta alla sovra-capacità. Abbiamo visto fallimenti in tutto il mondo e questo di ora sta a dimostrare che le imprese cinesi non sono immuni dallo squilibrio domanda-offerta. Non è chiaro se la Suntech sarà riorganizzata o fusa, ma è probabile che manterrà la produzione di pannelli. Fino a che  una notevole quantità di produzione non sarà diminuita in tutto il mondo, i problemi che affliggono il settore continueranno e ci saranno più fallimenti».

Fortunatamente per l'industria solare, la domanda di celle solari è ancora in fortissima crescita, secondo i calcoli di Barker  dal 2004 è raddoppiata ogni due anni ed anche con la recente frenata, «E' destinata a raddoppiare ancora una volta in meno di tre anni». Come altri elementi in rapida crescita tecnologie, come i chip di memoria per i computer, il  solare ha registrato un ciclo "boom and bust cycle", nel quale «C'è una quantità enorme di domanda, poi una corsa a rifornire la che la domanda, quindi un ciclo di sovra-capacità nel quale affonda chi non ha capacità competitiva».

Per Doug Urban, managing director di Hanwha Soar Canada, la filiale canadese delle multinazionale sudcoreana del solare, «L'industria non è ancora al termine della sua fase di consolidamento. L'intera industria solare ha attraversato una fase di eccesso di offerta e, in una situazione di eccesso di offerta, chiunque con un bilancio più debole sta subendo. Accadrà ad altri prima che la risagomatura  sia completo. Si tratta di una tendenza dolorosa, ma evidenzia una buona salute».

Proprio l'Hanwha è uno dei pescecani che sta approfittando del "consolidamento": nel 2012 . L'anno scorso ha assorbito Q-Cells, che un tempo era la più grande impresa solare del mondo, salvandola dalla  bancarotta e Urban spiega come ne uscirà il mercato, cioè sempre nella stessa maniera:  «Inevitabilmente, ci sarà  un minor numero di players  più forti. Ma porterà stabilità e questo è un fattore cruciale per un settore che vende prodotti con una garanzia di 25 anni».

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