[19/03/2013] News

Cipro sbatte la porta in faccia all'Europa: no alla tassazione dei depositi bancari

Il rinvio della votazione ad oggi non è servito a nulla: il Parlamento cipriota non sosterrà il progetto di legge che avrebbe instaurato una tassa sui depositi bancari. L'umiliante ritirata è stata annunciata dal neo-presidente di Cipro, Nikos Anastasia, che a pochi giorni dalla sua trionfale elezione contro il candidato della sinistra ha già visto crollare il suo consenso nei sondaggi e squagliarsi la striminzita maggioranza che contava di avere in Parlamento.

Ieri sera Anastasia ha telefonato al vicepresidente della Commissione europea, Olli Rehn, ed all'eurodeputato  Elmar Brok, un democristiano tedesco molto vicino alla cancelliera Angela Merkel, per avvertirli che non aveva la maggioranza in Parlamento per approvare l'accordo imposto dall'Ue e dalla Germania per salvare Cipro dalla bancarotta - che, in cambio di un prestito di 10 miliardi di euro, prevede l'imposizione di una tassa del 6,75 % sui depositi bancari sotto i 100.000 euro e del 9,9 % sopra quella cifra -, un accordo che aveva mandato su tutte le furie i gli imprenditori, gli speculatori e gli evasori fiscali russi (statali e privati) che storicamente utilizzano Cipro come paradiso fiscale.

Che le cose per Anastasia e per i suoi amici del centro-destra europeo non andassero bene lo si era capito già ieri, quando era stato rinviato ad oggi il voto che avrebbe dovuto imporre il prelievo forzato dai conti correnti mentre la gente cercava di prelevare gli euro dai bancomat delle banche chiuse per tre giorni di feste forzate. Secondo I giornali di Cipro alla fine erano rimasti solo 8 fedelissimi del presidente cipriota disposti a votare la tassa imposta dall'Ue e dalla Merkel, mentre Anastasia teoricamente avrebbe dovuto avere 28 voti e trovarne almeno uno dai partiti di opposizione per raggiungere i 29 voti necessari a far passare la misura che chiamare impopolare è poco.

Il governo di Nicosia ha presentato un nuovo progetto che prevede di non tassare i depositi bancari inferiori ai 20.000 euro, una tassa del 6,75% per quelli tra 20.000 e 100.000 euro e un'altra del 9,9% per i depositi sopra i 100.000 euro.

Ma nel piccolo Paese insulare, diviso in due dall'occupazione turca dell'auto-dichiaratasi indipendente Cipro Nord, che guarda con malcelata soddisfazione le convulsioni economico/politiche della parte greca-ortodossa che aderisce all'Ue , contro il presidente che ha rinnegato le promesse elettorali di non mettere le mani in tasca ai cittadini si sta coalizzando un blocco di "indignati" che va dai poveri cristi agli oligarchi russi che guardano preoccupati la situazione dalle loro megaville sulla costa.  

Inoltre su Anastasia è caduta una nuova tegola: la solidarietà probabilmente non richiesta del primo ministro greco Antonis Samaras (anche lui conservatore ed amico della Merkel) che, credendo che la tassa sarebbe stata approvata, ieri  ha detto che la Grecia starà a fianco di Cipro:  «La prosperità e la crescita torneranno a Cipro ed in Grecia... Fintanto che manterremo la fede, noi emergeremo più forti dalla crisi». Ma la Grecia è un pessimo esempio delle conseguenze dell'imposizione di un'austerità tedesca e il governo di centro-sinistra di Cipro nel 2012 aveva già dovuto chiedere un aiuto finanziario internazionale (anche alla Russia) dopo che le sue banche avevano subito pesantissime perdite proprio a causa dell'interminabile crisi greca. Poi il crack fiscale ha impedito all'isola di accedere ai mercati internazionali di capitali e la situazione è rapidamente precipitata.

In questo quadro, i ciprioti non sono certo tranquillizzati dalla promessa di Atene che un investitore greco avrebbe acquisito le filiali delle banche di Cipro in Grecia, nel contesto degli sforzi per mantenere un Paese membro della zona euro a galla con l'aiuto internazionale, come avvenuto con la Grecia dal 2010 in poi. Una cura che ha ucciso il paziente, messo la Grecia in ginocchio e spinto centinaia di migliaia di famiglie nella povertà. Una cura che i ciprioti ed i loro parlamentari non sembrano voler subire.  

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