[25/02/2013] News

Contrordine, in Europa c’è troppa energia: rinnovabili al top e multinazionali in tilt

Mediamente, in Europa l'energia costa più che negli Usa, e circa il doppio che in Cina. I principali avversari economici del Vecchio continente hanno dunque tra le mani un enorme vantaggio competitivo, con il quale in Italia sappiamo meglio che altrove quanto incida: secondo Confartigianato, un imprenditore italiano paga l'elettricità il 36,4% in più rispetto alla media Ue, e per il gas sborsa il 5,8% in più. Anche le famiglie, tra luce, gas e carburanti spendono il 5,6% in più della media europea.

Oltre lo sconforto iniziale, ciò che non torna in questi numeri è che in Europa di energia non ce n'è troppo poca, ma anzi sembra essercene troppa. Come avevamo già avuto modo di osservare, la domanda del settore industriale è in picchiata a causa della crisi economica: il livello dei profitti però deve rimanere invariato, o meglio crescere, e dunque l'andamento del prezzo al consumo non offre certo sollievo.

Ma non è soltanto colpa della crisi. Come scrive oggi Elena Comelli sul Corriere Economia, «le utilities europee perdono colpi e cercano nuove spinte per sopravvivere. I consumi elettrici sembravano destinati ad aumentare all'infinito». Ma «non è cosi - spiega al Corriere Andrea Gilardoni, economista della Bocconi e autore insieme ad Accenture dello studio che verrà presentato il 1° marzo, Uscire dalla crisi: quali mosse vincenti per le utility italiane ed europee? - E non vedo motivi validi perché debbano riprendere a crescere, anche quando ripartirà l'economia».

Non è un caso, dunque, se «Gdf Suez, la più grande utility del mondo,annuncia un piano di tagli da 3,5 miliardi di euro. E.on chiude una centrale a gas in Baviera e riduce le previsioni sugli utili di quest'anno da 3,2 a 2,2 miliardi di euro. Edf ha 40 miliardi di debiti da smaltire e lancia un programma di tagli da 1 miliardo». I vincoli dettati dal rispetto di limiti alle emissioni e la scelta di puntare sull'efficienza energetica (nonché il progressivo abbandono in buona parte del Continente dell'energia nucleare), inoltre, portano con sé cambiamenti profondi, e sempre più inevitabili.

«Lo spostamento della produzione elettrica dai combustibili fossili alle altre fonti e la forte pressione verso l'efficienza energetica sta portando a una trasformazione strutturale del mercato», spiega al Corriere Claudio Arcudi, di Accenture. Proprio secondo Accenture «nel 2020 oltre il 60% della produzione elettrica europea sarà alimentato da fonti rinnovabili e nucleare, mentre i combustibili fossili, passeranno dal 50% al 36%».

Il ribaltamento è completo. Le rinnovabili, da brutto anatroccolo stanno divenendo un cigno che costringe a cambiare traiettoria più falchi storici del mercato energetico. Tra pochi anni, potranno essere loro la base per l'elettricità europea, coi combustibili fossili a complemento, magari per coprire i picchi di domanda.

«Varrebbe la pena di cominciare a spegnere qualche impianto obsoleto - conclude Arcudi - L'unica soluzione è investire in tecnologie sempre più smart, aumentando la flessibilità di generazione e l'intelligenza delle reti». Va dunque nella direzione giusta la Commissione europea portando avanti la linea della standardizzazione europea delle smart grids. Dalla mobilità elettrica che sta nascendo al comune utilizzo dell'elettrodomestico tra le quattro mura di casa, quello delle smart grid dovrà presto diventare un piano di confronto per tutta Europa. E un nuovo incentivo alla piena unificazione dei 27 dell'Ue. Un percorso fondamentale, per quanto non indolore.

Allargando l'orizzonte oltre Europa, rimane però più di un cruccio. Come riporta il Corriere, il calo di domanda energetica europea è anche conseguenza della «chiusura degli impianti più energivori, che migrano dall'Europa ai Paesi dove l'energia costa meno». In un mondo altamente interconnesso e globalizzato come il nostro, la politica dovrà trovare il giusto livello d'intervento per governare anche queste dinamiche: i cambiamenti climatici e gli impatti ambientali non fanno caso al passaporto.

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