[06/03/2013] News

Nucleare iraniano, prove di dialogo tra Washington e Teheran?

Il nuovo segretario di Stato americano, John Kerry, ha detto che l'amministrazione di Barack Obama è pronta a  negoziare  sul programma nucleare dell'Iran in «Uno spirito di buona fede». Kerry, ripreso subito dalla agenzia iraniane, ha spiegato  in un'intervista alla Cbs News: «Ripeto quello che ha detto il presidente degli Usa. Siamo pronti a coltivare il negoziato con Teheran tramite il cosiddetto '5+1' (Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia e  Germania, ndr). Non vediamo l'ora di farlo in uno spirito di rispetto reciproco e con buona fede, al fine di risolvere il problema in maniera pacifica. Chiaramente, se l'Iran dimostra di voler impegnarsi in buona fede ed è  pronto a dimostrare che il loro programma è  pacifico, allora il presidente Obama sarà d'accordo con la ripresa dei negoziati, nel modo appropriato per arrivare ad una soluzione pacifica». 

A Kerry risponde indirettamente  con un'intervista all'agenzia Irna il capo dell'Organizzazione per l'energia atomica iraniana, Fereydoun Abbasi-Davani,  «Abbiamo visto che in  campo nucleare i Paesi occidentali hanno cambiato linguaggio di fronte all'Iran. Questo é merito della resistenza del popolo iraniano a tutte le pressioni per difendere i suoi diritti».  Secondo Abbasi  il risultato dei negoziati tra il G 5+1 e l'Iran tenutisi il 26 e 27 febbraio ad Alma Ata, la capitale del Kazakistan, sono stati positivi (un giudizio condiviso anche dal G5+1) ed ha auspicato che il  prossimo incontro, previsto nuovamente in Kazakistan, faccia fare un ulteriore passo avanti ai negoziati: «Per anni abbiamo subito delle pressioni da parte del blocco occidentale, capeggiato dagli Usa. Queste pressioni ci hanno aiutato a diventare più  forti. Un fatto questo che ha prodotto i suoi effetti sulle trattative nucleari con le 6 potenze mondiali».

Abbasi però ieri aveva dichiarato che l'Iran non si sarebbe più assunto obblighi nei negoziati sul nucleare: «Abbiamo sottoposto delle proposte buone ed importanti ai Paesi occidentali. Le proposte dell'Iran riguardanti il programma nucleare sono chiare. I diritti del nostro popolo devono essere riconosciuti e noi non ci assumeremo più obblighi di quelli presi». Comunque ha confermato che Teheran «Risponderà alle proposte fatte dal Gruppo 5+1 dopo averle studiate», anche se ha denunciato le pressioni occidentali (Russia e Cina che pure fanno parte del G5+1 non sono mai chiamate in causa) sulla Repubblica Islamica per il suo programma nucleare ed ha insistito sul fatto che «Queste pressioni sono di natura politica perché l'occidente cerca di contenere i progressi tecnologici nucleari iraniani».

Intanto la radio internazionale iraniana Irib pubblica con grande rilievo le opinioni di Gary Sick, docente di affari internazionali alla Columbia University ed  ex membro del Dipartimento per la sicurezza nazionale Usa, che è convinto che Obama è deciso voglia risolvere, con un piano step by step, la crisi del nucleare iraniano.  «All'interno degli Usa  ha sottolineato Sick -  ci sono divergenze per quanto riguarda l'Iran, ma nonostante le opposizioni interne, Barack Obama, con gli strumenti che ha a disposizione, può annullare le sanzioni e portare al termine il negoziato con l'Iran. Siamo ancora lontani dall'accordo finale su tutto ma credo che il 5+1 abbia intenzione di mettere sul tavolo dell'Iran una proposta allettante. Anche dalla parte iraniana vedo una predisposizione ad esaminare la proposta. L'Iran ha accettato che l'incontro a livello di esperti si tenesse prima del Nowruz (il capodanno persiano) e che il nuovo round si tenga subito dopo queste festività in Kazakistan. Ciò significa che i negoziatori iraniani dovranno lavorare intensamente anche nelle ferie del Nowruz e ciò significa che l'Iran è seriamente interessato ad esaminare la proposta del 5+1. Togliere gradualmente le sanzioni dinanzi ai passi positivi dell'Iran è l'unica soluzione della questione nucleare iraniana ed io credo che Obama, con tutti gli oppositori interni di questo piano, ce la possa fare».

Secondo  Sick  «Barack Obama è alle prese con limitazioni e pressioni interne che naturalmente condizionano la sua politica estera. Sul dialogo con l'Iran e la soluzione della questione nucleare il Congresso non è sufficientemente qualificato ma si oppone in ogni maniera. I rappresentanti del Congresso sono interessati alle loro questioni interne ed al loro elettorato. Loro preferiscono dire che fidarsi dell'Iran è completamente sbagliato e che contro l'Iran bisogna adottare le misure più dure e che bisogna assumere contro questo paese una posizione violenta e inflessibile . Sulla base dei loro interessi personali i rappresentanti del Congresso si opporranno fortemente ed in maniera bipartisan a qualsiasi azione positiva di Obama in questo senso. Ogni iniziativa di Obama verrà aggredita con molto rumore e Obama verrà condannato di essersi tirato indietro dinanzi all'Iran».

Sick non si tira indietro nemmeno quando si tratta di affrontare una domanda sul ruolo di quella che gli  iraniani chiamano la lobby sionista a Washington e spiega che «Non è che questa lobby sia contraria ad un accordo; vuole un accordo che non includa i diritti dell'Iran. Ma non credo che loro possano imporre al governo americano tutto quello che vogliono». Poi conclude: «La storia delle relazioni tra Iran e Stati Uniti dimostra che l'andamento dei negoziati sarà molto lento e che le parti dovranno impiegare il massimo della parsimonia per poter raggiungere un accordo finale. Ma una nuova guerra in Medioriente sarebbe una catastrofe per il mondo intero, per questo i leader di Usa e Stati Uniti devono andare avanti nel negoziato cercando di vincere le opposizioni interne su tale processo».

Torna all'archivio