[06/03/2013] News

L'unità ombra segreta per salvare i “liquidatori” di Fukushima Daiichi

Il giornale giapponese The Asahi Shimbun ha pubblicato il 4 e 6 marzo le prime due parti dell'inchiesta Prometheus Trap/"Shadow units" che si occupa delle missioni segrete assegnate alle "unità ombra" del Ground Self-Defense Force ( Sdf - le forze armate giapponesi) dopo il terremoto/tsunami dell'11 marzo 2011 e nel pieno della catastrofe nucleare di Fukushima Daiichi. Hidefumi Nogami e Hiroyoshi Itabashi rivelano che dopo lo scoppio della crisi nucleare nel reattore 1 di Fukushima, una "unità ombra" speciale delle Sdf, il Central readiness regiment (Crr), le cui operazioni sono "invisibili" all'opinione pubblica, ha ricevuto un ordine di mobilitazione per una missione segreta. The Asahi Shimbun spiega che «Quando la Sdf partecipa alle operazioni di peacekeeping delle Nazioni Unite, il Crr è il primo ad essere dispiegato sul sito dell'operazione. L'unità fa i preparativi per l'acquartieramento e vigila anticipatamente sull'avvio delle operazioni di peacekeeping. I membri dell'unità ricevono regolarmente un vigoroso training fisico per prepararsi agli imprevisti».

Il 19 marzo 2011, il comandante del Crr, il colonnello Kazunori Yamaguchi, era al Camp Koriyama del Gsdf nella prefettura di Fukushima quando in tarda serata è stato contattato telefonicamente dal ministero della difesa. Quel giorno l'Hyper Rescue team del dipartimento dei vigili del fuoco di Tokyo aveva irrorato in continuazione il reattore 3 surriscaldato della centrale e Yamaguchi ha subito pensato che si trattasse di qualcosa legato alla crisi nucleare. Dato che i "liquidatori" avevano cominciato ad intervenire  nei reattori colpiti dalle esplosioni di idrogeno ha subito pensato che alla sua unità sarebbe stata assegnata una missione ancora più dura. Infatti un funzionario del  ministero gli ha comunicato: «Stiamo valutando un piano per affrontare la situazione peggiore possibile alla centrale nucleare. Ciò comporta il salvataggio dei dipendenti della Tokyo Electric Power Co. che sarebbero stati lasciati indietro (all'interno del complesso)». Una missione che avrebbe portato il team di Yamaguchi nel cuore del disastro, in zone con altissimi livelli di radiazioni. Anche se il ministero minimizzava i rischi, ordinò che la missione restasse segreta perché il governo aveva paura che divulgare la natura della missione avrebbe provocato panico tra la gente. Ancora oggi le  informazioni sull'operazione continuano a  non essere accessibili all'opinione pubblica ma, mettendo insieme le interviste concesse da  alti funzionari del ministero della difesa, alla fine i contorni dell'operazione sono comunque emersi gradualmente,

Il Crr è stato creato nel 2008 e dispone di 700 uomini, ha il suo quartier generale al Camp Utsunomiya del Gsdf, nella prefettura di Tochigi,  ed è composto da 4 compagnie di fanteria dotate di mezzi corazzati e mortai. L'unità di Yamaguchi era stata inviata al campo di Koriyama il 17 marzo e nei due giorni prima della telefonata aiutava ad evacuare chi viveva nella "zona di esclusione" tra i 20 e i 30 chilometri dalla centrale nucleare. Ma Yamaguchi era convinto che un team fantasma non fosse stato chiamato per quello.  E aveva ragione: nel cuore della notte del  19 marzo, 8 blindati speciali ad 8 ruote per il trasporto truppe, in grado di raggiungere i 100 km all'ora, mobilitati da basi dell'Sdf di tutto il Giappone, hanno cominciato ad arrivare a Camp Koriyama.

The Asahi Shimbun scrive che «Il piano di salvataggio richiedeva  l'ingresso dell'unità nel compound della centrale nucleare, non importa quello che stava succedendo, per salvare decine di lavoratori. Il che richiedeva l'adeguamento del veicolo per la missione». Il salvataggio dei lavoratori della Tepco doveva avvenire sul tetto del blindato, per risparmiare loro il tempo necessario per entrare nel veicolo e finire così la missione il più velocemente possibile. Per garantire che i lavoratori salvati potessero rapidamente salire sul tetto del blindato, era stata costruita una piattaforma di salita sulla parte anteriore, mentre sul tetto era stato fissato un corrimano. Inoltre sui blindati era stato installato un altoparlante per avvertire i lavoratori dell'arrivo dei soccorsi. Il posto di guida era stato ricoperto con uno strato protettivo per proteggere l'equipaggio dalle radiazioni.

