[21/02/2013] News

L'orso italiano ucciso in Svizzera: c'era un accordo per abbatterlo tra le autorità dei due Paesi?

A salvargli la vita non è servita nemmeno una petizione su Facebook, in cui si chiedeva alle autorità di non uccidere M13, l'orso trentino che si aggirava regolarmente nel Canton Grigioni in Svizzera. Dopo una serie di scorribande durante le quali l'animale, appena risvegliatosi dal letargo, si era spinto vicino ai centri abitati in cerca di cibo, le autorità cantonali e federali hanno deciso di far rientrare il plantigrado nella categoria degli orsi problematici, autorizzando così l'abbattimento.

Antonio Nicoletti, responsabile aree protette e biodiversità di Legambiente, evidenzia: «Malgrado l'orso appartenga ad una specie protetta a livello internazionale, manca ancora una strategia comune e condivisa a livello europeo per tutelare efficacemente questa specie. Per questo motivo chiediamo che le istituzioni nazionali ed europee adottino delle politiche più incisive e coordinate con gli altri Paesi anche extra Ue come la Svizzera. Da non sottovalutare, inoltre, il verificarsi sempre più frequente di questi casi in questo periodo dell'anno. La causa è da attribuire sia ai cambiamenti climatici, che rendono il letargo degli orsi ancora più incostante di quanto già normalmente non sia alle nostre latitudini, e alla disponibilità di cibo facilmente reperibile. Per questo motivo è importante che gli orsi non vengano attirati verso le zone abitate alla ricerca di cibo: evitiamo quindi di lasciare rifiuti sparsi o cassonetti aperti in aree limitrofe ai centri abitati. È importante, infine, far capire alle popolazioni locali come convivere senza paura con questa specie: ricordiamo, infatti, che l'uomo non è una preda abituale dell'orso bruno ma qualcosa che gli incute timore. Se non direttamente provocato, quindi, alla vista dell'uomo l'orso reagirà sempre scappando».

Su Facebook è stato costituito un gruppo che accusa per la morte di M13 «Una gestione incapace e incompetente delle autorità, che invece di proteggerlo, e di attuare tutto il possibile, hanno firmato la sua condanna» e chiede «Le dimissioni dei responsabili con mail di protesta». Gli indirizzi citati per inviare le e-mail di protesta sono quelli che fanno capo all'Ufficio federale dell'ambiente svizzero (Ufam) che ha rivendicato la giustezza dell'abbattimento di M13 con un comunicato stampa intitolato "L'orso pericoloso M13 è stato abbattuto", ricordando che il plantigrado «Si aggirava dalla primavera 2012 nel Cantone dei Grigioni, in particolare nella regione di Poschiavo, spingendosi fino ai villaggi e alle zone abitate alla ricerca di cibo, senza mostrare alcun timore dell'uomo. Dopo che da ottobre 2012 si era spinto più volte nelle zone abitate della regione di Poschiavo alla ricerca di cibo e provocato danni nelle immediate vicinanze di abitazioni e di una scuola, nel novembre 2012 è stato fatto rientrare nella categoria degli orsi pericolosi e sorvegliato in modo ancora più intenso. Il 12 e 13 novembre si è infilato per due notti consecutive in un ripostiglio adiacente a un casale, mangiando le scorte di cibo che vi si trovavano. Dopo alcuni giorni il giovane orso è scomparso ed è andato in letargo nella zona sopra Poschiavo. Al risveglio, si è di nuovo avvicinato alle persone, questa volta di giorno, e non reagiva praticamente più alle azioni di dissuasione dei guardacaccia».

Ma M13 era mai stato davvero pericoloso? No, a quanto scrive lo stesso Ufam l'orso non aveva «Mai manifestato comportamenti aggressivi». Quindi l'abbattimento dell'animale è avvenuto solo perché i funzionari svizzeri hanno ritenuto che «Il rischio che potesse prima o poi verificarsi un grave incidente con il ferimento o addirittura il decesso di una persona era ormai troppo elevato per essere tollerato. I servizi competenti di Confederazione e Cantone sono giunti alla conclusione che non vi fossero più possibilità di influenzare il comportamento dell'orso. Secondo la Strategia Orso Svizzera, il plantigrado era diventato un orso pericoloso che doveva essere abbattuto. Detta strategia prevede che un orso debba essere eliminato qualora non manifesti più alcun timore nei confronti dell'uomo, si spinga ripetutamente fino alle zone abitate e non si intimorisca nonostante i frequenti tentativi di dissuasione. La mattina del 19 febbraio 2013, l'orso M13 è stato abbattuto nella regione di Poschiavo».

