[13/02/2013] News

Cambio di paradigma nel trasporto merci in Italia?

Cambiare il modello di trasporto delle merci nel nostro Paese utilizzando di più la ferrovia e le vie d'acqua, è tanto necessario quanto difficile visti gli interessi in gioco e la forza delle lobby dell'autotrasporto. Comunque almeno il dibattito è aperto e tutti i soggetti in campo riconoscono la necessità di una maggiore intermodalità.

In questo contesto il ministero dell'Ambiente in collaborazione con l'Autorità portuale di Trieste e la società di logistica Alpe Adria, ha elaborato uno studio che ha l'obiettivo di rendere più efficiente e competitiva l'intera catena logistica nazionale "porti-territorio", con un orientamento mirato a catturare i grandi flussi del trasporto interno e terra/mare, nell'ambito del bacino del Mediterraneo e del Centro-Europa.

Questo lavoro di monitoraggio consente di fornire sia una stima dell'ordine di grandezza dei volumi delle merci trasportate in Italia via strada, sia una prima valutazione dell'impatto prodotto sull'ambiente (emissioni di CO2 in particolare) attraverso il raffronto dei costi esterni prodotti dalle due modalità strada/ferrovia. Lo scopo dello studio, che prende in considerazione 53 terminali intermodali attualmente presenti sul territorio italiano e ripartiti secondo le macro aree del Nord Ovest, Nord Est, Centro e Sud Italia, è quello di verificare la fattibilità di un percorso, inizialmente sperimentale, teso a invertire l'attuale dinamica competitiva strada-rotaia, che consentirebbe di conseguire un notevole abbattimento dei costi esterni che gravano sull'ambiente, fino al 57% dell'ammontare complessivo prodotto dal trasporto su strada, con un risparmio stimabile attorno ai 3 miliardi di euro l'anno.

Attualmente da un punto di vista geografico, l'area a più alta intensità di traffico auto-trasportato, sia come origine, sia come destinazione risulta il Nord-Est, con 532 milioni di tonnellate in uscita e 527 milioni di tonnellate in entrata, seguita dal Nord-Ovest, quindi dal Centro, dal Sud e dalle Isole. L'area in cui si riscontra il maggior chilometraggio medio è invece il Sud, con 149,7 chilometri medi in entrata e 165 chilometri medi in uscita. Per quanto riguarda il flusso del trasporto merci, la ripartizione strada/ferrovia è pari al 94% per la strada ed al 6% per la ferrovia, mentre la somma totale del movimentato alternativo alla strada, cioè ferrovia più cabotaggio più idrovia, nel complesso raggiunge una quota del 13%. Per quanto attiene le cosiddette esternalità, il volume del trasportato annuo interno, pari a 1.495,78 milioni di tonnellate (dato strutturale riferito al 2008) che moltiplicato per le percorrenze medie raggiunge un valore di 165,38 miliardi di tonn/km, produce costi esterni per complessivi 5,79 miliardi di euro; ma se tale volume viaggiasse via ferrovia, produrrebbe costi esterni per un valore 2,48 miliardi, con un risparmio ambientale pari al 57%.

Quindi in sintesi i dati dello studio evidenziano che c'è una forte disomogeneità tra le varie modalità di trasporto merci a favore della gomma (dato noto) e questa situazione crea forti diseconomie se specialmente si considerano anche i costi ambientali Da qui, l'idea del percorso sperimentale strategico proposto dallo studio del ministero dell'Ambiente: utilizzare in modo più efficiente ed organico il patrimonio delle infrastrutture già esistente, come le ferrovie e i terminal intermodali. «Sfruttando al massimo il patrimonio dei terminali disseminati su tutto il territorio nazionale, infatti, si raggiungerebbe anche l'obiettivo fondamentale di favorire le imprese ferroviarie e gli operatori logistici, che avrebbero così l'occasione di proporre servizi e offerte commerciali adeguate, sostenibili e competitive. In questo modo si instaurerebbe una collaborazione costruttiva tra le aziende e il comparto dell'autotrasporto, che non potrà non condividere questa strategia di reciproco vantaggio» hanno spiegato dal ministero.

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