[26/02/2013] News

L'Horsegate e lo scandalo alimentare prossimo venturo

Il dossier infernale dell’allevamento industriale e della follia degli antibiotici

Lo scandalo della carne di cavallo sta diventando una vera e propria valanga che ormai sta travolgendo in pieno l'Italia e la Food Valley padana: dopo i casi di carne equina trovata nei prodotti della Primia di San Giovanni in Persiceto, i Nas di Padova hanno trovato tracce in una confezione di lasagne fresche Eurochef Italia, vendute in un supermercato di Verona. Il colosso alimentare di  Sommacampagna ha utilizzato carne congelata della S.A.V. di Sona (Vr). Le lasagne prelevate in un supermercato di Verona sono state analizzate dall'Istituto zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell'Emilia Romagna, ed Eurochef Italia si rivolge direttamente ai suoi clienti e, dichiarandosi estranea ai fatti, «tiene a precisare che nella vicenda dello scandalo della carne equina, si ritrova, suo malgrado, parte lesa. Dai controlli effettuati non sono stati mossi rilievi all'azienda da parte degli organi preposti. E' ipotizzabile che la causa del problema sia da ricercarsi in forniture non controllate all'origine (cioè prima della consegna presso lo stabilimento aziendale). Eurochef Italia, precisa di utilizzare tal quale carni congelate dichiarate esclusivamente di origine bovina, sulle quali aveva già predisposto analisi del Dna equino prima della segnalazione odierna. Tali analisi avevano sempre dato esito negativo. Eurochef ha, comunque, intensificato il piano di analisi per l'individuazione del Dna equino. L'azienda vuole rassicurare che le attività messe in atto sono in grado di tutelare i consumatori». Purtroppo per Eurochef e per noi, in questa  vicenda nessuno sembra in grado di rassicurare e, come scrive su Le Monde Fabrice Nicolino, questo potrebbe essere solo l'annuncio di uno scandalo alimentare molto più grosso.

Nicolino, che è un noto giornalista di inchiesta francese e che collabora anche con altri giornali come Géo, Le Canard enchaîné, Politis, Télérama, Terre sauvage, La Croix ed è noto per aver scritto due libri che riguardano proprio il rapporto tra industria e cibo: "Pesticides, révélations sur un scandale français" e "Bidoche : l'industrie de la viande menace le monde", quindi ha tutti i titoli per rispondere a due domande: «Che succede veramente nell'universo della carne industriale? E che ci fanno mangiare per ragione o per forza?». Nicolino parte da due studi recenti: il primo (Simultaneous determination of 20 pharmacologically active substances in cow's milk, goat's milk, and human breast milk by gas chromatography-mass spectrometry), del 2011, rivela la presenza nel latte di mucca, di capra ed umano, di antinfiammatori, betabloccanti, ormoni e naturalmente di antibiotici ed è il latte di mucca a contenerne di più;  il secondo (Multiclass method for fast determination of veterinary drug residues in baby food by ultra-high-performance liquid chromatography -tandem mass spectrometry), del 2012, un team di ricercatori ha messo a punto una tecnica per trovare residui negli alimenti, basandosi sulla cromatografia e a spectrometria di massa, ed analizzando omogenizzati per bambini contenenti carne ha scoperto antibiotici destinati agli animali, come la tilmicosina e la spiramicina, ed antiparassitari come il levamisolo o funghicidi, anche se a dosi molto basse. .

Ma secondo l'esperto francese oggi il problema si pone in altri termini: «Facciamo notare che, nello scandalo in corso, è quasi scomparsa una parola: fenilbutazone. Questo anti-infiammatorio, come sappiamo, è stato trovato nelle carcasse di cavalli esportati in Francia. Ora, il  fenilbutazone è un prodotto pericoloso, vietato in tutte le carni destinate al consumo umano. Si tratta di una frode isolata? O invece, come alcuni permettono di prevedere, una pratica tollerata dalle autorità di vigilanza? Non c'è bisogno di un censimento completo per avere un'idea dell'incredibile farmacopea per il bestiame. L'elenco dei prodotti autorizzati contiene antielmitici (contro i vermi parassiti), anticoccidici (parassiti intestinali), vermifughi (devermificatori), ormoni, vaccini, neurolettici ed antibiotici. Sapete come la ossitetraciclina si mescola con la gonadoliberina in un pollo? Come flubendazolo si sposa con l'azaperone e le prostaglandine PGF2 nella carne di un maiale? E come il tiabendazolo con il diazinone o il decochinato nel sangue di una brava mucca charolais? Non è stato condotto nessuno studio  sugli effetti sinergici di questi prodotti. Non è detto che non sarebbe possibile».

In realtà stanno venendo fuori cose nuove: il 3 agosto 2012 PlosOne pubblicò un lavoro sugli effetti combinati di tre fungicidi usati in agricoltura culture che provocano effetti inattesi sulle cellule del sistema nervoso umano, come ha spiegato uno degli autori dello studio, Claude Reiss, «Delle sostanze reputate senza effetti per la riproduzione umana, non tossici e non cancerogeni hanno, in combinazione, degli effetti non sospettati», che vanno dal cancro a malattie neurodegenerative come il Parkinson, la sclerosi a placche o l'Alzheimer, una scoperta coerente con i grandi cambiamenti in atto nella tossicologia.