Il 20 marzo è stato emesso un ordine formale ed all'unità di Yamaguchi è stato ordinato di svolgere 4 compiti: preparazione dei pasti, supporto alle comunicazioni, ricerca delle vittime scomparse, e "supporto vario" in risposta alle esigenze delle organizzazioni interessate. Dietro i "supporti vari" si nascondeva la missione di salvataggio dei lavoratori Tepco. Yamaguchi ha capito subito a quali rischi stava esponendo i suoi uomini, ma alle 8 del mattino, tra il fango e la neve che si scioglieva, ha annunciato ai 220 membri del suo team segreto: «Dobbiamo svolgere i compiti assegnatici, con l'obiettivo principale del recupero dei dipendenti». La notte stessa il Crr iniziò a prepararsi alla missione segreta per salvare i "liquidatori" Tepco che lavoravano nel rattore 1 di Fukushima Daiichi. Dopo aver lasciato il campo Koriyama l'unità ombra si trasferì a 70 km più ad est, nell'Iwaki seaside nature center, un complesso ricreativo balneare, che dispone di camere, una palestra e servizi vari per il campeggio e altre attività all'aria aperta e veniva spesso utilizzato dalle scuole elementari e medie per i campi estivi. Un luogo "discreto" su una collina a 60 metri sul livello del mare, l'ideale per una missione segreta. Alle 9,30 Yamaguchi riunì circa 30 ufficiali del Gsdf, compresi comandanti di compagnia e capi sezione, e li informò sulla modalità della missione che aveva la sua base operativa al J-Village, un centro calcistico 10 chilometri più a nord. Da qui gli uomini del Crr raggiungevano la centrale nucleare, 20 km ancora più a nord, con i loro blindati a 8 ruote. Hidefumi Nogami e Hiroyoshi Itabashi scrivono che «I lavoratori Tepco salvati e riportati dall'impianto, nonché i veicoli,  sarebbero stati decontaminati al J-Village», la missione di salvataggio doveva iniziare il 25 marzo. Per raggiungere la centrale nucleare i blindati dovevano utilizzare il più possibile l'autostrada, ma sono stati presi in considerazione anche percorsi alternativi, come le strade agricole, in caso la strada principale fosse  totalmente o parzialmente impraticabile.

L'addestramento degli uomini della squadra ombra a questa missione ad alto rischio è iniziò solo la mattina del 21 marzo. I membri del reggimento assegnati alla missione avrebbero indossato sulle loro tute protettive giubbotti di piombo pesanti 20 kg per proteggere i loro corpi dalle radiazioni ed anche maschere di protezione. Si tratta dello stesso tipo di pesanti indumenti protettivi indossati dai membri della prima brigata elicotteri del Gsdf che hanno irrorato dal cielo i reattori surriscaldati di Fukushima Daiichi. Inoltre, tutti i membri del reggimento che partecipavano alla missione dovevano indossare pannoloni  usa e getta, perché nessuno poteva perdere tempo per espletare le funzioni fisiologiche e l'addestramento prevedeva anche un "allenamento" per urinare e defecare in piedi. Il ciclo delle operazioni di soccorso, dalla partenza dal  J-Village alla decontaminazione, richiedeva almeno 5 ore. Se ci fossero stati molti lavoratori da salvare, il processo avrebbe dovuto essere ripetuto molte volte, senza soste.

Venne deciso che ogni blindato avrebbe avuto a bordo solo due militari: il conducente e il comandante. Di solito i blindati vengono guidati lasciando al conducente la visuale esterna ma, per evitare l'esposizione ad ulteriori radiazioni, durante la missione  il portello del lunotto anteriore è stato sigillato, costringendo il pilota ad operare utilizzando solo i tre periscopi previsti per l'osservazione esterna, ma dato che questi periscopi hanno ognuno la dimensione di uno specchietto retrovisore, ci sarebbero stati molti punti ciechi. Però il comandante, seduto dietro il guidatore del blindato, aveva a disposizione altri 6 periscopi per aiutare il conducente, fornendogli  informazioni supplementari. Interamente "imballato" in  uno strato protettivo, l'interno del blindato era diventato estremamente angusto e l'equipaggio era praticamente immobilizzato, mentre le maschere protettive facevano sudare copiosamente i militari e rendevano loro difficile respirare.

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