[06/03/2013] News

Cittą della Scienza, l'alba del giorno dopo a Bagnoli tra speranze e sospetti

L'alba del giorno dopo è attraversata da nubi tinte di rosa. Mentre i nuvoloni neri del tornando che ha causato il disastro non si sono affatto dissipati. Questa è la situazione alla Città della Scienza di Napoli, a 36 ore dall'incendio che ha divorato il museo di nuova generazione, il planetario, le mostre permanenti e temporanee.

Le nubi rosee sono, essenzialmente, tre. La prima è quella di Vittorio Silvestrini, il fondatore della Città della Scienza, dei suoi più stretti collaboratori e di tutti i lavoratori del museo scientifico napoletano: vogliamo ricostruire, subito. E se l'incendio è stato provocato da una mano criminale, ebbene, chiunque sia stato sappia che non ci faremo intimidire.

La seconda nube rosa che affaccia all'orizzonte è la straordinaria solidarietà che la Città della Scienza ha avuto da tutti: uomini di scienza, uomini delle istituzioni (primo fra tutti - e non solo metaforicamente - il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano), cittadini comuni. E giovani. E bambini. Tantissimi giovani, tantissimi bambini.

Un patrimonio da non disperdere. E alla Città della Scienza, pur in queste ore ancora concitate, si stanno già attrezzando per far sì che quel patrimonio non vada disperso. Ma anche altri si stanno attrezzando: «Io lotterò fino in fondo perché Città della Scienza sia immediatamente ricostruita», ha dichiarato un cittadino di Bagnoli, Edoardo Bennato, in un'intervista raccolta da Gaetano Prisciantelli per  Radio3Scienza.

La terza nube rosa è quella delle istituzioni. A ogni livello - locale, nazionale ed europeo) - è stata data una concreta prova di solidarietà e si stanno cercando, in maniera attiva, i fondi per una pronta ricostruzione. Se questi impegni verranno mantenuti, allora non solo sarà vinta quella che lo scrittore Bruno Arpaia ha definito «la retorica del gioiellino» - apprezzamenti che vengono dopo il disastro da parte di chi per anni quel gioiellino o non lo ha preso in considerazione portandolo sull'orlo della dissoluzione - ma Napoli e il Paese, la Napoli e il paese del declino, dimostreranno di avere ancora una capacità vitale di reazione.

Ma se il cielo di Bagnoli si tinge di rosa, non bisogna dimenticare i nuvoloni scuri che ancora la minacciano. Il primo riguarda l'origine del disastroso incendio. Molto probabilmente è dolosa. Anzi, sembra ormai quasi certo che ad appiccare il fuoco siano state mani molto abili. Di criminali professionali. Perché? E chi? C'è forse la camorra dietro questo atto? E quale camorra: la criminalità organizzata o quella borghesia di rapina atta solo alla speculazione che Benedetto Croce, oltre un secolo fa, definiva, appunto, camorra o, ancora, un'alleanza fra le due? Sono domande cui allo stato non è possibile rispondere. Ma a cui lo Stato deve trovare una risposta immediata, scoprendo i responsabili e impedendo che le loro mire si realizzano. Un presidio legale sul territorio c'è: quello dei lavoratori della Città della Scienza e di tutta l'immensa rete di amici che in queste ore ha scoperto di avere.

L'altra nube, certo meno violenta, ma forse più subdola è quella di schiacciare questo evento solo e unicamente sulla dimensione criminale. Considerarlo come un qualsiasi atto, per quanto gravissimo, di camorra. Facendogli perdere identità e specificità. Sotto attacco sono certo Napoli e il territorio. Ma sotto attacco è Città della Scienza. Il suo proporsi come palestra della cittadinanza scientifica. Il suo proporsi come modello per uno sviluppo sostenibile.

Se questi caratteri specifici del museo distrutto dovessero essere dimenticati, le nubi sul futuro della Città della Scienza e, soprattutto, sul suo progetto culturale, sociale, politico, economico e anche ecologico potrebbero dissolversi. E le nubi nere tornerebbero su Bagnoli e su Napoli.

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