[07/03/2013] News

Nucleare: la Cina ha assolutamente bisogno di una legge sulla sicurezza

Il dopo Fukushima Daiichi rivela le falle del nucleare cinese

Zhu Zhiyuan, vice-presidente esecutivo della sede di Shanghai dell'Accademia delle scienze della Cina è intervenuto all'Assemblea nazionale del popolo in corso a Pechino rompendo un tabù: quello della sicurezza nucleare e chiedendo di «Elaborare una legge sulla sicurezza dell'energia nucleare al fine di tenere meglio sotto controllo lo sviluppo di questo settore e di garantire la sua sicurezza».

Attualmente la vigilanza sulla sicurezza dell'energia nucleare in Cina dipende da una legge del 2003 sulla prevenzione ed il controllo dell'inquinamento radioattivo e da diversi regolamenti amministrativi «Che non possono più rispondere allo sviluppo dell'energia nucleare del Paese - ha detto Zhu -  La Cina ha assolutamente bisogno di una legge sulla sicurezza nucleare, dato che questo Paese dispone oggi della più grande capacità produttiva installata in costruzione nel nucleare».

La denuncia della carenza legislativa non è un fulmine a ciel sereno: il ministero per la protezione dell'ambiente Cinese aveva già fatto presente nell'ottobre 2012  che n un rapporto nel mese di ottobre che la situazione della sicurezza nucleare del Paese non era «Ottimistica», e che l'utilizzo di diversi tipi di reattori negli impianti cinesi hanno reso il  settore «Difficile da gestire». E' venuta fuori tutta la difficoltà a gestire e controllare un parco nucleare costituito da reattori nazionali o  realizzati da imprese straniere, con diversi standard, sistemi di produzione e sicurezza, combustibili e metodi di gestione.

Attualmente in Cina sono operativi 15 reattori nucleari con una potenza installata di 12,54 GigaWatts (GW),  26 reattori sono in cantiere e porteranno l'energia nucleare a 29,24 GW.

Il libro bianco sulla politica energetica del governo cinese presentato nell'ottobre 2012. Spiega però che la produzione elettrica da nucleare è solo l'1,8% del totale dell'energia elettrica cinese, «Ampiamente al di sotto della media mondiale del 14%», ma «La Cina ha l'ambizione di portare la sua capacità produttiva dell'elettronucleare installatta a  40 GW entro il 2015», cosa che sposterebbe di poco la percentuale, visti i consumi crescenti.

Il problema della sicurezza (o meglio dell'insicurezza) delle vecchie e nuove centrali nucleari cinesi, che spesso sorgono in aree a rischio sismico, idrogeologico o di tsunami, era emerso con forza dopo la catatrofe nucleare di Fukushima Daiichi dell'11 marzo 2011, quando il regime comunista aveva sospeso l'approvazione di nuove centrali e condotto una revisione della sicurezza su quelle esistenti. Di come sia andata si sa molto poco, visto che il nucleare civile è intimamente legato a quello militare e quindi coperto da segreto di Stato, ma delle cattive condizioni delle vecchie centrali autarchiche e sovietiche, alcune delle quali avevano subito danni strutturali in occasioni di recenti grandi terremoti, si sapeva  già qualcosa .

Dopo i controlli il governo cinese si è mostrato molto cauto, ha fatto trapelare le difficoltà sulla garanzia della sicurezza delle centrali ed ha rilanciato il nucleare in maniera molto prudente, senza l'usuale retorica trionfalistica, ripartendo con l'approvazione di alcuni progetti: «Un piccolo numero" di centrali nucleari costiere (...) Al fine di rispondere alla domanda crescente di energia».

Nel dicembre 2012 sono ripresi i lavori della centrale nucleare di "quarta generazione" della baia di Shidao, nella provincia orientale dello Shandong, che sarà la più grande centrale nucleare della Cina e dovrebbe entrare in funzione entro il 2017.

A febbraio è entrato in funzione il primo reattore PWR CPR-1000, realizzato dai francesi di Areva,  della centrale nucleare di Hongyanhe, nella provincia di Liaoning, la prima ad essere costruita nel nord-est della Cina. Entro il 2014 a Hongyanhe è prevista l'entrata in funzione di tutti e 4 i reattori.

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