Il principio alla base della tossicologia è attualmente il  No observed adverse effect level (Noael) e Nicolino ricorda che «Molto tempo prima del  Noael, il suo precursore Paracelso, un magnifico alchimista del XVi secolo, riassumeva a suo modo l'attuale paradigma della tossicologia: "Tutte le cose sono veleno e iente è senza veleno; solo la dose fa sì che una cosa non sia un veleno". Frase chiave che generazioni di tossicologi hanno riassunto in questa formula "La dose fa il veleno". Ma la conoscenza fa vacillare le idee in apparenza più solide. Il pesante dossier dei perturbatori endocrini rimescola le carte in maniera spettacolare. In due parole, queste sostanze chimiche imitano gli ormoni naturali e disorientano funzioni essenziali per il corpo umano, come la riproduzione o la differenziazione sessuale».

I perturbatori agiscono a dosi così basse che un rapporto dell'Anses francese del 2011 concludeva che gli effetti del bisfenolo di verificano «A dosi notevolmente inferiori alle dosi di riferimento utilizzate a fini regolamentari», la dose giornaliera ammissibile di bisfenolo sarebbe addirittura 2 milioni di volte inferiore a quanto si pensasse e la sostanza potrebbe «Avere effetti più importanti a livelli di esposizione molto bassi che a lvelli alti», cosa che farebbe crollare tutto l'edificio del Noae.

Ma che rapporto ha tutto questo con l"horsegate" ? Secondo Nicolino «Questo non potrebbe essere più limpido: non si sa nulla di quel che contiene realmente la carne industriale. E nulla si vuol sapere. Nella lotta contro l'orgia di antibiotici dati al bestiame, il ministero dell'agricoltura sembra Giano bifronte. Da un lato le promesse, dall'altro l'inazione». Nel 2011 la Francia ha avviato un piano di riduzione del 25% in cinque anni del consumo di antibiotici destinati agli animali, ma tra il 1999 ed il 2009 l'esposizione del bestiame a questi medicinali era aumentata "solo" del 12,5%, con un problema: i nuovi prodotti sono attivi a dosi più basse e la situazione della resistenza agli antibiotici si sta aggravando mentre i batteri si adattano e mutano, tanto che il tristemente noto Staphylococcus aureus si è trasformato in diversi ceppi resistenti alla meticillina (Mrsa) che svolgono un ruolo fondamentale nelle infezioni ospedaliere che fanno migliaia di vittime.

Recentemente David Coleman, uno specialista del Trinity College Dublin ha identificato un ceppo di Mrsa così diverso dagli altri da non essere trovato nei test esistenti e che, anche se colpisce gli esseri umani, si sviluppa negli animali di allevamento, soprattutto nei bovini. La cosa non è sorprendente perché un altro ceppo, il CC398 prolifera da anni negli allevamenti intensivi. Nel 2010 l'Efsa ha detto che bovini, volatili e soprattutto maiali sono vere e proprie riserve di CC398. I Mrsa animali sono sempre più prese nelle infezioni umane ed uno studio olandese del 2005 faceva notare che «I produttori di maiali sono 760 volte più colpiti della popolazione in generale», Nel 2008 l'Efsa ha prodotto un'indagine (Analysis of the baseline survey on the prevalence of methicillin-resistant Staphylococcus aureus (Mrsa) in holdings with breeding pigs, in the EU, 2008) che ha dato risultati molto preoccupanti.

Mentre il ministero dell'agricoltura britannico non riconosce alcun caso di Mrsa animale,  l'Itala ha trovato il ceppo CC398 nel 14% degli allevamenti di maiali, la Spagna nel 46%, la Germania nel 43,5% e il Belgio nel 40%. La Francia invece sembra quasi immune: solo l'1,9 % degli allevamenti suini sono colpiti da Mrsa animale, ma Nicolini denuncia: «Tutti sanno che c'è un numero sconosciuto, ma ipoteticamente elevato, di malati. Questa percentuale può darsi sia esatta, ma fa pensare, mutatis mutandis, alla nube di Chernobyl che avrebbe per miracolo risparmiato la Francia». Anche l'Ue ha mostrato grande sorpresa per i risultati degli allevamenti francesiE L'Efsa nel  2009 ha raccomandato nuovi studi «Per identificare le ragioni giustificano le differenze osservate a livello di prevalenza di Mrsa nei diversi Stati membri»

I ceppi di Mrsa negli allevamenti intensivi potrebbero far diventare uno scherzo l'allarme sulla carne di cavallo: «Nessuna squadra di governo, da 50 anni, non ha osato aprire il dossier infernale dell'allevamento industriale e della follia degli antibiotici - conclude Nicolino - Potrebbe essere arrivato il momento».

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