[14/03/2013] News

Europa, l'austerità è alle corde?

Un nuovo studio del Fondo monetario internazionale boccia l’austerity in tempo di crisi

I parlamentari europei hanno fatto proprio l'appello che anche numerose associazioni italiane avevano rivolto loro dopo l'accordo al ribasso conseguito dal Consiglio europeo lo scorso 8 febbraio sul bilancio comunitario 2014-2020, definito «un grave e preoccupante passo indietro nella costruzione dell'Europa dei cittadini». Con una schiacciante maggioranza, l'Europarlamento ha bocciato il bilancio uscito dall'incontro dei capi di governo nazionali: vuole aprire una trattativa per rinegoziarlo, garantendo al bilancio europeo maggiori risorse e una loro migliore distribuzione.

«E' un giorno molto importante - ha dichiarato il presidente dell'aula, Martin Schulz - sono i governi a doversi guadagnare la fiducia dei Parlamenti, non il contrario». Una lezione anche per l'Italia, dove da tempo la forma di indirizzo politico in assoluto più pervasiva a quella portata avanti a suon di decreti governativi. Adesso, la precedenza va al «definire le priorità politiche di spesa e sulla struttura della spesa». In particolare - precisa l'Ansa - le prossime fasi della negoziazione si concentreranno sull'obbligo di ripianare il buco del bilancio europeo 2013, la flessibilità tra capitoli di spesa e tra esercizi, la revisione del bilancio a medio termine e la riscrittura delle priorità di spese, in particolare a favore della strategia Horizon 2020 per la ricerca e lo sviluppo. Uno sviluppo indirizzato su binari sostenibili.

La scelta del Parlamento europeo arriva alla vigilia del summit dei leader europei dedicato all'economia, in corso a Bruxelles. L'Europarlamento non fa così che soffiare ulteriormente sul fuoco del cambiamento che vede pian piano bruciare tutte le certezze dell'austerity finora portate ciecamente avanti. Al Consiglio Ue l'asse Italia-Francia-Spagna chiederà riforme strutturali che possano indirizzare finalmente il Vecchio Continente sulla strada della ripresa.

Secondo la Repubblica, i principali punti sui quali insisterà la posizione dell'Italia sono la golden rule - sponsorizzata da Mario Monti dall'inizio della sua presidenza, una misura per non conteggiare nel vincolo del deficit al 3% del Pil gli investimenti per la crescita - uno studio di fattibilità per un fondo di riscatto europeo «dove far confluire la parte eccessiva dei debiti dei singoli stati (quella che va oltre il 60%, per l'Italia sarebbe la rinascita)», ed infine la creazione di un fondo europeo per almeno calmierare i costi sociali della crisi, in continua ascesa.

La trattativa per un cambio di equilibri in sede europea sarà con tutta probabilità un'impresa titanica. Le resistenze ad abbandonare la via dell'austerità sono ancora fortissime, benché smentite da una realtà dei fatti in continuo deterioramento e da un susseguirsi di nuovi studi economici. L'ultimo, in ordine temporale, arriva ancora dal Fondo monetario internazionale.

Attraverso il working paper The Challenge of Debt Reduction during Fiscal Consolidation, i ricercatori Luc Eyraud e Anke Weber confermano che l'austerity in questa fase di crisi ha come conseguenza l'aumento del debito pubblico e - come evidenziano da keynesblog.com - la produzione «di risultati peggiori sul rapporto debito/PIL proprio quando tale rapporto è già elevato (come in Italia), rendendo controproducente il consolidamento fiscale nei paesi che ne avrebbero in teoria più urgenza».

Il percorso per uscire da quello che ancora sembra un vicolo cieco (nonostante le svariate "luci in fondo al tunnel" da tempo proclamate) passa obbligatoriamente anche da una diversa spesa pubblica: quantitativamente e qualitativamente migliore, certo, ma presente. Significherebbe riuscire a scegliere cosa deve crescere e cosa no, muovendosi auspicabilmente verso uno nuovo e più sostenibile modello di sviluppo.

L'austerità non è la soluzione, e ormai dovremmo averlo capito. Con l'ottimismo della volontà (ma l'immancabile pessimismo della ragione), riponiamo dunque quante speranze possibile in questo nuovo summit europeo.

Torna all'archivio