Secondo il governo federale svizzero «Per settimane le autorità competenti hanno tentato più volte di spaventare l'orso e di allontanarlo in tutti i modi possibili dai villaggi, dalle zone abitate e dai casali, colpendolo a più riprese con proiettili di gomma e petardi nell'ambito delle cosiddette azioni di dissuasione. L'obiettivo di tali azioni era far sì che M13 modificasse il proprio comportamento, diventando di nuovo più timoroso e imparando a stare lontano dalle persone e dagli insediamenti». L'Ufam è convinto che «M13 abbia assunto questo comportamento problematico già quando era in Trentino dove, invece di andare in letargo, aveva iniziato a cercare e trovare cibo nelle aree abitate. Poiché fin dall'inizio ha mostrato di essere un orso troppo poco timido e alquanto curioso, nell'ottobre 2011 in Trentino e, in seguito a uno scontro con un convoglio delle Ferrovie retiche nei pressi di Scuol, nel giugno 2012 è stato munito di un radiocollare in modo da poterne sorvegliare gli spostamenti e pianificare meglio le azioni di dissuasione».

Gli svizzeri però rivelano un particolare che tira in ballo direttamente l'Italia: «Prima della decisione di abbattimento si sono tenuti dei colloqui con rappresentanti delle autorità italiane, i quali hanno mostrato comprensione nei confronti della situazione creatasi in Svizzera. Le autorità competenti di entrambi i Paesi hanno infine escluso la possibilità di catturare M13 e di rinchiuderlo in un recinto. Dal punto di vista dell'etica animale, infatti, quella di relegare un orso selvatico in uno spazio così ristretto sarebbe una decisione discutibile, in quanto comporterebbe una detenzione non conforme alle esigenze della specie. Per questo motivo, se un orso risulta problematico, la Strategia Orso Svizzera ne prevede l'abbattimento».

Le autorità elvetiche di fatto annunciano nuovi possibili abbattimenti di orsi italiani che sconfinano in Svizzera: «Dal 2005, nel Cantone dei Grigioni, si aggirano sempre degli orsi. Provengono dalla popolazione residente in Trentino, che attualmente è composta da 40 individui. È quindi prevedibile che altri orsi migreranno in Svizzera, in quanto vi trovano un habitat adatto. Tuttavia, nelle regioni la cui presenza dell'orso è permanente, devono essere adottate delle misure di prevenzione: per gli animali da reddito devono essere prese misure di protezione delle greggi e gli alveari devono essere protetti con un filo elettrico. I Comuni devono provvedere a chiudere i container per i rifiuti e la popolazione deve adeguare la propria gestione dei rifiuti compostabili. Nella Val Monastero simili misure sono state realizzate con successo, il che ha consentito di tenere lontani gli orsi dalle zone abitate. Nell'ambito della gestione degli orsi che migrano in Svizzera, le autorità si trovano di fronte a un conflitto di obiettivi tra l'orso come individuo e le popolazioni di orsi. Per dare l'opportunità a un'intera popolazione di trovare un habitat in Svizzera è a volte purtroppo inevitabile eliminare un individuo diventato pericoloso».

Non la pensano così Pro Fauna ed altre associazioni svizzere che stanno raccogliendo le firme per un‘iniziativa popolare federale «Per la protezione dei grandi predatori (orso, lupo e lince)» che prevede una modifica della Costituzione federale: Art. 79 cpv. 2-5  (nuovi) - 2.  L'orso, il lupo e la lince sono grandi predatori rigorosamente protetti in tutto il territorio svizzero per il loro ruolo biologico e regolatore. Essi non possono essere abbattuti. 3.   La Confederazione e i Cantoni prendono i provvedimenti preventivi necessari alla protezione degli animali da reddito. 4.  Eccezionalmente e quale ultimo rimedio, la Confederazione può autorizzare tiri di dissuasione con proiettili di gomma e spostamenti. 5.  Chiunque viola il divieto di cui al capoverso 2 è punito con una pena detentiva di almeno sei mesi o con una pena pecuniaria di almeno 5000 franchi».

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